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Maturità, stretta del governo a “diplomifici”: Valditara invia gli ispettori in tutta Italia

Dagli istituti enogastronomici senza cucine ai docenti senza abilitazioni. Sono alcune delle irregolarità riscontrate nei controlli.

Roma – Tempi duri per i “diplomifici”, i mega istituti parificati che consentono di acquisire la maturità o l’esame di scuola media superiore con lo stesso valore legale delle scuole pubbliche. A due giorni dall’inizio degli esami di Stato, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha inviato una serie di ispezioni in tutta la Penisola per verificare la liceità delle procedure. A essere interessati ben 70 istituti paritari: 40 in Campania, 15 nel Lazio e 15 in Sicilia. Maturandi, dunque, che migrano da una città all’altra, tre (o più) anni in uno e classi fantasma riempite al quinto anno. Tutto questo potrebbe diventare soltanto un ricordo.

Le scuole private dal prossimo anno dovranno, infatti, attenersi alle nuove regole previste dalla stretta contenuta nel Ddl Semplificazioni e già approvata dal consiglio dei ministri. Tolleranza zero verso i diplomifici facili è, infatti, la linea di Valditara. Pagella elettronica, registro online e protocollo informativo per tutta la durata dell’anno scolastico sono alcune delle misure previste per arginare il fenomeno ed evitare che i furbetti dell’esame di stato possano farla franca senza aver mai frequentato. Ma cosa ne è uscito dalle ispezioni? Dagli istituti enogastronomici senza cucine ai docenti senza abilitazioni. Sono alcune delle
irregolarità riscontrate nei cosiddetti “diplomifici” durante il piano straordinario di vigilanza avviato dal ministero.

Tra quelle “più gravi e significative” che sono emerse dalle ispezioni nelle scuole paritarie il Mim segnala: “personale docente privo di abilitazione e persino del titolo di accesso per l’insegnamento delle discipline; mancanza dei laboratori, dell’azienda agraria nel percorso tecnico agrario, delle cucine e delle derrate
alimentari nei percorsi enogastronomici; numero di aule insufficienti per accogliere tutte le classi attivate e/o arredi insufficienti in relazione agli studenti iscritti; ⁠mancato rispetto dei quadri orari delle discipline degli indirizzi di studio e in alcuni casi eliminazione totale di alcune discipline”.

E ancora: “assenza del curricolo di educazione civica; ⁠funzionamento di più classi quinte collaterali con alto
tasso di studenti residenti fuori regione (fino al 90%) dei quali non è dichiarato il domicilio vicino alla scuola ai fini di una regolare frequenza scolastica; ⁠difformità delle ore di servizio indicate nei contratti individuali di lavoro rispetto alle prestazioni lavorative risultanti dai documenti di assegnazione alle classi; grave inosservanza delle disposizioni vigenti in materia di esami di idoneità ed esami integrativi; lacune e incongruenze nella tenuta dei registri cartacei ed elettronici che minano la veridicità di quanto attestato”.
Su 70 scuole, per 47 istituti le direzioni scolastiche regionali hanno già avviato le procedure per la revoca della parità.

I biglietti di andata di questo “turismo da diploma” sino a ora hanno avuto come destinazione finale perlopiù il Sud, con il record per la Campania dove i maturandi delle scuole paritarie hanno rappresentato il 30% del totale, meno del 7% nel resto d’Italia. Cifra che ha superato il 40% solo nella provincia di Salerno, dove invece al quarto superiore gli studenti in questi istituti rappresentano il 5% del totale per lo stesso anno. In controtendenza rispetto al dato generale, il numero dei maturandi nelle paritarie l’anno scorso è aumentato di 2.698 unità, superando i 56mila. Saranno almeno 10mila i candidati che si sposteranno quest’anno. Ora il governo Meloni vuole vederci chiaro ed evitare scorciatoie facili che hanno consentito in questi anni una vera e propria elusione di ogni dovere didattico.

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