Migranti: entro febbraio proposta per direttiva Ue rimpatri, il dibattito in Italia

La Commissione europea è in contatto con gli Stati membri per capire esattamente le richieste di questi ultimi, afferma uno dei funzionari.

Roma – La Commissione europea dovrebbe mettere sul tavolo entro febbraio una proposta per una nuova
direttiva sui rimpatri. Lo afferma il sito Politico.eu, citando come fonte tre funzionari Ue. La Commissione è in contatto con gli Stati membri per capire esattamente le richieste di questi ultimi, afferma uno dei funzionari. La nuova direttiva dovrebbe, tra le altre cose, definire gli obblighi e i diritti dei migranti che hanno esaurito le loro opzioni legali per rimanere in un Paese dell’Ue – una possibilità è quella di permettere ai Paesi di limitare la libertà di movimento di tali persone, per esempio permettendo ai governi di imporre una sorta di obbligo di firma in un centro per migranti – e chiarire le regole per deportare i migranti verso Paesi terzi, siano essi i Paesi d’origine o Paesi in cui i migranti hanno trascorso un periodo abbastanza lungo.

Intanto il presidente del consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha avuto in questi giorni un colloquio telefonico con il presidente entrante del Consiglio europeo, Antonio Costa, a seguito del passaggio di consegne con il Presidente uscente, Charles Michel. Lo rende noto Palazzo Chigi. “Nel rinnovare i propri
auguri di buon lavoro, il Presidente Meloni -viene spiegato- si è concentrata sulle priorità italiane in vista del Consiglio europeo di dicembre, a partire dal tema migratorio. A questo riguardo, ha sottolineato l’esigenza che l’Unione europea possa contare su un quadro giuridico sempre più efficace per la gestione ordinata delle domande di asilo e delle procedure di rimpatrio dei migranti irregolari, ricordando in particolare l’indicazione da parte del Consiglio europeo dello scorso ottobre della necessità di un’urgente iniziativa legislativa proprio in materia di rimpatri”.

“Grande attenzione è stata quindi dedicata al consolidamento e all’ulteriore sviluppo di partenariati paritari tra l’Unione europea e gli Stati di origine e transito dei migranti, anche sul modello del Piano Mattei italiano, così come all’ulteriore rafforzamento della lotta ai traffici di esseri umani”, si legge. Sulla questione interviene anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

“Perché il governo invece che combattere una battaglia con i magistrati non combatte una battaglia per anticipare la messa a terra del patto europeo sull’asilo e sui migranti? Posso anticiparvi – dice in una intervista al ‘Foglio’ il ministro – che è un’opzione che stiamo considerando. E stiamo cercando di capire se sia possibile farlo attraverso una battaglia in Italia o attraverso una battaglia in Europa. Non c’è dubbio: questa sarebbe la via migliore per risolvere il problema perché saremmo in linea con la direttiva europea, si tratterebbe solo di anticiparla”. Il trattato europeo entrerà in vigore il primo gennaio del 2026.

Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera parla di “un costoso fallimento in tempo di grave crisi economica: questa è l’avventura ‘coloniale’ dell’Italietta meloniana in Albania dove due Cpr sono stati costruiti probabilmente solo per ospitare i detenuti albanesi attualmente nelle carceri italiane. Questo sarebbe il piano B del Governo, da quel che si apprende dalla stampa, in attesa
delle sentenze della Corte di Cassazione e della a Corte europea: siamo curiosi, a questo punto, di sapere come la prenderà il Governo di Edi Rama che invece di vedere migranti da rimpatriare dopo 18 mesi, si troverà cittadini albanesi detenuti nelle carceri italiane nei centri controllati dagli italiani nel proprio territorio. Giorgia Meloni deve rispondere di questa assurda e cinica operazione che ricade sulle tasche di tutti i contribuenti“.

Nei giorni scorsi i 26 presidenti delle Corti d’Appello italiane, avevano espresso “grande preoccupazione per la reintroduzione del reclamo in Corte d’Appello avverso i provvedimenti in materia internazionale, con la proposta di attribuire alle Corti d’Appello la competenza per i provvedimenti di convalida del trattenimento dei richiedenti asilo”. “Risolvere i problemi migratori limitando i diritti umani non è un’opzione praticabile”, afferma Andrea De Petris, esperto legale del Cep a Roma. Il 4 ottobre, la Corte di giustizia europea (CGE) ha interpretato la direttiva UE che regola la nozione di Paese di origine sicuro nel senso che, per essere considerato “sicuro”, un Paese deve esserlo in tutto il suo territorio e senza distinzioni per determinate categorie di persone.

Ciò, prosegue, “ha compromesso il piano dell’Italia di trattenere nei centri albanesi i richiedenti asilo provenienti da quelli che il governo considera Paesi sicuri, come l’Egitto e il Bangladesh, che non lo sono secondo la normativa europea. Il governo italiano ha emanato un decreto legge con il quale intende definire una propria lista di Paesi sicuri, anche se questi non corrispondono ai parametri stabiliti dalla giurisprudenza e dalla regolamentazione europea. Trattandosi di una disposizione di legge nazionale, il decreto legge deve essere conforme anche alla normativa europea”, sottolinea De Petris. Né i decreti legislativi italiani né – molto probabilmente – la legge europea sulla migrazione adottata per il giugno 2026 sono in grado di cambiare la situazione”.

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