Ma che bella pensata: i capigruppo della Camera avranno un aumento di stipendio

I presidenti dei gruppi parlamentari avranno un aumento di indennità che ammonta a 1200 euro netti in tasca. Un’operazione a saldo invariato che non pesa sul bilancio della Camera. Intanto i politici fanno a gara a chi si contraddice di più. Uno su tutti? Il solito Conte che pare aver perso la buona abitudine della coerenza, almeno politica. La giostra va avanti.

Roma – Nessun fastidio e nessuna lamentela per i paladini dell’anticasta. Tutto è passato nel silenzio più assoluto, anzi con l’avallo del M5s, salvo dopo prendere le distanze per dire, come un po’ tutti, che “rinunciavano ai fondi”. I capigruppo a Montecitorio avranno un aumento di stipendio. Una di quelle notizie che faranno storcere il naso a molti, in tempi di caro prezzi, mentre l’inflazione corre e le famiglie sono sempre più in difficoltà.

In pratica l’ufficio di Presidenza di Montecitorio ha deciso con una delibera, la 45/2023, di aumentare la retribuzione ai presidenti dei gruppi parlamentari, i quali riceveranno dalla Camera una indennità aggiuntiva pari a quella già erogata ai presidenti di commissione, del valore di 2.226,92 euro lordi al mese, 1.269,34 euro netti. L’indennità arriverà anche per i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma ridotta alla metà. Per il 2023 l’indennità aggiuntiva sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari. Dal 2024 l’indennità, invece, sarà erogata direttamente dalla Camera.

Il Movimento 5 Stelle è l’unico partito di opposizione a votare insieme alla coalizione del governo Meloni all’incremento delle indennità per i capigruppo alla Camera dei deputati. Spiazza ancora una volta il partito guidato da Conte, che anni fa predicava l’abolizione della povertà e obbligava i suoi parlamentari a restituire parte dello stipendio. Oggi l’ennesima giravolta con l’ufficio di presidenza di Montecitorio che ha approvato l’incremento delle indennità.

Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte

Infatti, la decisione è stata presa con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e del Movimento Cinque Stelle. Astenuti invece Pd, Alleanza Verdi Sinistra e Roberto Giachetti di Italia Viva. L’incremento non peserà sul budget di Montecitorio perché arriverà, viene spiegato, dalle risorse già in capo ai gruppi stessi.

Ecco tutti i parlamentari che beneficeranno dell’aumento: Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, Chiara Braga per il Partito Democratico, Riccardo Molinari della Lega, Francesco Silvestri per il Movimento Cinque Stelle, Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia, Matteo Richetti, capogruppo di Azione, Luana Zanella di Avs, Maurizio Lupi (NcI), Manfred Schullian (Svp). Inoltre, è previsto un aumento di circa 635 euro per: Riccardo Magi (Più Europa), Renate Gebhard (Svp).

“Nell’ufficio di Presidenza abbiamo approvato una delibera che prevede di corrispondere una indennità per i presidenti dei Gruppi parlamentari pari a quella dei presidenti di commissione, senza prevedere nessun aumento di spesa per il bilancio della Camera dei deputati – spiega il Questore della Camera dei deputati Paolo Trancassini – Con questa indennità, che dovrà essere prelevata dal contributo che viene versato ai Gruppi parlamentari, viene riconosciuta l’importanza del ruolo e delle attività dei presidenti dei Gruppi parlamentari. Ribadisco, tiene a precisare, che questa operazione non prevede nessun aumento di spesa, neanche di un centesimo”.

La giustificazione o meglio il chiarimento è opportuno vista la demagogia fino adesso portata avanti dal M5s contro la cosiddetta casta, ossia contro ogni privilegio dei rappresentanti dei cittadini italiani. Insomma, è chiaro che le risorse necessarie saranno prelevate dal contributo concesso ai gruppi parlamentari e quindi l’operazione è ad invarianza di spesa rispetto al bilancio complessivo di Montecitorio. In pratica, come viene affermato, non ci saranno spese aggiuntive.

La maggioranza è sempre stata a favore degli aumenti di stipendio

Ma il problema non è questo, è solo un nuovo atteggiamento che, si rileva, viene assunto dai pentastellati, dopo una bagarre mediatica contro le liquidazioni agli ex senatori di qualche settimana addietro. In ogni caso, Francesco Silvestri, parlamentare vicino a Conte, afferma “in linea con la mia storia personale e quella del Movimento 5 Stelle, non mi avvarrò in alcun modo di questo aumento e farò in modo che le risorse, proprio come prima che questa delibera divenisse effettiva, vengano utilizzate per lo svolgimento delle nostre battaglie politiche”.

Ecco un nuovo e non richiesto chiarimento personale, che è in linea, questo sì, con una narrazione ormai persa per strada e divenuta altalenante. La giostra va avanti.

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