Natalità: Inps al Parlamento, quadro demografico in Italia potenzialmente critico

Si prevede una decrescita continua nei prossimi decenni: da circa 59 milioni al 1 gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050.

Roma – “Le previsioni demografiche, aggiornate al 2023, confermano la presenza di un quadro potenzialmente critico. Si prospetta non solo una significativa riduzione della popolazione residente, ma anche un marcato processo di invecchiamento. Si prevede una decrescita continua nei prossimi decenni: da circa 59 milioni al 1 gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080”. Così i rappresentanti dell’Inps in una audizione in Parlamento, sulla transizione demografica.

“Neanche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli il numero proiettato di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi, soprattutto considerando che i più recenti dati Istat registrano nel 2024 il tasso di fecondità di 1,18 figli per donna, nuovo minimo storico rispetto al 1995 in cui il valore era pari a 1,19, risultando ampiamente lontano dai livelli raggiunti negli anni Sessanta”, aggiungono. Nel 2024, secondo i dati provvisori, i nati residenti in Italia sono 370mila, in diminuzione di circa 10mila unità (-2,6%) rispetto all’anno precedente. Il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, contro il 6,4 per mille del 2023.

I nati di cittadinanza straniera, il 13,5% del totale, sono quasi 50mila, circa 1.500 in meno rispetto all’anno precedente. Lo comunica l’Istat nel suo rapporto ‘Indicatori demografici’ relativo al 2024. La fecondità, nel 2024, è stimata in 1,18 figli per donna, sotto quindi il valore osservato nel 2023 (1,20) e inferiore al precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995. La contrazione della fecondità riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno. Infatti, mentre nel Centro il numero medio di figli per donna si mantiene stabile (pari a 1,12), nel Nord scende a 1,19 (da 1,21 del 2023) e nel Mezzogiorno a 1,20 (da 1,24). Quest’ultima ripartizione geografica detiene una fecondità relativamente più elevata, ma sperimenta la flessione maggiore.

Il calo delle nascite, si sottolinea, oltre ad essere determinato dall’ulteriore calo della fecondità, è causato dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, a sua volta risultato del calo del numero medio di figli per donna registrato nei loro anni di nascita. La rilevanza dell’aspetto strutturale è ben evidente: considerando che la popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15-49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025.

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