Non avendo altro da fare l’opposizione critica e annaspa. Senza proprorre nulla di buono. Se n’è accorto anche Matteo Renzi che ha aperto le porte, anzi i portoni, alla Meloni specie sul presidenzialismo bacchettando Letta e si suoi ormai pochissimi alleati. Speriamo che quel discorso schietto sia foriero di buone nuove per il futuro dell’Italia.
Roma – Il discorso programmatico del Premier Meloni in Parlamento, anche dopo la fiducia, continua ad essere sottoposto al fuoco incrociato delle opposizioni, sia per la terminologia utilizzata che per alcune problematiche non sviluppate. Insomma inezie mascherate da mancanze importanti. Il problema è un altro: non si vuole comprendere che la Presidente ha semplicemente affrontato argomenti seri non utilizzando il linguaggio a cui la sinistra ci aveva abituato. Senza comprendere, per altro,, che per essere ancora attuali ed urgenti certi concetti come “disuguaglianza”, di cui ha parlato, significa che in precedenza tali problematiche non sono stati risolte. Insomma per alcuni “politici” Giorgia Meloni è “colpevole” di aver snocciolato un discorso chiaro, che si può anche non condividere, ma che certamente è stato pronunciato con un linguaggio semplice, comprensibile, schietto come mai prima si era sentito. Scusatemi se é poco.
L’avere preso le distanze da tutti i totalitarismi, “compreso il Fascismo”, è stato messo alla gogna e ritenuto insufficiente. Così come certa sinistra rileva che la Premier non ha sfiorato neanche la parola “resistenza” e fatto riferimento al 25 aprile. Senza considerare che certi argomenti ed atteggiamenti andrebbero valutati nei giorni, dedicati alla memoria, in cui si devono commemorare o ricordare certi momenti storici. Non è un caso, infatti, che qualche deputato abbia commentato che Meloni ha fatto un revisionismo storico blando ed insufficiente. Possibile.
Ma non si può vedere tutto in chiave storica. Peraltro non era un obbligo citare nei minimi particolari, come se fossimo ad una manifestazione culturale, tutti i momenti travagliati della vita italiana. Bisognerebbe, invece, stare più attenti alle tendenze populiste ed autoritarie, più che alla storia fascista e comunista. In ogni caso il fronte di attacco è stato schierato ancor prima di vedere i fatti del governo.
Utile commentare ed anche dissentire, ben venga ogni contributo che serva a fare riflettere, però quando si vede, come in alcuni talk televisivi, uno schieramento di interventi messo in onda con arte per organizzare plotoni di esecuzione contro la Premier, si perde quella vivacità di opinioni bipartisan che, invece, sono utili per ragionare, informarsi e trarne un giudizio. In questi casi allora si tende sempre, almeno per chi possiede una onestà intellettuale, ad irrigidirsi per la strumentalità degli argomenti.
Nel programma di Floris, per esempio, la cronistoria giudiziaria di Berlusconi e le accuse di “avere finanziato la mafia”, senza avere avuto un procedimento al riguardo, servono solo a diffamare ed orientare negativamente l’opinione pubblica. Se poi viene tirata in ballo anche, come ha fatto Parenzo, la figlia della Meloni, concepita con il compagno non sposato, si vede plasticamente il malanimo. E’ palese come in questi due casi, di Berlusconi e la figlia, ci sia lo scopo di delegittimare l’intera coalizione di destra-centro e nel contempo di fare rilevare come il concetto di famiglia, tanto decantato da Meloni ed avversato dalla sinistra, non venga perseguito dalla stessa Premier. Ipotesi chiaramente pretestuosa. Il falso moralismo viene ancora brandito come una clava, mentre nel contempo si serve un menù informativo al curaro. E da quale pulpito viene la predica.