Morte di Daniel Tafa

Daniel Tafa trafitto da una scheggia incandescente: 4 indagati per omicidio colposo

La Procura di Pordenone ha aperto un fascicolo: indagati l’imprenditore torinese titolare della Stm, il direttore dello stabilimento e responsabile della sicurezza di Maniago, il perito che ha verificato le attrezzature, e una professionista di Vicenza che ha certificato il funzionamento del macchinario

Pordenone – La Procura della Repubblica di Pordenone ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone per omicidio colposo in relazione alla tragica morte di Daniel Tafa, il 22enne di Vajont ucciso da una scheggia incandescente durante un turno di lavoro alla Stm di Maniago. L’incidente, avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 marzo, ha riaperto il dibattito – per la verità mai sopito – sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Gli indagati sono il proprietario dell’azienda, il responsabile della sicurezza, il perito delle attrezzature e il tecnico certificatore della macchina coinvolta.

Il fascicolo, aperto a carico di ignoti subito dopo il dramma, si è concretizzato con l’identificazione dei quattro: l’imprenditore torinese titolare della Stm, il direttore dello stabilimento e responsabile della sicurezza di Maniago, un perito di Concordia Sagittaria (Venezia) che ha verificato le attrezzature, e una professionista di Vicenza che ha certificato il funzionamento del macchinario. “Un atto dovuto,” ha precisato la Procura, necessario per garantire i diritti difensivi in vista dell’autopsia, programmata per martedì 1° aprile 2025.

Morte di Daniel Tafa
Daniel Tafa, 22 anni appena compiuti, è morto mentre operava su una pressa per lo stampaggio a caldo di ingranaggi industriali.

La dinamica e le indagini

Daniel Tafa, che aveva festeggiato i 22 anni il 24 marzo, è morto intorno all’1:30 del 25 marzo mentre operava su una pressa per lo stampaggio a caldo di ingranaggi industriali. Una scheggia incandescente, lunga tra i 15 e i 20 centimetri, lo ha trafitto alla schiena dopo che lo stampo su cui lavorava sarebbe esploso, causandogli lesioni interne fatali. I soccorsi, arrivati con ambulanza ed elisoccorso, non hanno potuto salvarlo. L’impianto è stato posto sotto sequestro dai carabinieri di Spilimbergo e Maniago, con il supporto dello Spisal, per accertamenti tecnici.

L’autopsia, affidata al medico legale nominato dalla Procura, sarà cruciale per determinare la causa esatta della morte e valutare eventuali responsabilità. La famiglia di Daniel, assistita dall’avvocato Fabiano Filippin, ha nominato il dottor Antonello Cirnelli come perito di parte per seguire l’esame autoptico e gli accertamenti sul macchinario. “Vogliamo verità e giustizia,” ha dichiarato un parente, mentre la comunità di Vajont piange un ragazzo ricordato come “solare e prudente.”

Morte di Daniel Tafa: i quattro indagati

  • Il proprietario della Stm: Imprenditore torinese, è il titolare dell’azienda specializzata nello stampaggio a caldo dell’acciaio, dove Daniel lavorava con il padre Elvin.
  • Il responsabile della sicurezza: Direttore dello stabilimento di Maniago, aveva il compito di garantire il rispetto delle norme di prevenzione.
  • Il perito delle attrezzature: Professionista di Concordia Sagittaria, incaricato di verificare la sicurezza degli impianti.
  • Il tecnico certificatore: Esperta di Vicenza, aveva certificato il corretto funzionamento della pressa coinvolta nell’incidente.

Gli avvisi di garanzia, attesi nelle prossime ore, consentiranno agli indagati di nominare propri consulenti per l’autopsia e le perizie tecniche. Intanto, alla Stm è iniziato uno sciopero di tre giorni, con un picchetto previsto per domani, 27 marzo, dalle 7:00.

L’ecatombe continua

La morte di Daniel Tafa, avvenuta il giorno dopo il suo compleanno, si aggiunge alla lunga lista di incidenti sul lavoro in Italia. Solo nel 2024, oltre 4.400 lavoratori hanno perso la vita, secondo l’Anmil. “È una strage senza fine,” ha commentato il governatore Massimiliano Fedriga, esprimendo cordoglio alla famiglia. Le indagini dovranno chiarire se l’esplosione sia stata causata da un guasto meccanico o da un errore umano, ma il focus è sulla manutenzione e sulla formazione, aspetti spesso al centro delle critiche sindacali.

L’autopsia del 1° aprile sarà il prossimo passo per fare luce su questa tragedia, mentre la Procura, guidata da Raffaele Tito, promette un’indagine rapida e approfondita.

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