Monza – Mani sporche sui sussidi statali. Le storie dei furbetti da 330mila euro

La Guardia di Finanza ha individuato indebiti percettori di incentivi destinati a imprese “colpite” dal Covid. Tra loro anche due condannati per associazione di stampo mafioso.

Monza – Prosegue il piano di controlli delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Monza che, nel quadro del costante monitoraggio a tutela della spesa pubblica, hanno ulteriormente intensificato le attività di polizia economico-finanziaria da tempo avviate ai fini del contrasto delle condotte di malversazione, indebita richiesta e/o percezione, truffa e truffa aggravata, concernenti le risorse finanziarie a valere sul bilancio dello Stato, delle Regioni e degli enti locali.

In particolare, dopo i 22 indebiti percettori individuati a inizio 2022, sono 8 i soggetti deferiti alla
Procura della Repubblica di Monza, che avrebbero percepito, senza averne diritto, contributi a fondo
perduto
(previsti dai decreti Rilancio, Ristori, Sostegni e Sostegni bis) erogati dall’Agenzia delle
Entrate a soggetti economici con cali di fatturato, ovvero beneficiato di finanziamenti bancari assistiti
da garanzia (contemplati dal Decreto Liquidità). Sono oltre 330mila euro gli incentivi illecitamente percepiti, ricostruiti nel corso degli interventi svolti, su tutto il territorio provinciale, dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Monza, del Gruppo di Monza e della Compagnia di Seregno.

Oltre 330mila euro i fondi illecitamente percepiti.

L’attività investigativa si è concentrata sulla posizione di alcuni soggetti beneficiari, preliminarmente
individuati per gli alti profili di rischio, sulla base di specifici alert afferenti alle modalità di
presentazione delle istanze, inadempienze dichiarative fiscali, altri elementi – di natura oggettiva
connessi ai requisiti di accesso – sintomatici di possibili illiceità o distrazioni delle risorse conseguite.
Degli 8 soggetti deferiti alla Procura della Repubblica di Monza, 6 sono risultati riconducibili ad ipotesi
truffa aggravata e di indebita percezione del contributo a fondo perduto richiesto telematicamente
all’Agenzia delle Entrate per complessivi 254.000 euro, posto che le corrispondenti istanze di accesso
al beneficio sono state presentate in difetto dei presupposti dei limiti di ricavi o compensi – in due casi
anche mediante emissione di fatture false per circa 590.000 euro – e degli ulteriori requisiti previsti dai
decreti Rilancio, Ristori, Sostegni e Sostegni bis, ivi compresa l’autocertificazione di assenza di cause
ostative ai sensi del Codice antimafia.

Tra questi, il titolare di una ditta di lavori edili giussanese che avrebbe indebitamente percepito 4mila
euro in quanto condannato con sentenza penale irrevocabile emessa dall’Autorità Giudiziaria per
associazione di tipo mafioso, il firmatario dell’istanza di contributo a fondo perduto per 10.000 euro
presentata da una immobiliare di Cesano Maderno, i titolari di due ditte individuali brianzole
beneficiarie di circa 40.000 euro deferiti anche per emissione di fatture false, il legale rappresentante
di una società di costruzioni monzese percettrice di oltre 15mila euro e risultata sconosciuto al Fisco
non avendo ottemperato agli obblighi dichiarativi per gli anni 2019 e 2020, l’amministratore di una
società sportiva di Vimercate indebitamente beneficiaria di circa 6.000 euro.

Tra i reati anche il beneficio di finanziamenti bancari garantiti.



Ulteriori percettori sono stati invece sanzionati solo amministrativamente non ravvisandosi profili di
responsabilità penale per il mancato superamento della soglia di 3.999,96 euro prevista ai fini della
configurazione del reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, con segnalazione
all’Agenzia delle Entrate ai fini delle iniziative di recupero dei contributi non spettanti.
Sono invece 2 i soggetti deferiti all’A.G. per ipotesi di indebito ottenimento e utilizzo di finanziamenti
bancari assistiti da garanzia per complessivi 77.000 euro, posto che le corrispondenti domande di
ammissione all’agevolazione sono state presentate con autocertificazioni in difetto dei parametri di
carattere reputazionale ovvero dimensionali.

Tra questi, il legale rappresentante di un’attività commerciale giussanese – peraltro destinataria di un
provvedimento interdittivo antimafia emesso dal Prefetto di Monza e della Brianza – che avrebbe
indebitamente percepito 70mila euro, per la presenza, nel nucleo familiare di un socio di
maggioranza, di un condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso sottoposto alla
misura della detenzione domiciliare, nonché il titolare di una ditta individuale di Mezzago operante nel
settore dell’amministrazione di condomini e della gestioni di immobili che avrebbe indebitamente
percepito 7.000 euro
indicando nella domanda ricavi superiori a quelli realmente contabilizzati col fine
di ottenere un maggior finanziamento spettante.

Tra gli indagati anche liberi professionisti e società sportive.

Un ulteriore libero professionista di Briosco, percettore di fondo di garanzia da 15.000 euro, è stato
segnalato alla Mediocredito Centrale S.p.A., avendo in parte destinato le risorse beneficiate a finalità
diverse da quelle previste. L’azione di servizio, sotto la direzione del Comando Provinciale di Monza, costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario assicurato dal Corpo volto a garantire il corretto impiego delle risorse pubbliche, arginare l’impatto negativo della crisi economica e sociale e sostenere il rilancio del Paese.


Per le condotte illecite al vaglio della competente A.G., sulla base del principio di presunzione di
innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo
ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna, a cui seguirebbe obbligatoriamente la confisca del
profitto del reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.

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