Dalle testimonianze delle presunte vittime emerge che quelli di Genovese sarebbero stati veri e propri droga-party dove chiunque poteva sballare gratis. Le indagini proseguono anche sul fronte finanziario e patrimoniale.
Milano – Grossi problemi per Alberto Genovese, il patron delle aziende innovative, detenuto dal 6 novembre scorso per stupro, droga e sequestro di persona in danno di una diciottenne. Altre ragazze, sembra due o tre, presunte vittime del manager, si sarebbero convinte in questi giorni sotto Natale a denunciare le medesime violenze della prima adolescente.
Se anche queste dichiarazioni risultassero veritiere e non rivelate prima alla polizia per paura di ritorsioni, la posizione giudiziaria di Genovese, già pesantissima, potrebbe ulteriormente aggravarsi. Insomma sulla terrazza più caciarona e godereccia di Milano ne sarebbero accadute di cotte e di crude specie in quella stanza riservata dove pare che Genovese portasse le ragazze, in larga parte giovanissime, che avrebbero attirato le morbosità erotiche dell’imprenditore milionario che avrebbe dispensato, senza ritegno, ogni tipo di stupefacenti ai suoi numerosi ospiti.
Le ultime ragazze si sarebbero presentate spontaneamente agli organi di polizia mentre altre ancora avrebbero reso ampia confessione attraverso alcune trasmissioni televisive che hanno assicurato loro l’anonimato. Da settimane il pool del procuratore aggiunto Letizia Mannella sta valutando e verificando i racconti di queste presunte vittime che si sarebbero decise a parlare solo dopo l’arresto di Genovese perché minacciate e intimidite.
Formalmente Alberto Genovese sarebbe stato denunciato dalla prima diciottenne e dalla seconda ragazza di 23 anni presumibilmente violentata e drogata a Ibiza. Il mago delle startup, diventato ricchissimo per la vendita della sua prima creatura operante su internet e poi ceduta a 150 milioni di euro, nel corso degli anni probabilmente avrebbe perso il senso della misura.
E non perdeva occasione per organizzare, tramite anche soggetti terzi adesso indagati, feste e party a cui invitava decine e decine di persone, gran parte delle quali appartenenti a famiglie danarose della Milano-Bene, ma anche ragazze e ragazzi sconosciuti in cerca di divertimento, droga facile, soprattutto gratis, ed emozioni forti. Qualora le nuove denunce portassero a gravi indizi di colpevolezza per Genovese si aprirebbero ben altri scenari giudiziari.
Dopo l’arresto dell’imprenditore napoletano sarebbero stati iscritti sul registro degli indagati la sua ex fidanzata, la modella di 25 anni Sarah B. probabilmente presente durante presunte violenze fisiche senza intervenire, e Daniele Leali, dj e vocalist, considerato il braccio destro di Genovese, sotto inchiesta per detenzione e spaccio di droga. Droga costosissima, anche da 400 euro al grammo, che diversi ospiti avrebbero visto distribuire agli ospiti delle feste gratuitamente e proprio dallo stesso Leali che rigetta al mittente le accuse e che si considera solo amico di Genovese e non il suo più stretto collaboratore.
L’uomo è tornato in Italia da Bali lo scorso 19 dicembre dove si era trasferito, a suo dire per motivi di lavoro e non per sfuggire alla polizia, dopo l’arresto del suo amico Alberto: ”…C’era della droga alla festa e a un certo punto c’erano due piatti a disposizione per tutti – dichiara un teste a verbale – li ha portati vicino al bar Daniele Leali: in uno c’era 2CB, conosciuta come coca rosa, e nell’altra Calvin Klein, che è Ketamina mischiata con cocaina. Credo che tutti si aspettassero che Leali la portasse in sala, nessuno si è spaventato o sorpreso della cosa…”.
Leali non nega che ci fosse droga alle feste ma riferisce che lo stupefacente veniva da fuori, portato in casa Genovese dagli ospiti: ”… Sono una persona pulita, un imprenditore che lavora da quando ha 16 anni nel mondo dei locali e della notte – ha dichiarato Leali – che non ha mai avuto problemi con la giustizia e non ha alcuna attività con Genovese. A volte Alberto trovava la ragazza che gli piaceva. Non lo do per assodato ma penso che se una ragazza si chiude con lui in camera da letto abbia presente che non stanno andando a giocare a carte…”.
Per accertare spese e tenore di vita legate al giro di droga proseguono le indagini finanziarie e patrimoniali ad opera della Guardia di Finanza coordinata dal Pm Paolo Filippini che coadiuva il pool della Procura milanese.
Ti potrebbe interessare anche —->>
BIBBIANO: A PROCESSO 24 PERSONE, 155 TESTIMONI, 48 PARTI OFFESE PER UN TOTALE DI 108 REATI.