Il procedimento civile ha già da tempo un approccio molto più tecnologico, tanto da evolversi in un processo quasi solo scritto e comunque totalmente digitale. Per quanto attiene la giustizia penale, gli interrogativi sono forse molteplici e i più ritengono che solo le carte possano essere smaterializzate e non il rito. Sara così davvero?
Il mondo del diritto si è interrogato e continua a interrogarsi sui dilemmi correlati alla digitalizzazione del processo in questo periodo di emergenza. I giuristi si dividono tra chi ritiene che questa innovazione possa essere una chance anche per il futuro post COVID, e chi invece è intimorito già dall’applicazione del processo smaterializzato in questo periodo e ancora più teme che esso possa prepotentemente diventare una costante. Molti sono i principi fondamentali che entrano in campo nelle discussioni in materia di processo digitale: il principio del contraddittorio tra le parti; il principio di oralità del processo; il principio d’immediatezza della prova che si forma quindi direttamente dinnanzi al giudice che emetterà la decisione finale; la protezione della privacy in un mondo tecnologico in cui la sicurezza informatica non può essere riconosciuta in maniera completa, oltre ai tanti problemi della rete internet che subisce spesso dei blocchi.
L’approccio al processo smaterializzato pone diversi interrogativi sia agli operatori sia agli studiosi del diritto, forse in modo diverso tra processo penale – in cui entrano in campo le libertà individuali – e processo civile.
Il procedimento civile ha già da tempo un approccio molto più tecnologico, esistendo il processo telematico cui gli operatori si sono già abituati e su cui si è già discusso per renderlo quanto più conforme ai diritti e ai riti normati. Per il processo penale è invece un novum. Secondo alcuni studiosi, il processo civile potrebbe addirittura evolversi in un processo quasi solo scritto e comunque totalmente digitale, utilizzando gli strumenti tecnologici anche per snellire gli incombenti degli uffici giudiziari. Alcuni quindi auspicano che questo periodo emergenziale possa portare a un’epocale riforma nei modi di celebrazione del processo civile. Per quanto attiene la giustizia penale, gli interrogativi sono forse molteplici e i più ritengono che solo le carte possano essere smaterializzate e non il rito. È davvero così? Gli arrestati davvero vogliono confrontarsi con i magistrati e guardare in faccia chi li giudicherà? Forse dobbiamo interrogarci a monte sul senso del processo e sul risultato che si vuole ottenere: il processo è lo strumento della giustizia che deve portare i consociati a sentirsi protetti e sicuri. È il metodo o lo strumento ad assumere centralità per il raggiungimento del fine giustizia?
Sono temi cruciali su cui lungamente ci si troverà a discutere e per cui l’applicazione pratica potrà rappresentare un buon banco di prova.