Il malcapitato è morto dopo un’agonia di 10 giorni. L’aggressore, Richard Balestra, 20 anni, arrestato dopo tre mesi, avrebbe goduto di troppe complicità. L’inchiesta prosegue.
ALTOPASCIO (Lucca) – Sferra un pugno in pieno volto ad un passante per un presunto sguardo alla sua ragazza. Poi fugge in auto. La vittima dell’aggressione morirà in ospedale dopo dieci giorni di agonia. Fa scena muta davanti al Gip Richard Balestra, 20 anni, arrestato dai carabinieri il primo novembre scorso con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi per la morte di Luigi Pulcini, 75 anni, pensionato originario di Montemonaco ma residente a Roma, ex titolare di una ditta di forniture per pizzerie. L’episodio mortale era accaduto alle 11 circa del 6 agosto scorso ad Altopascio, in provincia di Lucca, dove Pulcini si era recato per trascorrere, come di consueto, qualche giorno di vacanza in una villetta di proprietà con la moglie Sandra Baldi.
Contrariamente agli altri giorni il pensionato si trovava da solo seduto ai tavolini esterni del bar “Il buon caffè” di piazza Umberto per fare colazione quando un giovane, in compagnia di una ragazza, si avvicinava velocemente a Pulcini aggredendolo a calci e pugni con estrema violenza per poi sferrargli un terribile diretto in faccia. Il pensionato, già tramortito, rovinava sul selciato sbattendo la nuca sul marciapiede mentre il giovane, con mossa fulminea, saliva a bordo di una Fiat 500 bleu assieme alla giovane donna che era con lui facendo perdere le proprie tracce. Sul luogo giungevano i soccorritori del 118 ed i carabinieri del nucleo Investigativo del Comando provinciale di Lucca, diretti dal colonnello Dario Ragusa che, nell’immediatezza dei fatti, effettuavano i rilievi di rito avviando le ricerche per rintracciare il fuggiasco.
Pulcini veniva ricoverato con l’elisoccorso, in fin di vita, all’ospedale di Cisanello ma dopo dieci giorni di terribile agonia moriva nelle braccia della moglie che era rimasta al suo capezzale giorno e notte. Gli investigatori, coordinati dal Pm Elena Leone, avviavano una vera e propria caccia all’uomo acquisendo testimonianze e numerosi video delle telecamere stradali di sorveglianza che, in parte, avevano ripreso l’auto del fuggitivo mentre si allontanava dalla città. A poche ore dall’aggressione mortale avveniva un fatto assai singolare: un giovane si recava presso la locale caserma dei carabinieri accusandosi di avere aggredito l’anziano pensionato.
Dal suo racconto dei fatti, però, erano emersi parecchi elementi che facevano credere ai militari ben altro ovvero che il giovane al loro cospetto coprisse qualcun altro, depistando cosi le indagini. Soltanto a posteriori gli investigatori arrivavano alla conclusione che il giovane che confessava di essere l’aggressore dell’anziano pensionato avrebbe montato quella messinscena proprio per allontanare da sé ogni sospetto nel modo più convincente possibile. Quel ragazzo altri non era che Richard Balestra il quale usciva dalla caserma forse ritenendo di averla fatta franca. Per circa tre mesi i carabinieri avevano setacciato ogni ambiente della cittadina nel tentativo di catturare il presunto assassino. Sul movente poca roba: pare che la vittima avesse dato uno sguardo di troppo alla ragazza che si trovava in compagnia di Balestra, da qui l’aggravante dei futili motivi trascritta sul capo d’accusa.
Potendo contare su una fitta rete di parenti, amici e conoscenti che l’avrebbero coperto Balestra era rimasto uccel di bosco, Tredici persone infatti sarebbero state iscritte nel registro degli indagati poiché, stando alla pubblica accusa, avrebbero coperto la fuga del presunto killer e, in qualche caso, depistato le indagini. I carabinieri erano riusciti, sin da subito, ad individuare l’auto utilizzata per la fuga e a tracciare l’identikit dell’aggressore che aveva colpito l’anziano davanti a decine di persone. Con l’aiuto delle telecamere i carabinieri riuscivano a dare un volto al giovane indagato, lucchese di nascita ma residente ad Altopascio da dove non si sarebbe mai mosso.
Balestra infatti veniva catturato nella sua abitazione e trasferito alla restrizione domiciliare con l’obbligo di braccialetto elettronico dopo le incombenze di rito. L’attività investigativa, fanno sapere dal Comando dei carabinieri con una nota, è stata condotta in un contesto sociale particolarmente complesso. Le persone sottoposte alle indagini “si sono dimostrate reticenti e diversi testimoni, conoscendo le pericolosità dei soggetti coinvolti, hanno evidenziato un certo timore a fornire la collaborazione necessaria all’individuazione del responsabile”.