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Maria Denisa, gli accertamenti sulla madre e il ruolo dell’avvocato

La donna avrebbe taciuto agli investigatori l’esistenza di un secondo cellulare e i rapporti con un avvocato, che sostiene di sapere dove si trovi la figlia scomparsa.

Prato – Le indagini sulla scomparsa di Maria Denisa Adas, la 30enne romena sparita a Prato nella notte tra il 15 e il 16 maggio, hanno subito una svolta significativa con l’iscrizione nel registro degli indagati della madre della giovane, Maria Cristina Paun, 49 anni. La donna è accusata di aver fornito false dichiarazioni al pubblico ministero.

La scomparsa di Maria Denisa

Maria Denisa Adas è svanita nel nulla nella notte tra il 15 e il 16 maggio scorso dal residence di via Ferrucci a Prato, dove alloggiava per esercitare l’attività di escort. L’ultimo contatto telefonico della 30enne risale alle 23.00 di giovedì 15 maggio. Una conversazione con la madre, durata 38 minuti. Poco dopo quella chiamata, le telecamere di sorveglianza del residence hanno registrato l’uscita di un cliente dall’hotel. Da quel momento di Maria Denisa Adas si sono perse completamente le tracce.

La sua automobile è rimasta parcheggiata nel cortile interno della struttura ricettiva. All’interno della vettura ci sono ancora tutti i documenti di Denisa, compreso il passaporto. Un dettaglio che ha immediatamente fatto escludere agli investigatori la pista di un allontanamento volontario. Da quella notte, nonostante le ricerche intensive delle forze dell’ordine e gli appelli della famiglia, della giovane donna non si hanno più notizie.

La perquisizione nella stanza d’albergo

La perquisizione della stanza di Maria Denisa nel residence di via Ferrucci ha rivelato dettagli che confermano la natura improvvisa e non pianificata della sua scomparsa. Gli investigatori hanno trovato le chiavi ancora infilate nella toppa, dal lato interno della porta, e il rossetto preferito di Maria Denisa abbandonato su un ripiano: segni evidenti di un allontanamento repentino, che non le ha lasciato il tempo di raccogliere i suoi oggetti personali.

La scomparsa di Denisa e gli ultimi contatti

Tuttavia, mancano all’appello ancora diversi effetti personali: un trolley, la borsa e i due telefoni cellulari, che risultano entrambi spenti dalla notte della scomparsa di Maria Denisa. Questi elementi hanno indotto gli inquirenti a ipotizzare che chi ha portato via Maria Denisa abbia avuto il tempo e la lucidità di raccogliere alcuni effetti personali della donna, forse per depistare le indagini o per altri motivi, ancora da chiarire.

L’ipotesi del sequestro

La procura di Prato sta concentrando le indagini su uno scenario inquietante emerso dalle testimonianze raccolte. Maria Denisa, che da Roma si era trasferita nella città toscana per esercitare l’attività di escort, potrebbe essere stata sequestrata da un gruppo di connazionali romeni. Non per ottenere un riscatto ma per imporre condizioni i cui contorni sono ancora poco chiari.

Una delle testimonianze più drammatiche è quella raccolta da un’amica di Denisa, che ai magistrati ha riferito: “L’hanno presa e seviziata, le hanno buttato giù tutti i denti”. Secondo la testimone, a confessarle questi dettagli sarebbe stata proprio la madre della 30enne, Maria Cristina Paun.

Il cellulare nascosto e l’avvocato misterioso

Il punto di svolta nelle indagini è arrivato dalla scoperta di un secondo telefono cellulare in uso alla madre di Denisa, di cui la donna non aveva fatto menzione con gli investigatori. Lo smartphone è stato sequestrato dai carabinieri durante una perquisizione nell’abitazione romana, in cui la donna vive con la figlia. Su questo dispositivo è stato riscontrato uno scambio telefonico con un avvocato italiano. L’uomo si sarebbe messo in contatto con la Maria Cristina Paun dopo la scomparsa di Maria Denisa.

La madre di Denisa, Maria Cristina Paun

L’avvocato sostiene di sapere dove si trovi la 30enne: sarebbe viva e tenuta in ostaggio da alcuni clienti. Si sarebbe anche offerto di fare da mediatore con i rapitori di Denisa, per ottenerne il rilascio “a titolo gratuito”.

Due versioni contrastanti

Tuttavia, secondo la testimonianza dell’amica di Maria Denisa, l’avvocato non sarebbe un benefattore. Si tratterebbe invece di un ex cliente respinto, che non avrebbe accettato un rifiuto da parte di Maria Denisa. L’ipotesi è che l’uomo possa averla fatta rapire. Al momento, però, è soltanto un’ipotesi.

La madre di Denisa, probabilmente nella speranza di trattare privatamente con il professionista, avrebbe omesso di riferire questi contatti cruciali agli investigatori. Una decisione che le è costata l’iscrizione nel registro degli indagati.

Il timore dell’amica

La testimone chiave dell’inchiesta sulla scomparsa della 31enne, una delle amiche di Denisa, interrogata il 21 maggio come persona informata sui fatti, si è detta “molto impaurita” dopo aver riferito del presunto rapimento e delle possibili torture e sevizie che la ragazza avrebbe subito. Il timore della testimone è che possano esserci ritorsioni nei suoi confronti da parte dei presunti rapitori di Denisa.

Gli inquirenti fanno sapere che al momento non ci sono riscontri concreti su questi dettagli ma dalla testimonianza dell’amica di Denisa potrebbe emergere un quadro di violenze e ritorsioni.

Molteplici le piste ancora da scandagliare

Il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, ha chiarito che le piste investigative restano molteplici e si estendono anche oltre i confini toscani. Non è ancora emersa una pista privilegiata da parte degli inquirenti. Risulta difficile individuare un movente specifico per un sequestro da parte di un gruppo di connazionali romeni.

L’azione criminale potrebbe essere collegata al mondo della prostituzione ma gli investigatori restano cauti. Al momento non vi è nessuna certezza in una vicenda che presenta ancora troppi punti oscuri.

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