Buona parte delle risorse proveniva da conti correnti aperti in Croazia, dove venivano dirottate somme sottratte al fisco italiano, per poi essere reinvestite in Italia attraverso operazioni finanziarie illecite.
Bologna – Maxi confisca antimafia: sigilli a immobili e conti per 4,4 milioni di euro. All’esito di una complessa operazione di polizia giudiziaria, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna e sostenuta in appello dalla Procura Generale, i finanzieri del Comando Provinciale di Bologna hanno dato esecuzione a un decreto di confisca emesso dalla Corte d’Appello felsinea. Il provvedimento, divenuto definitivo con il pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione, conferma il sequestro operato a settembre 2022 dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bologna.
Il decreto ha disposto la confisca definitiva di:
- 7 compendi immobiliari nel centro storico di Bologna e Riccione, tra cui un ristorante-pizzeria e un Bed and Breakfast;
- Disponibilità monetarie, polizze vita e strumenti finanziari per oltre 1,6 milioni di euro;
- 1 società titolare delle suddette attività commerciali.
Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 4,4 milioni di euro.
Il destinatario del provvedimento è un imprenditore cinquantenne di origini campane, da anni residente a Bologna, coinvolto in un’indagine condotta tra il 2018 e il 2020, che aveva portato al suo arresto insieme ad altre sei persone per un sistema di fallimenti pilotati a catena ed evasione fiscale.
Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno evidenziato la sua pericolosità economico-finanziaria, ricostruendo un curriculum criminale caratterizzato da numerosi reati tributari, fallimentari e contro il patrimonio. In pochi anni, l’uomo è passato da truffe di lieve entità alla creazione di sofisticati schemi di frode fiscale, spesso in collaborazione con soggetti pluripregiudicati.
Gli inquirenti hanno stimato che il soggetto abbia accumulato un patrimonio illecito di circa 9 milioni di euro, che ha rappresentato non solo l’unica fonte di sostentamento per sé e la propria famiglia, ma anche la base finanziaria per investimenti societari e immobiliari tra Bologna e la Riviera Romagnola.
Buona parte delle risorse proveniva da conti correnti aperti in Croazia, dove venivano dirottate somme sottratte al fisco italiano, per poi essere reinvestite in Italia attraverso operazioni finanziarie illecite.
L’indagine ha inoltre evidenziato una sproporzione evidente tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e il suo elevato tenore di vita, stimata in circa 4 milioni di euro.