Minori: in Spagna l’uso del parental control sui cellulari, vari Paesi verso una stretta

Il progetto di legge, che arriverà ora al Congresso dei deputati. Diverse proposte di limitazioni sono allo studio, non solo a Madrid. 

Madrid – Il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato un progetto di legge sulla protezione dei minori negli ambienti digitali, che include l’obbligo per i nuovi dispositivi di essere dotati di un sistema di parental control da arttivare al momento della configurazione in modo da evitare che i minori accedano a contenuti inappropriati. Il progetto di legge, che arriverà ora al Congresso dei deputati, include anche la criminalizzazione della diffusione di immagini o audio falsi di contenuti sessuali o umilianti generati con l’intelligenza artificiale, noti come deepfake, e del cosiddetto grooming ovvero l’inganno di una persona minorenne utilizzando un’identità fittizia, che sarà un’aggravante per alcuni reati sessuali. Il testo prevede poi un ordine restrittivo virtuale per coloro che commettono reati contro i minori e la formazione di studenti e insegnanti per utilizzare Internet in modo responsabile.

La ministra della Gioventù e dell’Infanzia, Sira Rego, e il ministro della Presidenza, della Giustizia e delle Relazioni con le Corti, Félix Bolaños, hanno presentato i punti chiave del progetto di legge. La norma, hanno spiegato, risponde all’impegno assunto dal governo di proteggere i bambini e gli adolescenti nell’ambiente digitale, garantendo il loro diritto alla privacy, all’onore e alla propria immagine, la protezione dei loro dati personali o l’accesso a contenuti adeguati alla loro età. Bolaños ha rimarcato che in media i bambini entrano in possesso di un cellulare a 11 anni e sempre a 11 anni hanno avuto accesso a contenuti pornografici online.

E’ stata poi approvata una riforma della legge sulla protezione dei dati personali per aumentare l’età del consenso al trattamento di questi dati, da 14 a 16 anni; e la riforma della legge generale sulla comunicazione audiovisiva per imporre obblighi ai grandi operatori della comunicazione e agli influencer, come ad esempio l’utilizzo di sistemi di verifica dell’età e il separare i contenuti che possono includere scene di pornografia o violenza gratuita. In Francia, un recente report stilato da esperti e presentato al presidente Emmanuel Macron ha riacceso il dibattito sul rapporto fra minori e tecnologia. Lo studio propone alcune regole ben chiare: nessuno schermo, nemmeno la tv, per bambini sotto i 3 anni. Dai 3 ai 6 anni tv e tablet con la supervisione di un adulto ma senza connessione internet. Il primo cellulare solo a 11 anni, e per due anni senza connessione. Dai 13 anni ok allo smartphone ma sotto sorveglianza e con limitazioni. Niente social prima dei 15 anni, Instagram e TikTok non prima dei 18.

Il Regno Unito è uno dei Paesi in cui è limitato l’uso dello smartphone nelle scuole (possono usarlo solo i ragazzi dai 16 anni in su), insieme alla Francia – dove c’è il divieto alle elementari e alle medie – alla Svezia, alla Finlandia e all’Olanda. La Repubblica di San Marino vorrebbe fissare la soglia a 11 anni per l’utilizzo non solo nelle scuole ma anche nei luoghi pubblici. La proposta del Regno Unito invece è quella di bandire l’uso dei cellulari agli under 16. In Italia c’è una direttiva ministeriale che dal 2007 vieta l’uso degli smartphone nelle aule scolastiche, ma ne permette l’utilizzo per scopi didattici. Ma dalla Sicilia, il pediatra-deputato M5S all’Ars Carlo Gilistro, dall’alto del suo osservatorio privilegiato, ha messo a punto nei mesi scorsi un ddl voto che punta a delegare al Parlamento nazionale una legge che miri a realizzare una campagna di informazione sui percoli derivanti dall’uso precoce e smodato di queste apparecchiature e, soprattutto, a vietarle fino a tre anni.

Non basta, ne va limitato fortemente l’uso negli anni successivi, e addirittura va sanzionato l’utilizzo a fini non didattici nelle scuole. Da pediatra in trincea Gilistro ammonisce: “se usate male” queste diavolerie tecnologiche “possono provocare disastri irreparabili nei nostri bambini e nei nostri ragazzi”. “Siamo consapevoli – dice Gilistro – che un divieto del genere è difficile da fare rispettare e quindi da sanzionare: ma la nostra vuole essere soprattutto una provocazione, un disperato grido di allarme che risuoni forte nelle orecchie dei genitori che molto spesso scambiano un cellulare per un baby-sitter e per tenerli buoni affidano ai propri figli, anche in tenerissima età, uno smartphone o un ipad, non sapendo che rischiano di minare per sempre la loro salute psico-fisica.

segnali che abbiamo ormai oltrepassato i livelli di guardia ormai sono tantissimi”. Il pediatra-deputato racconta un aneddoto: “Il sindaco di New York ha deciso di portare in tribunale Tik Tok, Facebook, Instagram e similari, accusando questi gettonatissimi social di aver alimentato una crisi mentale tra i giovani su scala nazionale a livelli che non si erano mai visti”. E infine, a dicembre il Parlamento australiano ha approvato un disegno di legge che vieta l’accesso ai social media ai minori di 16 anni. Il ddl è stato approvato da entrambe le camere con il sostegno bipartisan e la nuova legge costringerà le società di social media ad adottare “misure ragionevoli” per impedire ai giovani adolescenti di avere account. La misura sarebbe una delle più severe al mondo, per quanto riguarda i minori. La legge in questione prevede che piattaforme come TikTokFacebookSnapchatRedditX e Instagram siano soggette a multe fino a 50 milioni di dollari australiani (33 milioni di dollari statunitensi) per gravi mancanze nel prevenire l’accesso ai minori di 16 anni. 

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