Floriana Calcagno, professoressa di Mazara del Vallo, legata al boss da una relazione, avrebbe garantito supporto logistico durante la latitanza.
Palermo – Le indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra catturato il 16 gennaio 2023 e morto il 25 settembre dello stesso anno, continuano a svelare una rete intricata di complicità. La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo ha disposto l’arresto di Floriana Calcagno, insegnante 40enne di Campobello di Mazara, accusata di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena.
Secondo i magistrati, Calcagno non si sarebbe limitata a una relazione sentimentale con il capomafia, ma avrebbe offerto supporto logistico e morale, aiutandolo a spostarsi tra Campobello, Mazara del Vallo e Tre Fontane. Foto di videosorveglianza, pizzini e intercettazioni smentiscono la versione della donna, che nel 2023 si era presentata spontaneamente in Procura sostenendo di ignorare la vera identità del boss.
L’operazione, condotta dai carabinieri del ROS e dalla Squadra Mobile di Palermo il 14 aprile 2025, ha portato in carcere Floriana Calcagno, professoressa di matematica al liceo “Ruggiero D’Altavilla” di Mazara del Vallo. I magistrati – guidati dal procuratore Maurizio de Lucia, con l’aggiunto Paolo Guido e i pm Piero Padova e Gianluca De Leo – la accusano di aver garantito a Messina Denaro “sostegno logistico, aiuto e supporto morale e materiale” negli ultimi anni della sua latitanza. Le prove includono decine di immagini di videosorveglianza che la ritraggono accanto al boss, spesso in auto, mentre lui, con cappello a tesa larga e foulard rosso, si muoveva liberamente tra i comuni trapanesi. Calcagno, secondo la DDA, avrebbe organizzato “staffette” con la propria vettura per assicurare spostamenti riservati al latitante.
Calcagno si era presentata in Procura il 21 gennaio 2023, cinque giorni dopo l’arresto di Messina Denaro, dichiarando di aver conosciuto un uomo che si faceva chiamare Francesco Salsi, anestesista in pensione. Raccontò di averlo incontrato nel 2022 in un supermercato a Campobello di Mazara e di aver iniziato una relazione, scoprendo solo dopo la cattura che si trattava del boss. Disse di essere in crisi coniugale, di aver visitato il suo appartamento una sola volta nell’autunno 2022 e di aver comunicato con lui prevalentemente via messaggi. Ma le indagini hanno dipinto un quadro diverso: Calcagno sarebbe stata una figura chiave nella rete di protezione del boss, non una semplice amante ignara. Messaggi intercettati il 13 gennaio 2023, come “Tu come stai, che fai?”, confermano un contatto costante fino all’ultimo.
A inchiodare Calcagno sono stati anche i pizzini trovati nel covo di Messina Denaro in via CB31 a Campobello. Laura Bonafede, altra amante del boss e già condannata per associazione mafiosa, la citava con soprannomi come “Handicap”, “Acchina” o “Sbrighisi”, esprimendo una gelosia feroce. In uno scritto del 30 dicembre 2022, Bonafede annotava: “Alle 11.40 ho visto “Handicap” uscire dalla zona chiave, dritta come un palo, con una Louis Vuitton sicuramente regalata da te”. Un altro pizzino del luglio 2022 riporta: “Preso tutto”, suggerendo che Calcagno avesse aiutato a trasportare beni essenziali per la latitanza, forse denaro. Questi documenti, uniti alle immagini di loro insieme a Tre Fontane nell’estate 2022, confermano un ruolo attivo della donna.
Le indagini hanno evidenziato i profondi legami di Calcagno con l’ambiente mafioso. Nipote di Francesco Luppino, storico capomafia di Campobello di Mazara e uomo di fiducia di Messina Denaro, è sposata con Paolo De Santo, già condannato per favoreggiamento nei confronti di Calogero John Luppino, altro esponente di Cosa Nostra. Giuseppe Grigoli, imprenditore e prestanome del boss, ha rivelato che Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, raccomandò “la nipote di Luppino” per un lavoro anni prima, suggerendo che i rapporti tra Calcagno e la mafia fossero radicati. Questi elementi smentiscono la sua versione di una relazione casuale, indicando una connessione consapevole con il mondo criminale.
L’arresto di Floriana Calcagno aggiunge un tassello al puzzle della latitanza di Matteo Messina Denaro, rivelando come il boss si sia appoggiato a una rete di fedelissimi, spesso insospettabili come un’insegnante. La sua vicenda, tra pizzini, gelosie e coperture, mostra la complessità di Cosa Nostra, capace di infiltrarsi nella società civile. Mentre Calcagno attende il processo, la DDA di Palermo continua a scavare, con l’obiettivo di smantellare definitivamente il sistema che ha protetto per trent’anni uno dei criminali più ricercati d’Italia.