La giovane donna, con problemi psichici, aveva deciso di trasferirsi in Campania per convivere con il suo fidanzato. Marzia era rimasta in casa della sorella dell’uomo per diversi mesi ma poi il suo compagno era morto. Alcuni vicini di casa avrebbero riferito di averla vista dopo la data ufficiale della sparizione. Per altri ancora la ragazza era stata maltrattata e viveva in uno sgabuzzino dove sarebbe stata relegata dagli attuali indagati.
Pontecagnano Faiano – Scomparsa volontariamente o morta ammazzata? Sulla sorte di Marzia Capezzuti, 29 anni, partita da Milano alla volta di Pontecagnano, per convivere con il fidanzato Alessandro, non si sa più nulla. La donna è sparita come un fantasma dal 1 giugno dell’anno scorso senza lasciare tracce. Prima di essere irreperibile Marzia abitava in casa della famiglia del suo compagno e proprio da quell’abitazione sarebbe andata via verso ignota destinazione.
Un uomo, rimasto anonimo, nel febbraio di quest’anno, avrebbe denunciato ai carabinieri, dunque alla Procura di Salerno che coordina le indagini, che la giovane sarebbe stata segregata, maltrattata e uccisa dalle persone con le quali risiedeva. Accuse gravissime alle quali però gli inquirenti avrebbero creduto tant’è che sul registro degli indagati sarebbero stati iscritti cinque soggetti, parenti fra di loro, accusati di omicidio e occultamento di cadavere.
Pare che durante il periodo nel quale gli attuali sospettati sarebbero stati pedinati e sottoposti a controlli di varia natura, sembra che qualcuno di loro, attraverso un bancomat, abbia ritirato la pensione di invalidità di Marzia, che soffre problemi psichici. La donna sparita nel nulla sarebbe beneficiaria di un sussidio mensile di 800 euro che sarebbe stato percepito per alcuni mesi da un individuo senza alcuna delega.
Dunque il movente per un eventuale omicidio potrebbe essere quello economico ovvero l’intento, riuscito, di sottrarre alla vittima l’intero importo della pensione. Sembra anche che Marzia vivesse in condizioni precarie, chiusa in una sorta di sgabuzzino senza gabinetto. Carabinieri e magistrati inquirenti avrebbero eseguito ogni sorta di ricerca come scavi, analisi scientifiche di automobili, verifiche impronte digitali e tracce ematiche.
Tutto inutile, Marzia Capezzuti non si trova. Si è letteralmente dileguata come un fantasma. Comunque stiano le cose i parenti del fidanzato o compagno della donna sparita, poi deceduto, rigettano al mittente tutte le accuse dicendo che Marzia, dopo la morte di Alessandro, era rimasta in casa della sorella dell’uomo dove era libera di uscire e di entrare appunto perché ospite gradita. Alcuni vicini di casa pare abbiamo affermato che la donna era stata vista nel rione anche in data postuma a quella ufficiale della scomparsa dunque la vicenda si fa ancora più ingarbugliata:
”…Prima di sparire ci aveva telefonato – racconta Ciro Capezzuti, padre della giovane – era l’estate dell’anno scorso. Marzia ci inviava una foto dicendoci che era incinta ma noi non le abbiamo creduto. Poi abbiamo saputo della sua sparizione con una notifica della Procura di Salerno, e ci siamo davvero preoccupati. A questo punto ritengo che come genitori siamo stati superficiali perché quando Marzia è partita non ci siamo informati sui parenti del fidanzato, men che meno su dove sarebbe andata a vivere. Lei non si faceva sentire spesso ma poi abbiamo ricevuto una telefonata da parte di Barbara, la sorella del suo compagno, che ci diceva che Marzia stava bene, era felice e contenta di rimanere a Pontecagnano. Dovevamo sincerarci di quanto diceva…”.
Qualche settimana più tardi la stessa Barbara avrebbe richiamato casa Capezzuti informando i genitori di Barbara, già sparita da mesi, che erano arrivati i carabinieri e che le stavano mettendo sotto sopra l’abitazione perché ritenuta una dei presunti responsabili della sparizione di Marzia:
”…Subito dopo quella telefonata – aggiunge Ciro Capezzuti – mi hanno convocato in caserma i carabinieri della mia zona che mi hanno notificato un atto tramite il quale abbiamo saputo tutta la verità sulle condizioni di vita di nostra figlia: con reiterate percosse, condotte di prevaricazione e continue vessazioni consistite anche in atti privativi della libertà personale, maltrattavano Marzia, persona in condizioni di minorata difesa, sottoponendola ad uno stile di vita sofferente, vessatorio e mortificante… Questo c’era scritto nell’atto. E nel frattempo qualcuno si prendeva la pensione. Vogliamo sapere che fine ha fatto nostra figlia…”.
Un altro testimone, le cui dichiarazioni dovranno essere verificate dagli inquirenti, ha riferito di aver visto Marzia trascinarsi per strada attese le sue precarie condizioni di salute provocate dai presunti maltrattamenti in suo danno. La tragica vicenda ricorda da vicino quella di Agata Scuto, la ragazza disabile di Acireale, in provincia di Catania, che percepiva una pensione di invalidità. Della ragazza non si hanno più notizie da dieci anni.