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Lo scontro politico sull’antisemitismo va oltre il Giorno della Memoria

Ire e attacchi incrociati tra Fdi e Pd. Dal caso di Ester Mieli sull’indifferenza della sinistra alla freddezza del sindaco di Bologna.

Roma – Lo scontro politico sull’antisemitismo e sulla Giornata della Memoria prosegue. Nell’antico duello ideologico della Destra contro la Sinistra e viceversa, nuovi casi di una vecchia storia riaccendono le polemiche. Due casi, in particolare, hanno suscitato ire e attacchi incrociati tra Fratelli d’Italia e Partito Democratico. Ester Mieli, senatrice del partito di Giorgia Meloni e ex portavoce della comunità ebraica, ha scatenato la bufera bollando il Pd come “indifferente all’odio antisemita”.

Apriti cielo, la senatrice del Pd Sandra Zampa, trovando “sconcertanti quelle parole”, ha addirittura chiesto le sue dimissioni dalla Commissione per il contrasto ai crimini d’odio e di antisemitismo, quella presieduta da Liliana Segre e di cui lei è vicepresidente. Mieli aveva puntato il dito contro la sinistra rea, a suo dire, di restare indifferente “davanti a manifestazioni dove cori, slogan, bandiere strappate o striscioni antisemiti hanno fatto da padroni”.

Immediate le reazioni del Pd, in primis quella di Valter Verini: “Ester Mieli sa che la lotta all’antisemitismo è nel nostro dna. Lei partecipò alla nascita del Pd e prima al congresso ‘I care’ dei Ds. Negli anni di Veltroni in Campidoglio condivise l’emozione dei viaggi della memoria ad Auschwitz Poi la ritrovammo con Alemanno e oggi con la destra che non riesce a dirsi antifascista, che non condanna i saluti romani, che tiene i busti di quel Duce delle leggi razziste, dei rastrellamenti degli ebrei per i campi dì sterminio. Parole, le sue, ingiuste, false, offensive”.

Ester Mieli

Polemica opposta è quella in cui a essere stato preso di mira è stato il sindaco del Pd di Bologna Matteo Lepore. Secondo il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti, il primo cittadino dem si sarebbe allontanato durante un discorso nella Giornata della Memoria. Nel corso di un intervento da parte del dell’Istituto Cattaneo Asher Colombo – invitato a Palazzo d’Accursio per un discorso dal titolo ‘Giorno della Memoria e antisemitismo prima e dopo il 7 ottobre’ – Lepore si sarebbe alzato e avrebbe lasciato per pochi minuti l’aula.

Inoltre, alla fine dell’intervento di Colombo, una parte della maggioranza, secondo testimonianze di chi era presente, non ha applaudito. Il presidente della comunità ebraica Daniele De Paz non ha nascosto di trovarsi di fronte a un “clima diverso” e a una certa “freddezza. E non è che Colombo ha fatto un intervento a sorpresa – chiarisce De Paz –. Si trattava di un titolo e di contenuti concordati, ovviamente. E se qualcuno riteneva che parlare del dopo 7 ottobre in consiglio potesse turbare, forse poteva dirlo prima. Non si può non parlarne, è come nascondersi dietro un filo d’erba”.

Un corto circuito che pare sia stato risolto qualche ora dopo, con una dichiarazione congiunta di Paz e Lepore dove si metteva nero su bianco il “dispiacere per le reciproche incomprensioni” e un avvenuto “incontro chiarificatore per ristabilire il clima positivo e di dialogo che contraddistingue i rapporti tra Comune di Bologna e comunità ebraica”.

Eppure Paz ha acceso il fuoco delle polemiche del partito di Meloni. Il senatore di FdI Marco Lisei ha parlato di “plastica rappresentazione” di “una sinistra che strizza l’occhio all’antisemitismo che stiamo vedendo in alcune piazze. Elly Schlein sta muta di fronte a queste derive o prenderà posizione?”.

Matteo Lepore, sindaco di Bologna

Stessi toni per Marta Evangelisti, capogruppo dei meloniani in Regione: “I mancati applausi sempre di parte della maggioranza hanno confermato un evidente disappunto nei confronti fronti di quanto espresso dal relatore a cui non è seguita però dichiarazione. A questo punto, Lepore e i suoi sodali, dovrebbero chiarire cosa li abbia infastiditi. Ci chiediamo, il sindaco non conosce le buone maniere o era in malafede?”.

E come se non bastasse l’Italia nel Giorno della Memoria ha vissuto un sabato di tensione per i cortei pro Palestina che hanno sfilato da Milano a Napoli violando i divieti del ministro dell’Interno Piantedosi. Ma i dati cosa ci dicono? Esiste davvero il pericolo dell’odio anti-semita o è un tema divisivo solo sul piano politico? Quello che emerge è che dal 7 ottobre, inizio del conflitto fra Hamas e Israele, in diversi Stati si è verificato un netto incremento di episodi di antisemitismo.

In Italia, secondo il Viminale, fino al 31 dicembre se ne sono contati 135 (scritte sui muri, striscioni anti-Israele, cori durante cortei , danneggiamenti, imbrattamenti, insulti) con 42 persone denunciate. Anche l’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea ha registrato 73 segnalazioni a ottobre, 72 a novembre, 67 a dicembre. A Napoli, denuncia il rabbino Cesare Moscati, “portare simboli ebraici, come la kippah e la stella di David, è diventato un pericolo. Alcuni ebrei della nostra comunità sono stati minacciati verbalmente”. La sensazione è che la polemica e il conflitto ideologico non finiranno mai.

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