Il capoluogo lombardo è stato duramente colpito dalla pandemia e occorreranno anni per rialzarsi. Il nuovo primo cittadino dovrà afferrare al volo ogni opportunità vantaggiosa e fare squadra con le forze sociali.
Milano – Si apre ufficialmente la sfida di Palazzo Marino, in vista delle elezioni comunali di Milano del 2021. Beppe Sala ha annunciato che correrà per il secondo mandato, mentre il centrodestra ancora non ha presentato un candidato.
Tra i suoi potenziali nomi non mancano tuttavia volti interessanti, tutti ad indicare che il candidato ideale sembra essere quello esterno ai partiti: si parla del giornalista Paolo Del Debbio (che poi si sarebbe tirato indietro), dell’ex prefetto Alessandro Marangoni, del professore universitario Maurizio Dallocchio e del segretario generale della Camera di Commercio italo-americana Simone Crolla.
Tutti riscontrerebbero il gradimento di Lega e Fratelli d’Italia per la corsa alla guida della capitale lombarda. Nelle ultime ore è spuntato anche il nome del manager Roberto Rasia dal Polo. La tattica del centrodestra sarebbe quella di evitare di proporre un candidato troppo populista, o troppo manageriale.
E forse non è una cattiva idea, come spiega il politologo Nicola Pasini, docente di scienze politiche all’Università Statale di Milano: “Vincerà chi dimostrerà di voler fare sistema, con meno chiacchiere e molta concretezza, perché da ricostruire c’è molto”.
Lo stesso Salvini ha dichiarato che la città di Milano non ha bisogno di un uomo di partito ecco perché la Lega, ad esempio, sta proponendo nei comuni italiani dove si corre per la poltrona di primo cittadino personaggi del mondo dell’imprenditoria, in particolare, del mondo della “strada” in generale.
Del resto il nuovo sindaco del capoluogo meneghino dovrà accompagnare la città alle Olimpiadi e risollevare le sorti economiche di una metropoli che ha pagato a caro presso la botta epocale della pandemia.
Comunque stiano le cose i sondaggi darebbero quasi scontata la riconferma di Sala ma sappiamo bene che tali proiezioni, spesso, lasciano il tempo che trovano. Tra l’altro Milano necessita di ritrovare un cuore, un’identità che non sia solo quella degli imprenditori, della corsa sfrenata al successo e al business.
Il Covid ha lasciato e lascerà ancora danni ingenti, anche negli animi e occorre capire “come ridisegnare la morfologia della città”, continua Pasini, “perché non diventi una Milano drogata da impulsi esterni, ma una città che deve ritrovare una sua nuova percezione di sé. Gli capisaldi fondamentali rimangono sempre gli stessi: Milan è la città della conoscenza, del sapere biomedico, delle università, degli imprenditori.
Su queste fondamenta però è necessario riscoprire il volto umano: con il Covid Milano si è impoverita dal punto di vista materiale. Chi soffre di più è anche chi aveva già problemi quando la città andava bene. Certo ci si può rialzare, Milano è una città operosa, che vuole fare da sé, ma serve una maggiore attenzione alle fragilità e alle fasce deboli.
Il futuro sindaco ha dunque molte responsabilità, che non si limiteranno a sterili battibecchi tra partiti: è il momento del “fare”, non del “promettere”. E nessuno deve essere lasciato indietro:“…Non è il momento in cui si può promettere e poi non mantenere – dice ancora Pasini – tutti i candidati, a partire da Sala, devono passare da questo esame della serietà e della sobrietà…”.
Il centrodestra, che ancora non ha presentato alcun candidato, deve stare attento ed alzare l’asticella, bisogna cercare chi è formato alla politica. Una cosa è certa: destra e sinistra dovranno guardare al futuro, immaginare come dovrà essere la città tra dieci anni e portarsi nella giusta direzione. L’epoca è quella dei grandi cambiamenti: il rischio c’è, come sempre quando si apre una nuova fase. Occorre una guida che sappia afferrare il futuro per dare il via ad un nuovo inizio.
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