Il comandante generale dei carabinieri ha commentato il colpaccio effettuato nella mattinata di ieri che ha visto l’arresto del superlatitante di Castelvetrano, ricercato da 30 anni.
Milano – «Nell’ultimo mese avevamo capito che il cerchio si stava stringendo e sapevamo che ogni momento poteva essere quello buono. Negli ultimi giorni eravamo più consapevoli, ma la storia ci ha insegnato che nulla è scontato soprattutto quando si tratta di un capomafia».
Il comandante generale dei carabinieri, Teo Luzi, ha commentato così in un’intervista al Corriere della Sera gli eventi che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro.
«Le nostre ricerche – ha aggiunto – si sono sempre concentrate in Sicilia, eravamo pienamente consapevoli di dover trovare un buco nella rete di protezione del capo. Ma è bene sapere che si tratta di una rete stretta e non facilmente penetrabile, dopo la cattura tutto sembra semplice. Avevamo un pool di investigatori dedicati esclusivamente a questa indagine e con un gioco di squadra – che evidentemente comprende la polizia di Stato e gli altri apparati di sicurezza – siamo riusciti ad afferrare il filo giusto. Il metodo del generale Carlo Alberto dalla Chiesa è quello tuttora applicato dai colleghi del Ros che prevede la perseveranza e soprattutto la scelta di utilizzare le tecniche investigative tradizionali. Vuol dire raccolta di tantissimi dati informativi dei reparti dei carabinieri, intercettazioni telefoniche e ambientali, verifiche sulle banche dati dello Stato, interrogatori».
«Questa è una battaglia vinta – ha detto ancora il generale – non è certamente la fine della mafia. Noi continueremo la lotta contro Cosa Nostra perché il cerchio non è chiuso e anzi le indagini devono andare avanti nella consapevolezza che il nemico è tuttora forte e capace di infiltrarsi nelle istituzioni. Quando la mafia non spara non vuole dire che non sia attiva, anzi. La cattura di Messina Denaro ci dà nuovi stimoli ad andare avanti proprio seguendo il metodo applicato finora. C’è un’altra rete, quella degli affari e delle infiltrazioni, che va smantellata”.
«Non ci sono misteri, né segreti inconfessabili su questo arresto – ha concluso Luzi -. Abbiamo indagato per anni e anni e abbiamo lavorato per fargli terra bruciata intorno. Fino a questo risultato straordinario che deve essere dedicato a tutte le vittime di mafia».