L’indagine della DIA ha permesso di risalire a Marco Molluso, che gestiva un’attività di copertura presso un centro sportivo, aperto con documenti falsi, per operazioni di riciclaggio di denaro sporco.
Milano – La Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha dato esecuzione a un provvedimento cautelare di natura personale degli arresti domiciliari, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Milano su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un imprenditore, Marco Molluso, residente in provincia di Milano e nipote del boss dalla ‘ndrangheta Giosofatto, ritenuto gravemente indiziato dei reati di emissione e utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.
Le indagini sono nate da accertamenti svolti su altro soggetto calabrese, arrestato nel 2010 nel corso di altra nota operazione “INFINITO” e successivamente condannato in via definitiva in quanto ritenuto colpevole di appartenenza alla locale di ‘ndrangheta di Corsico.
Gli accertamenti hanno permesso di scoprire che una delle società riconducibili ai suoi figli aveva partecipato alla realizzazione di 8 campi di padel del valore di circa 700.000 euro, all’interno di un Centro Sportivo comunale e assegnato in concessione a una società dilettantistica milanese.
Gli impianti in questione sono stati sequestrati, risultando tra l’altro edificati abusivamente e senza alcuna preventiva autorizzazione da parte dei competenti uffici.
Nel corso delle attività investigative sono stati raccolti gravi indizi per affermare come l’indagato, dopo aver sottoscritto un contratto di prestazione d’opera (risultato poi inesistente) con la società che gestisce in concessione il citato centro sportivo, abbia finanziato e costruito i campi da padel potendo contare su profitti illeciti derivanti dalla commissione di numerosi reati fiscali con l’obiettivo di partecipare agli incassi derivanti dal loro noleggio ai cittadini.
In particolare, nel biennio 2020-2021, la società immobiliare di cui risulta titolare sarebbe stata al centro di una frode fiscale di oltre 1,5 milioni di euro legata sia all’emissione sia all’utilizzo di fatture false con indebita detrazione di IVA.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lombardo, assume rilievo poiché testimonia l’impegno profuso dalla DIA al contrasto dell’infiltrazione criminale nell’economia legale.