Per Eurispes esiste una ‘dittatura del corpo’: il mondo femminile in ansia per il tempo che passa soffre la ‘sindrome di Grimilde’.
Roma – Le donne secondo Eurispes. Qualche settimana fa, prima delle festività natalizie, Eurispes, istituto privato operante nel campo della ricerca politica, economica e sociale, ha diffuso un report dal significativo titolo “La dittatura del corpo. Come la società influenza la (auto)rappresentazione della donna”. Un tentativo di comprendere come l’immaginario collettivo abbia mutato nel tempo e modellato la percezione del sé della donna. L’indagine è stata effettuata su un campione di 1048 donne di tutto il territorio nazionale dai 18 anni in su.
Nella presentazione è stato evidenziato che “Diversi sono gli interrogativi che questa indagine si pone. Il corpo della donna è finalmente una sua proprietà o è ancora schiavo del ‘dover essere bella’ quale sintesi di una sudditanza politica e antropologica all’occhio e al desiderio maschile? Le donne sono affette dalla ‘sindrome di Grimilde’, in ansia per il tempo che passa, pronte a tutto pur di mantenersi giovani? In un mondo in cui il corpo è il centro di ogni interesse, apparire un diktat, essere sui social proietta il corpo in una dimensione terza, in che modo, dunque, questo aspetto impatta sulle donne? Quello che è certo è che nella società moderna, la bellezza femminile è diventata un valore sociale, un’ambizione costante e un compito da ottemperare”.
Interrogativi non da poco, mica come accendere un fiammifero! Dall’indagine è emerso che più di un terzo ha dichiarato di avere un rapporto negativo col proprio corpo. Le over 65, al contrario hanno manifestato, per il 66%, una maggiore consapevolezza su questo punto. Una netta maggioranza, il 74,5%, ritiene che la cura del proprio aspetto esteriore sia molto importante perché influisce positivamente sulle prestazioni lavorative.
Questi aspetti sono apparsi più prevalenti tra le giovanissime. Per la cura del corpo, una donna su quattro investe 100 euro al mese e un quarto di esse non disdegna la chirurgia estetica. Nel quadro dell’aspetto esteriore, un peso decisivo è rappresentato dal controllo del… peso corporeo attraverso una alimentazione più sana. L’8,5% ha vissuto la terribile esperienza dell’anoressia e il 7,6% della bulimia. Una larga maggioranza si è sentita giudicata sulla propria corporatura (troppo esile o troppo in carne). Inoltre, hanno ricevuto complimenti per un avvenuto dimagrimento o inviti a prendersi maggior cura di sé. Un aspetto particolare della ricerca è costituto dal fatto che oltre due terzi del campione ha preferito indossare indumenti che mettessero in evidenza le forme del proprio corpo, rinunciando anche ad una certa comodità.
Più della metà ha manifestato invidia per la bellezza di altre donne e si è sentita inadeguata nei confronti dei modelli più in voga nella pubblicità, nei film, in tv e sui social. Un quarto ha ricevuto giudizi fisici pesanti sui social, esplicite proposte sessuali e derisione del proprio corpo. Così come meno della metà è stata oggetto di denigrazioni rispetto ad una carriera i cui sviluppi sarebbero stati favoriti dalla propria avvenenza. Inoltre, apprezzamenti sessuali da parte di un superiore o collega. Ora non avendo strumenti per giudicare la “scientificità” o “attendibilità” dello studio in questione, condotto nell’arco di due mesi del 2023, giugno e luglio, non si vuole metterlo in discussione.
Però qualche disappunto si può esternare. Ovvero, sarebbe interessante conoscere la composizione del campione oggetto di studio, perché ne viene fuori un’immagine di una donna stereotipata. Basta farsi un giro per i supermercati, un giro in treno e sui bus cittadino, per le strade, non pare notare una donna succube del mito del corpo, ma una persona che ha da pensare a incombenze più cogenti. Certo, sono emerse le prevaricazioni sessuali sul luogo di lavoro e i giudizi feroci a cui sono sottoposte, aspetti che, purtroppo erano già noti. Sintomi di uno bieco maschilismo, che non si decide a sloggiare dai posti di potere!