Il giovane sarebbe stato pestato a sangue e poi ucciso a colpi di pistola perché ritenuto responsabile, dai boss di zona, di un presunto furto di soldi, armi e droga ceduti al clan rivale.
CAIVANO (Napoli) – Prima pestato a sangue poi ammazzato a colpi di pistola e gettato in un campo. Dopo due anni arrestato il presunto assassino. Il fatto di sangue porta la data del 4 ottobre 2021 quando Antonio Natale, 22 anni, scompare da casa, nel Parco Verde di Caivano, un’isola popolare che ci ricorda gli omicidi di Fortuna Loffredo, detta Chicca, 6 anni, stuprata e gettata nel vuoto il 24 giugno del 2014, e di Antonio Giglio, 4 anni, lanciato dal settimo piano un anno prima, il 28 aprile 2013. In questo contesto abitativo dove comanda la camorra si sarebbe decisa l’eliminazione del giovane perché ritenuto responsabile, dai boss della zona, di avere rubato droga, soldi e un ingente quantitativo di armi per foraggiare un clan rivale.
Dopo due settimane di ricerche e inutili speranze di ritrovarlo vivo da parte della sua famiglia, il cadavere di Antonio, quasi irriconoscibile, veniva rinvenuto in un campo incolto al confine tra Acerra e Afragola. A seguito della prima ricognizione cadaverica e poi dell’autopsia si è potuto accertare che il giovane sarebbe stato picchiato prima di morire ammazzato con tre colpi di pistola che lo avrebbero colpito al torace e alla testa. La vittima era tornata a Caivano dopo un periodo di tempo trascorso in Germania dove aveva lavorato come pizzaiolo. Al ritorno in Italia, a causa della pandemia, Antonio avrebbe cominciato a frequentare persone dedite allo spaccio di droga, secondo quanto affermato dalla famiglia.
Del resto è notorio che il vasto complesso di case polari ricadente nel quartiere di Parco Verde è considerata la più grande piazza di spaccio d’Europa. Il giovane avrebbe chiamato la madre alle 23.30 dell’ultimo giorno di vita, poi più nulla:
”Antonio è uscito di casa insieme ad un amico, Domenico – avevano detto agli inquirenti Giuseppe e Filomena Natale, fratelli della vittima – disse che andava a Napoli a comprare dei vestiti. L’ultima volta che mia madre l’ha sentito lui diceva che si trovava sempre con Domenico ma il tono della voce, secondo mia madre, era preoccupante…
…Erano andati a Napoli da Gucci per comprare dei vestiti e ci sono le telecamere che lo documentano. Poi al ritorno Domenico ha raccontato di aver lasciato Antonio nel Bronx di Caivano, una zona fatiscente e buia. Mio fratello da quando era tornato a Caivano frequentava queste persone e aveva iniziato a spendere molti soldi per l’abbigliamento. Mia mamma voleva denunciare mio fratello per le cattive frequentazioni che aveva, persone legate allo spaccio di droga”.
Queste ed altre dichiarazioni della famiglia natale sono servite ai carabinieri, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, per proseguire le indagini che poi si sono orientate verso un’unica persona, considerata l’esecutore materiale del delitto: Domenico Bervicato, 22 anni, amico della vittima, già da un anno in galera per droga. Il Gip di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, ha emesso il provvedimento di arresto nei confronti di Bervicato, che sarebbe già gravemente indiziato del reato di omicidio, deliberato e premeditato, e dei connessi reati di detenzione e porto di arma da sparo e munizioni, aggravati dal metodo mafioso.
L’ordinanza è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna e secondo la ricostruzione dei fatti eseguita dagli investigatori della Dda l’indagato, già in compagnia della vittima, l’avrebbe uccisa esplodendo tre colpi di pistola che ferivano a morte Antonio Natale. L’omicidio avrebbe avuto come movente la punizione di un presunto sgarro che Antonio avrebbe compiuto rubando armi, droga e denaro al gruppo criminale Bervicato, per conto del quale effettuava attività di spaccio di droga, per girali ad un clan rivale.
Dopo la sparizione del giovane i familiari erano scesi in strada fra le case popolari di Parco Verde per chiedere alle persone di buon cuore di parlare qualora avessero saputo qualcosa sulla vicenda invitando chiunque a collaborare affinché Antonio venisse ritrovato vivo o morto. Due settimane dopo l’epilogo, quasi scontato per tutti.