La tecnologia ha ormai invaso la nostra esistenza ma dall’utility si è passati a vere e proprie azioni di spionaggio sociale. Dal Grande Fratello alla Sorveglianza Biometrica il passo è stato breve. E non è più un gioco. Da un momento all’altro potremmo trovarci in galera per errore grazie all’algoritmo
Roma – Se ne aveva sentore da tempo che in giro tirava una gran brutta aria. Già alcuni autori di distopie ci avevano allertato sul pericolo incombente. Ad esempio, George Orwell nel suo famoso romanzo “1984” pubblicato nel 1949 narrava di una società i cui individui erano succubi del Grande Fratello che tutto vedeva e sapeva.
Da allora la locuzione “Il Grande Fratello vi guarda” è entrata nel gergo comune per alludere ad un’entità che sottomette i cittadini. Ma si pensava che la fantasia non potesse diventare realtà. Ed invece è successo, eccome.
Stiamo parlando dell’occhio elettronico che ci segue dappertutto, spia, controlla, scruta, valuta e riferisce. Anche quante volte si va in bagno. E fosse solo questo.
Agli inizi degli anni 2000 era stata approntata la rete Echelon, un sistema mondiale d’intercettazione delle comunicazioni private e pubbliche. Oggi si è fatto un ulteriore passo verso il baratro con la sorveglianza biometrica.
In tutta Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, da parte delle forze di polizia, autorità locali e aziende private, tecnologie sperimentali e invasive per setacciare e analizzare i nostri dati biometrici.
Succede che mentre ci si muove negli spazi pubblici, i nostri volti e i nostri corpi vengono catturati da macchine infernali per essere trasformati in oggetti. Ci si riferisce al riconoscimento facciale dell’iride, della retina, della voce, di come si cammina, del DNA, del palmo e della geometria della mano, fino alle impronte digitali.
Tutti dati sensibili che hanno a che fare con la nostra identità personale, da cui si possono dedurre informazioni personali su chi siamo, sul nostro stato di salute, sui nostri gusti, tendenze, abitudini e di altro ancora. Una tendenza controproducente per il comune cittadino perché zeppa di pericoli.
A tal riguardo la polizia tedesca ha sperimentato la sorveglianza biometrica di massa per controllare i manifestanti del G20 ad Amburgo.
Il Comune di Como ha installato in gran segreto sulle telecamere di sorveglianza già installate, un sistema di riconoscimento facciale in tempo reale per la rilevazione del vagabondaggio e sconfinamento in zone private.
Il rischio per le libertà individuali di ogni cittadino è che questa tecnologia può essere utilizzata per prevaricare chi vuole semplicemente esercitare un suo diritto.
E poi c’è il ricorso all’algoritmo, il novello demiurgo fornito di spiccate qualità taumaturgiche, che in realtà commette errori colossali. Ad esempio gli algoritmi riconoscono con precisione che sfiora il 100% le persone con carnagione chiara. La percentuale crolla al 35% per quelle con la pelle scura. Con conseguenze disastrose per accedere a servizi fondamentali, come esami o sistemi di pagamento online o venire accusati per errore di un reato.
Sugli algoritmi si basano anche i controlli fiscali sui contribuenti ai fini dell’evasione con quel che ne può scaturire in ordine a errori e falsi profili finanziari.
Numerose persone negli USA hanno subito le stranezze dell’algoritmo, con tutte le conseguenze del caso. Le forze di polizia del nostro Paese sono fornite dal “SARI Enterprise”.
Al momento pare non ci siano dati sufficienti al riguardo di quante volte sia stato usato e nemmeno se si sia sbagliato o meno. La documentazione relativa dell’azienda produttrice datata 2016 ci informa che in alcune condizioni la precisione dell’aggeggio non supera l’80%.
Vale a dire che su 10 soggetti, 2 rischiano di subire le allucinazioni della tecnologia, venendo per errore identificati, col rischio di essere perseguiti per reati che sono solo nella testa dell’Occhio che vigila!
Si rende urgentissimo, quindi, un intervento che risolva il vuoto legislativo a livello europeo, per abolire l’uso della sorveglianza biometrica, che di fatto è un controllo di massa. Ci trasforma in merce in movimento con codice a barre.
In una società sempre più connessa, la condivisione delle informazioni è di vitale importanza per aziende e istituzioni politiche. Tanto è vero che si parla di “capitalismo della sorveglianza”. Con grave danno alle libertà fondamentali e ai diritti delle persone, come quello alla riservatezza, di manifestare il proprio pensiero e di non essere discriminati.
Se ci pensiamo è l’evoluzione parossistica di un processo iniziato qualche decennio fa con l’avvento del bancomat, del cellulare, del computer e delle telecamere. Quattro aggeggi infernali che tracciano ogni atto e/o operazione compiuti. Con la sorveglianza biometrica si ha la consapevolezza che abbiamo toccato il fondo del burrone.