Eliana Rozio

Morì per l’incendio del frigorifero difettoso, i manager della Lg a processo per omicidio colposo

La famiglia di Eliana Rozio, morta nel 2020, in aula contro il colosso sudcoreano a Torino. Il cortocircuito causato dalla scheda madre non isolata, il fuoco si propagò alla schiuma di poliuretano diffondendo fumi letali.

Torino – Il 27 giugno 2020, Eliana Rozio, insegnante 46enne di Beinasco (Torino), morì intossicata dai fumi tossici sprigionati da un incendio causato da un guasto al frigorifero LG nella sua abitazione. A quasi cinque anni dalla tragedia, la famiglia Rozio ha intrapreso una strenua battaglia legale contro il colosso sudcoreano, accusato di aver prodotto un elettrodomestico difettoso. Con l’udienza preliminare in programma il 18 aprile prossimo a Torino, due manager di LG Italia sono imputati per omicidio colposo, incendio colposo e violazione del Codice del Consumo. Parallelamente, una causa civile e una possibile azione inibitoria mirano a evitare che simili incidenti si ripetano.

La tragedia: un incendio fatale

Alle 2 del mattino del 27 giugno 2020, un frigorifero LG prese fuoco nell’appartamento di Eliana Rozio a Beinasco. L’insegnante, convinta di poter domare le fiamme, si avvicinò all’elettrodomestico, ma fu sopraffatta in pochi istanti dai fumi tossici. Secondo il consulente di parte civile, l’ingegnere Luca Marmo del Politecnico di Torino, il fumo conteneva una concentrazione letale di acido cianidrico, lo stesso gas responsabile della strage del cinema Statuto nel 1983, che causò 64 morti. “La quantità di gas fu immediatamente mortale,” spiega Marmo. Eliana, madre e docente conosciuta in paese, non ebbe scampo.

La battaglia della famiglia Rozio

Tiziana Rozio, sorella di Eliana, guida la lotta per ottenere giustizia: “È nostro dovere fare tutto il possibile per evitare altre tragedie.” La famiglia, assistita dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Alessandra Torreri, ha dovuto superare ostacoli significativi. Inizialmente, la Procura di Torino aveva chiesto l’archiviazione del caso, ma l’opposizione legale ha convinto il gip a ordinare ulteriori indagini. Le perizie hanno rivelato gravi anomalie nel frigorifero, prodotto in Polonia nel 2016 e ancora in garanzia al momento dell’incidente.

Le accuse contro LG

L’udienza preliminare del 18 aprile vedrà imputati due manager della filiale italiana di LG, entrambi cittadini sudcoreani, per omicidio colposo (per la morte di Eliana), incendio colposo (per il guasto che ha innescato le fiamme) e violazione del Codice del Consumo (per la presunta immissione sul mercato di un prodotto non sicuro).

Le indagini hanno evidenziato che la scheda madre del frigorifero non era isolata con materiali ignifughi, permettendo al fuoco di propagarsi alla schiuma di poliuretano usata per la coibentazione. Questa schiuma, secondo Marmo, “era in grado di alimentare l’incendio e produrre fumi altamente tossici in misura molto superiore agli standard.” Le parti civili sostengono che LG abbia sottovalutato i rischi, mettendo a repentaglio la sicurezza dei consumatori.

Possibili richiami

Oltre al processo penale, la famiglia ha avviato una causa civile per ottenere un risarcimento e sta valutando un’azione inibitoria contro LG. Quest’ultima potrebbe obbligare l’azienda a informare i proprietari di frigoriferi dello stesso modello, ormai fuori produzione, e ad avviare una campagna di richiamo in Italia e in Europa per verificare la sicurezza degli apparecchi ancora in uso. “Non sappiamo quanti di questi frigoriferi siano ancora nelle case,” sottolineano gli avvocati. La possibilità che altri consumatori siano a rischio alimenta l’urgenza della loro battaglia.

Il cortocircuito generato dalla scheda madre

Il frigorifero incriminato, un modello del 2016, presentava una combinazione di difetti letali. La scheda madre, priva di adeguata protezione ignifuga, avrebbe innescato un cortocircuito, mentre la schiuma di coibentazione, altamente infiammabile, ha trasformato un piccolo incendio in una tragedia. Le perizie hanno confermato che i materiali utilizzati non rispettavano gli standard di sicurezza europei, un’accusa che LG contesta, sostenendo la conformità del prodotto alle normative vigenti all’epoca della produzione.

La famiglia: “Nessuno dovrà più vivere un incubo simile”

La vicenda ha riacceso il dibattito sulla sicurezza degli elettrodomestici. Associazioni di consumatori, come Altroconsumo, hanno chiesto maggiori controlli sui processi produttivi delle multinazionali. La famiglia Rozio, pur distrutta dal lutto, ha ricevuto il sostegno di colleghi e amici di Eliana, che la ricordano come una donna solare e dedita al suo lavoro. Tiziana, in un’intervista a La Stampa, ha dichiarato: “Non vogliamo solo giustizia per Eliana, ma che nessuno debba più vivere un incubo simile.”

LG Italia, contattata per un commento, ha espresso cordoglio ma non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulle accuse, rimandando al procedimento legale. L’esito del processo potrebbe avere ripercussioni sull’industria, spingendo i produttori a rivedere i protocolli di sicurezza e i materiali utilizzati.

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