Marcellina ammazzata per colpe non sue

La bambina di Laureana di Borrello grida ancora oggi giustizia. I sicari sono rimasti impuniti e dalle indagini effettuate all’epoca dei fatti soltanto una delazione avrebbe potuto distruggere il muro di omertà contro il quale si scontrarono investigatori e magistrati basiti per tanta efferatezza. Eppure in molti sapevano, e non hanno parlato. E non parlano.

Gioia Tauro – La prima bambina vittima della ‘ndrangheta pare sia stata Marcella Tassone, uccisa e sfigurata a colpi di lupara, e poi finita con un colpo di 7.65 sul volto il 23 febbraio del 1989, a Laureana di Borrello, nella piana di Gioia Tauro, nel Reggino.

Una stele a ricordo della mattanza

Marcellina avrebbe compiuto a breve 11 anni. La sua era una famiglia come tante ma solo all’apparenza perché i tre fratelli di Marcella tentavano di farsi strada nella malavita locale. Uno di loro, Domenico di 33 anni, era stato ucciso in un agguato mafioso il 9 novembre del 1988, mentre un altro, Giuseppe di 30 anni, si trovava in carcere quando Marcellina moriva ammazzata sotto i colpi di due killer assieme all’altro fratello Alfonso, già noto alle forze dell’Ordine perché invischiato in una delle tante faide che insanguinavano la Calabria in generale, la Piana di Gioia Tauro in particolare.

Alfonso Tassone, militare in licenza, diffidato di polizia ed ex detenuto, era infatti l’obiettivo dei due sicari che da qualche ora aspettavano il passaggio dell’Alfetta del pregiudicato all’interno della quale, lato passeggero, sedeva Marcellina che non vedeva l’ora di tornare a casa per vedere in tv il Festival di Sanremo. dell’agguato avvenuto la sera del 23 febbraio del 1989.

Le indagini si scontrarono contro un muro di omertà invalicabile

Tassone pare avesse fatto uno sgarbo ad un boss della zona e la vendetta non si era fatta attendere. Erano da poco passate le 20.30 quando in contrada Vecchio Macello, alla estrema periferia del paese, transitava l’auto con i due congiunti a velocità normale. Nei pressi di una curva la vettura veniva centrata da diverse scariche di pallettoni provenienti da fuoco incrociato, segno questo che i killer si erano posizionati nei due lati opposti della strada per essere sicuri di colpire il bersaglio.

Alla prima scarica di lupara Alfonso, forse già colpito a morte, perdeva il controllo dell’auto che rovinava contro un muretto di cemento dopo un centinaio di metri percorsi sbandando paurosamente. I killer si avvicinano all’auto continuando a sparare tanto che fratello e sorella spiravano istantaneamente l’uno accanto all’altro, in un estremo tentativo di ripararsi a vicenda.

La ragazzina verrà centrata da sette colpi di lupara e da un colpo di semiautomatica alla testa che sfigureranno il volto di Marcellina, testimone scomoda e senza colpa della barbarie umana e della vigliacca violenza di due balordi impuniti.

Marcellina nell’acquerello dell’artista Maria Accordino

Solo dopo due ore i carabinieri verranno avvisati da una telefonata anonima della strage e una volta sul posto, completamente isolato, si renderanno conto dell’efferatezza dell’agguato che lasciava basiti magistrati e militari. Salvatore Tassone e Maria Catananzi, distrutti dal dolore, piangeranno cosi tre figli morti ammazzati per mano mafiosa:”…

“…Chi è stato? Le indagini, come per gli altri delitti, non hanno portato a nulla – scrive Sebastiano Ardita, magistrato, sul suo profilo Facebook – ma la gente qui […] dice che è semplice sapere chi è stato [ …]tutto un gruppo familiare che abita in un quartiere vicino al luogo in cui è avvenuta la strage. Scriverà il cronista Pantaleone Sergi, per raccontare questa triste storia che vede ancora liberi e impuniti gli assassini. Intanto il nome di Marcella si aggiunge, con poca memoria, al lungo elenco delle vittime innocenti della mafia…”.

Sebastiano Ardita, magistrato

Le indagini si dimostrarono da subito superficiali e inefficaci. Un battaglia contro l’omertà che continua inesorabile sino ad oggi. E su cui le mafie basano gran parte della loro effimera potenza. Chi ha ucciso Marcellina? C’è qualcuno che, a distanza di tanti anni, potrebbe riferire qualche particolare utile? Anche per sentito dire?

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