I messaggi finiti nel mirino degli investigatori sarebbero 280, tutti provenienti da una chat tra la cugina di Chiara Poggi e un conoscente di Milano. Al vaglio anche alcune foto social delle due gemelle.
Pavia – “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. A scrivere l’sms, anni fa, sarebbe stata Paola Cappa, cugina di Chiara Poggi, in uno scambio di messaggi con un amico milanese. Oggi, quelle poche righe digitali sono finite nel fascicolo della Procura di Pavia, che ha riaperto clamorosamente il caso dell’omicidio di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007. Per il delitto – l’uccisione di Chiara, che aveva 26 anni – è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, suo fidanzato dell’epoca, che però si è sempre proclamato innocente.
280 messaggi e foto ambigue: sotto esame i social delle gemelle Cappa
Secondo quanto rivelato dal settimanale Giallo, i messaggi finiti nel mirino degli investigatori sarebbero 280, tutti provenienti da una chat tra Paola Cappa e un conoscente di Milano. Ma non ci sono solo le conversazioni: anche alcune foto pubblicate sui social dalle sorelle Cappa, Paola e Stefania, sono al vaglio degli inquirenti.
In particolare, si fa riferimento a una foto con una scarpa a pallini, simile all’impronta ritrovata sulla scena del crimine, e a una storia Instagram postata di recente da Stefania, con un bambino davanti a delle rastrelliere e la scritta “Fruttolo”. Proprio un vasetto di Fruttolo, sequestrato nel 2007 a casa Poggi, è ora oggetto di una nuova analisi.
Il mistero dell’alibi: le sorelle e la madre dissero di essere rimaste a casa
Nel 2007, le gemelle Cappa e la madre avevano dichiarato di essere rimaste in casa la mattina del delitto. Ma oggi, una nuova testimonianza riapre i dubbi su quell’alibi. Un super-testimone, ascoltato dalla Procura e intervistato da Le Iene, avrebbe raccontato di aver visto Stefania Cappa gettare un sacco con attrezzi nel canale di Tromello, non lontano dalla casa della nonna delle sorelle. Proprio in quel canale, nelle scorse ore, sono stati rinvenuti alcuni oggetti, tra cui un martello. Non è ancora chiaro se possa trattarsi dell’arma del delitto, mai ritrovata.
La ragazza bionda in bici e il testimone che ritrattò
Già nel 2007, Marco Muschitta, tecnico dell’Asm, aveva raccontato di aver visto una ragazza bionda in bici con scarpe bianche e una stella blu, tra le 9.30 e le 10, nei pressi della casa di Chiara Poggi. Disse anche che la ragazza aveva un attizzatoio da camino in mano. In seguito ritrattò, sostenendo di essersi inventato tutto. Ma in una intercettazione successiva, ammise al padre di essere stato “convinto” a farlo per proteggere la famiglia.
Anche un commerciante, Vignati, avrebbe dichiarato di aver visto quella mattina un SUV nero — lo stesso modello posseduto dalla madre delle gemelle — transitare in zona verso le 8.30, con a bordo proprio la donna.
L’intercettazione con la nonna e la rabbia verso la famiglia Poggi
Tra gli elementi che tornano al centro dell’indagine, c’è anche una telefonata intercettata tra Paola Cappa e la nonna. “Odio gli zii, non li sopporto più”, dice Paola. E quando la nonna chiede: “Perché poverini?”, lei risponde: “Perché ci hanno rotto i coglioni. Se io e Stefania siamo ridotte così è per questa storia qua!”.
La festa in piscina e le tensioni familiari
Spunta infine un dettaglio emerso già all’epoca ma mai approfondito: una festa in piscina nel luglio 2007, a cui parteciparono Chiara Poggi, le cugine e probabilmente anche Andrea Sempio, attuale indagato. Una collega di Chiara ricordò che la ragazza parlava spesso delle tensioni familiari legate all’anoressia di Paola e che era spesso al telefono con amici. Nessuna relazione parallela nota, dunque, ma un contesto familiare difficile e, forse, poco esplorato.