Malfunzionamento App giustizia: Csm avvia monitoraggio, allarme toghe e avvocati

Santalucia (Anm): “Il processo telematico mette gli uffici in ginocchio”. Da Roma a Milano i tribunali sospendono l’applicativo.

Roma – Da Roma a Milano il malfunzionamento dell’applicativo ‘App 2.0’ per il processo telematico riservato a magistrati e cancellieri ha portato al caos. Problemi tecnici, rischio ritardi e paralisi negli uffici giudiziari. Tanto che Tribunali e Procure hanno dovuto bloccare temporaneamente l’utilizzo dell’App entrata in vigore il primo giorno dell’anno dopo il via libera al decreto del 27 dicembre. Per questo la settima commissione del Csm ha avviato un immediato monitoraggio degli effetti del dm 27 dicembre 2024 n. 206 e della conseguente estensione del processo penale telematico anche alla fase dibattimentale. Intanto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia definisce “un’emergenza” quella del processo
penale telematico, che “è stato costruito senza un’adeguata e necessaria sperimentazione” e questo “sta mettendo in ginocchio gli uffici giudiziari penali”.

“Ho letto delle misure del ministero che consentono un ritorno almeno temporale al cartaceo – afferma Santalucia – perché la telematizzazione così come è stata costruita ad oggi è insufficiente e inadeguata”. I numeri sono impietosi: “la scopertura del personale amministrativo generale ha percentuali elevatissime, intorno al 40%” e “senza quelle risorse, la giustizia farà molti passi indietro”. Da qui l’appello al ministero affinché assicuri quelle risorse che verranno a mancare quando cesserà il Pnrr. Al Csm è stato avviato il monitoraggio. Già con delibera dell’11 luglio 2024 il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, ”adottando il previsto parere sul dm 27 dicembre 2024 n. 206, aveva evidenziato le criticità tecnologiche del Ppt e l’assenza di sperimentazione negli uffici giudiziari prospettando la necessità di mantenere un doppio binario (analogico e digitale) anche per l’udienza preliminare e dibattimentale”.

Csm avvia il monitoraggio sul malfunzionamento dell’App giustizia

Veniva, poi, auspicato un “deciso cambio di passo qualitativo nella gestione del Ppt (anche alla luce dei ripetuti malfunzionamenti verificati nella gestione delle archiviazioni)”. L’entrata in vigore del dm 27 dicembre 2024 n. 206 (pubblicato in Gazzetta ufficiale solo il 30 dicembre scorso) ha già determinato l’attestazione di malfunzionamenti dell’applicativo da parte di molti uffici giudiziari italiani (Milano, Roma, Torino, Catania, Bari, Lecce, Siracusa solo per citarne alcuni): per queste ragioni la Settima commissione ha dato immediato incarico alla Struttura tecnica dell’organizzazione di verificare la rilevanza e l’entità dei dichiarati malfunzionamenti affinché la Commissione ”ne valuti in tempi ristrettissimi il loro impatto sull’organizzazione e l’efficienza degli uffici giudiziari coinvolti”.

L’avvio del nuovo sistema digitale per atti e documenti giudiziari fin dal primo giorno è stato contraddistinto da difficoltà nella sua applicazione tanto che i presidenti dei Tribunali, da Roma a Torino da Milano a Napoli, Bolzano e Pescara, hanno disposto la sospensione dell’applicazione. Una scelta condivisa anche dalla procura della Capitale, la più grande d’Italia, che ha imposto un blocco fino al 31 gennaio. Il procuratore capo Francesco Lo Voi in una circolare ha stabilito che i pubblici ministeri per i prossimi 23 giorni dovranno “redigere e depositare” gli atti “in forma di documenti analogici” invitando a trasmettere “con modalità non telematiche documenti, richieste e memorie”. Anche il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, parla di “rischi” di rallentamento per “l’ordinaria attività processuale”.

A Napoli, dove si è svolta una riunione con i capi degli uffici inquirenti, il tribunale ha sospeso l’applicazione fino al 31 marzo. A Napoli, dove si è svolta una riunione con i capi degli uffici inquirenti, il tribunale ha sospeso l’applicazione fino al 31 marzo. Di caos avevano parlato anche i penalisti. Rimodulare i tempi di attuazione del processo penale telematico, “secondo scadenze che tengano conto dell’effettivo avanzamento dei sistemi telematici e della preparazione professionale impartita al personale di cancelleria, preservando l’efficienza degli uffici giudiziari e soprattutto garantendo il concreto ed effettivo esercizio del diritto di difesa”. Era la richiesta arrivata dall’Unione delle Camere penali, in relazione ai malfunzionamenti e sospensione unilaterale dell’applicativo ‘App 2.0’ riservato a magistrati e cancellieri.

“La progressione è stata imposta con tempi e modi insensibili alle criticità segnalate e senza adeguata interlocuzione con gli utenti ‘abilitati interni ed esterni – lamentano i penalisti – L’effetto è stato quello di creare le condizioni oggettivamente non gestibili per il quotidiano esercizio delle funzioni giudiziarie, che hanno indotto vari capi degli uffici a fare ricorso a strumenti certamente inadeguati per scongiurare una paralisi, o peggio, il governo del caos nel sistema penale”.

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