L’uomo ha accettato l’estradizione in Italia e dovrà dare tante spiegazioni agli inquirenti che sono convinti della sua colpevolezza nell’omicidio della nipote Saman Abbas. Nel frattempo i Ris di Parma potrebbero stabilire se il frammento osseo ritrovato sulle rive del Po appartiene o meno alla povera studentessa scomparsa.
Novellara – Uno dei casi più inquietanti di cronaca nera del 2021 è stato senza dubbio quello della sparizione forzata di Saman Abbas, la diciottenne pakistana scomparsa da casa il 1 maggio scorso. Il movente più accreditato sarebbe riconducibile al rifiuto da parte della ragazza di unirsi in un matrimonio combinato con un connazionale che non amava e che forse conosceva a stento.
Il rifiuto di Saman di sottostare alla volontà della famiglia e alla stretta osservanza delle tradizioni islamiche aveva portato la giovane ad un primo allontanamento volontario e alla denuncia dei congiunti. Saman Abbas era stata ospite di una struttura protetta ma poi i suoi genitori l’avevano convinta a tornare a casa forse ritirando momentaneamente le loro imposizioni.
Alcuni giorni dopo il suo rientro in famiglia Saman spariva come un fantasma e del suo corpo non ci sono tracce. Le indagini, grazie ad alcuni video di telecamere di sorveglianza, portavano all’arresto, oltre che di due cugini della giovane, dello zio Danish Hasnain, considerato l’esecutore materiale dell’omicidio della studentessa e catturato dalla polizia francese a Parigi. Hasnanin davanti ai giudici francesi faceva scena muta dichiarandosi estraneo ai fatti. Vedremo se farà la stessa cosa con gli inquirenti italiani a cui dovrà molte spiegazioni.
Di fatto le ricerche venivano sospese ma non le indagini che sulla scorta delle confessioni del fratello della vittima, e delle risultanze dell’inchiesta, oltre che di indizi consistenti, portavano al ritrovamento di resti organici (si parla di un frammento di ossa), segnalati da un passante e rinvenuti in zona Lido Po di Boretto, in provincia di Reggio Emilia.
Il reperto è stato poi consegnato al Ris di Parma a cui spettano le prove di comparazione del Dna per scoprire se quel pezzetto di osso appartiene o meno a Saman. Gli investigatori, coordinati dalla Pm Laura Galli, ipotizzano che la ragazza sia stata uccisa dai suoi familiari per punizione e che, successivamente all’omicidio, avrebbero distrutto e nascosto il cadavere. Saman infatti era innamorata di un ragazzo con il quale era fidanzata e mai e poi mai avrebbe accettato di sposare uno sconosciuto che pare le fosse anche lontano parente.
La giovane sperava di raggiungere Parigi assieme al ragazzo pakistano che aveva conosciuto on line, durante la sua permanenza in casa-famiglia, per coronare il loro sogno d’amore. Dopo la sparizione della giovane era stato lo stesso fratello della vittima ad indicare ai carabinieri il fiume Po come probabile luogo dove i congiunti avrebbero gettato il corpo della sorella.
Durante una riunione di famiglia, infatti, uno dei cugini di Saman avrebbe suggerito di nascondere il corpo di Saman gettandone i resti nel Po. Durante le indagini erano stati ritrovati altri resti ossei nei paraggi dell’abitazione della famiglia Abbas ma le analisi scientifiche avevano attestato l’appartenenza del materiale biologico agli animali selvatici della zona.
Al momento rimangono indagati per omicidio e distruzione di cadavere, oltre a Danish Hasnain, Shabbar Abbas, padre della ragazza, la madre Nazia Shaheen e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Quest’ultimo e i genitori di Saman sono ancora latitanti ma attivamente ricercati dalle polizie di mezzo mondo:
”…Forse il corpo di Saman non lo troveremo mai o magari lo troveremo tra anni e anni – ha detto la nota Pm Lucia Musti della Procura generale di Bologna durante l’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, seduta speciale contro la violenza sulle donne – la statistica giudiziaria non si è adeguata al comune parlare, al vocabolario di oggi. Non esiste la parola femminicidio nella statistica giudiziaria. Esistono gli omicidi, i tentati omicidi, ma senza distinzione di sesso. Lo dico come elemento di curiosità…Le procure della Repubblica agiscono in modo molto celere sul tema della violenza contro le donne, lo si faceva anche prima dell’introduzione del Codice rosso. Le esecuzioni di sentenza in tema di codice rosso o fasce deboli sono eseguite con super priorità. Se in una giornata arrivano ad esempio 10 sentenze passate in giudicato da eseguire, tutte verranno eseguite in quel giorno ma sicuramente la prima della lista sarà una sentenza a tema Codice rosso…”.