Terremoto di Myanmar, oltre 1.700 morti. L’appello: “Servono 100 milioni di dollari” [VIDEO]

Continuano i soccorsi tra le macerie: 29 salvati, ma una donna incinta muore dopo il recupero. Onu denuncia attacchi aerei della giunta post-sisma.

Il bilancio provvisorio del terremoto di magnitudo 7.7 che venerdì 28 marzo ha colpito il Myanmar centra un tragico aggiornamento: almeno 1.700 morti, 3.400 feriti e oltre 300 dispersi, secondo quanto comunicato dal primo ministro malese Anwar Ibrahim alla BBC dopo un colloquio con il capo della giunta militare birmana. Le stime più allarmanti parlano di un possibile bilancio finale tra 10.000 e 100.000 vittime. A Mandalay, seconda città del Paese e vicina all’epicentro nella regione di Sagaing, i soccorritori scavano tra le macerie, spesso a mani nude, in una corsa contro il tempo.

In Cina, dove la scossa si è sentita in modo violento, le infermiere di un ospedale hanno salvato i neonati

Tra le storie emerse, quella di Mathu Thu Lwin, 35 anni, donna incinta estratta viva dopo 72 ore sotto le macerie del complesso Sky Villa a Mandalay. La speranza si è spenta subito: nonostante il salvataggio, i soccorritori non sono riusciti a rianimarla. Nello stesso condominio, noto per i suoi quattro palazzi di 11 piani—tre dei quali crollati—29 persone sono state salvate dopo 30 ore, ma altri 9 sono stati recuperati senza vita. La Croce Rossa stima che almeno 90 persone siano ancora intrappolate, con il loro destino incerto.

La scossa di magnitudo 7.7 ripresa dalle telecamere di un negozio

Soccorsi e caos: l’appello della Croce Rossa

La Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficr) ha lanciato un appello urgente per raccogliere 100 milioni di dollari, necessari per assistere 100.000 persone (20.000 famiglie) colpite dal sisma. “La priorità è salvare vite,” ha dichiarato un portavoce Ficr alla BBC, sottolineando le difficoltà iniziali dovute a ponti crollati, strade distrutte e comunicazioni interrotte. A Mandalay General Hospital, sopraffatto dall’afflusso di feriti, i pazienti vengono curati nei parcheggi sotto un sole cocente.

Le piscine “oscillanti” per il sisma in cima ai lussuosi alberghi di Bangkok

Giuseppe Pedron di Caritas Italiana, raggiunto dall’ANSA, descrive uno scenario apocalittico: “Si scava a mani nude, le case sono distrutte. Serviranno rifugi semipermanenti, non tendopoli, con i monsoni in arrivo tra giugno e luglio.” Per Pedron, la ricostruzione fisica e sociale richiederà almeno cinque anni, in un Paese già devastato da guerra civile e povertà, con il 32% della popolazione sotto la soglia di sopravvivenza.

Le immagini delle distruzioni

Bambini a rischio e denunce Onu

Tra le vittime, emergono i drammi dei più piccoli: 6,7 milioni di bambini vivono in un Myanmar segnato da fame e conflitto. Corpi di bimbi sono stati trovati sotto le macerie di scuole crollate durante le scosse. “Per chi sopravvive, la tragedia è immensa,” aggiunge Pedron. Intanto, James Rodehaver dell’ufficio Onu per i diritti umani denuncia alla BBC World Service un’ulteriore atrocità: meno di un’ora dopo il sisma, la giunta militare ha lanciato attacchi aerei contro ribelli, anche nelle zone colpite. “Quasi come se volessero colpire chi salva vite,” ha dichiarato, accusando l’esercito di ostacolare da anni gli aiuti umanitari.

Aiuti internazionali e tensione politica

La giunta, guidata da Min Aung Hlaing, ha fatto un appello per aiuti internazionali, accogliendo squadre da Cina, India, Russia e altri Paesi. La Cina ha promesso 13,77 milioni di dollari in tende e kit medici, mentre l’Onu ha stanziato 5 milioni di emergenza. Tuttavia, le operazioni di soccorso sono complicate dalla guerra civile: il National Unity Government (NUG) ha annunciato una pausa di due settimane nelle offensive per coordinare gli aiuti, ma gli attacchi aerei della giunta proseguono, suscitando condanne globali.

A Mandalay, pagode storiche e il Palazzo Reale hanno subito danni irreparabili. Con la stagione dei monsoni alle porte e milioni di sfollati, il Myanmar affronta un’“emergenza nell’emergenza,” come la definisce Caritas. La comunità internazionale è chiamata a rispondere, mentre il tempo per salvare i vivi si assottiglia.

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