Si sono dichiarati militanti di Pro Palestina i balordi che hanno vandalizzato la sede del quotidiano La Stampa. Solidarietà unanime da tutti i gruppi politici.
Trasporti, scuola, informazione ed altri comparti pubblici e privati: l’Italia si ferma. E quando il Bel Paese sciopera non tutti sono dell’avviso di protestare pacificamente. Sono sempre in agguato i gruppi di violenti e vigliacchi che ne approfittano per distruggere e violentare qualsiasi cosa venga loro a tiro. E solo per il gusto di farlo. Si tratta per lo più di delinquenti che, da perfetti criminali e sempre con i volti travisati, si mischiano fra la gente per bene ed i lavoratori pronti a sfogare i propri istinti repressi.
E cosi volano e s’incendiano cassonetti, si prendono le auto in sosta a colpi di mazza, s’infrangono le vetrine dei negozi e cosi via. Nel corso di un corte pacifico di circa duemila persone svoltosi nel capoluogo piemontese un centinaio di balordi, forse con azione premeditata, sono entrati all’interno della redazione del quotidiano gettando letame d’appertutto e vandalizzando parte della sede al grido di “Giornalisti complici“.
Fuggendo dopo il raid i deliquenti, sempre urlando com’è nel loro stile, hanno inneggiato alla liberazione dell’imam di Largo Saluzzo Shahin, puntando il dito su La Stampa ritenuta “complice dell’arresto in Cpr di Mohamed Shahin in sinergia con la Digos”.
“L’irruzione nella redazione de La Stampa è un atto gravissimo – ha dichiarato il senatore di FI, Roberto Rosso – un salto di qualità nella violenza che sta soffocando Torino. Qui non siamo davanti a semplice protesta: è stato colpito un luogo simbolo della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati senza intimidazioni. Un attacco diretto alla democrazia che va fermato immediatamente…“.

“L’intrusione e i danneggiamenti che si sono verificati sono inaccettabili – ha detto Stefano Lo Russo, sindaco di Torino – e ci auguriamo che i colpevoli vengano al più presto individuati e perseguiti dalle forze dell’ordine. Quanto è accaduto non ha nulla a che vedere con il diritto a manifestare pacificamente le proprie idee ed è ancora più grave perché colpisce un simbolo del diritto alla libera informazione, che è uno dei pilastri della nostra democrazia”.