Ancora una volta il perdono si è dimostrato inutile ed estremamente dannoso per l'ennesima vittima di un femminicidio praticamente annunciato. Stessa fine per il cane che difendeva la padrona.
Nago Torbole – Prima udienza in Corte d’Assise di Trento per l’omicidio di Eleonora Perraro, la casalinga di 43 anni brutalmente uccisa la notte tra il 4 e il 5 settembre del 2019 nel giardino del ristorante Sesto Grado di Nago Torbole.
Alla sbarra l’ex marito Marco Manfrini, 52 anni, appassionato di musica, accusato di omicidio volontario aggravato. Sull’uomo pare gravassero precedenti specifici: un ammonimento della questura trentina per maltrattamenti alla vittima e una condanna per violenza sessuale, lesioni e minacce nei confronti di una sua ex convivente.
Con un “curriculum” cosi grave l’imputato rischia l’ergastolo. La coppia soffriva da tempo una crisi sentimentale profonda e progressiva. Marco ed Eleonora si facevano vedere insieme sorridenti ma nell’intimità della casa erano litigi e botte ogni giorno tanto che la donna aveva confessato ad una sua amica di voler troncare quel rapporto malato prima che lei stessa avesse la peggio.
Soltanto un mese prima della tragedia la donna era ricorsa alle cure dei medici perché il marito l’aveva picchiata selvaggiamente tanto da essere deferito all’autorità locale di polizia beccandosi una diffida. Quel maledetto 4 settembre del 2019 i due si erano recati a Rovereto dove si erano fatti incidere un tatuaggio a suggello del loro amore.
Subito dopo la coppia si recava presso il locale Sesto Grado, in località Marmitte dei Giganti, frazione lacuale de Comune Di Nago Torbole, dove sarebbe rimasta sino a notte inoltrata. Eleonora e Marco erano seduti nel giardino del bar dove si sarebbero fatti fotografare da un turista tedesco, apparentemente tranquilli.
Poi un ennesimo, violento litigio avrebbe scatenato la furia dell’uomo che si sarebbe scagliato contro Eleonora colpendola prima con calci e pugni per poi prenderla a morsi prima di strangolarla. L’uomo avrebbe picchiato con la medesima brutalità anche il Labrador della donna che aveva tentato di difendere la padrona.
Un quarto d’ora dopo l’uomo avrebbe telefonato al numero d’emergenza ma all’alba del 5 settembre i soccorritori ed i carabinieri, giunti sul posto di gran carriera, ritrovavano il presunto assassino inginocchiato accanto al corpo senza vita della moglie in stato di forte alterazione psichica:”… Non so, non ricordo – aveva riferito Marco Manfrini – l’ho ritrovata cosi che non respirava, poi ho chiamato il 112…”.
La vittima era stata colpita con diversi calci e pugni che le avevano provocato lesioni anche gravi in gran parte del corpo mentre sul volto erano visibili ampie ferite lacerocontuse da morsi. I segni sul collo confermavano, in sede autoptica, il suo decesso per strangolamento.
Sotto il tavolo del bar i carabinieri repertavano la dentiera dell’uomo probabilmente saltata fuori dalla bocca per la violenza dei morsi inflitti alla vittima. Ad incastrare Manfrini sono state le prove raccolte dai militari del RIS di Parma, in particolare le tracce genetiche presenti proprio sulla dentiera, ovvero pelle e peli, appartenenti alla povera Eleonora che non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi.
Anche le macchie di sangue presenti sugli indumenti dell’uomo non lasciavano dubbi sulle responsabilità dell’omicidio. Anche il povero cane, tanto affezionato alla vittima, aveva subìto gravi percosse ed è stato ritrovato accanto al cadavere della padrona a cui era particolarmente affezionato.
Parenti e amici di Eleonora, già in fase di indagine, confermavano che la relazione tra la donna e il suo presunto carnefice era arrivata al capolinea costellata com’era da ripetute violenze da parte dell’uomo che, una volta smaltita la rabbia, scongiurava la donna di non lasciarlo. Ogni volta pare che la moglie perdonasse il marito ma dopo qualche giorno i problemi si ripresentavano più pesanti di prima:
”…Non mi aspettavo che ci sarebbe stato anche lui – ha detto al termine dell’udienza Erika Perraro, sorella della vittima – per me però oggi in quest’aula c’era solo Eleonora. Il mio auspicio è che venga fatta giustizia in tempi certi, è quello che chiediamo. Per noi ma anche come monito e incoraggiamento per tutte quelle donne che hanno paura a denunciare e per le famiglie che come noi hanno vissuto una tragedia simile…”.
Ti potrebbe interessare anche —->>