L’islam griffato degli sceicchi che non fa paura a nessuno

Ponti d’oro in Italia e in Europa agli investimenti e alle acquisizioni targate Golfo Persico. E tanti saluti al fantasma dell’islamizzazione.

All’indomani dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso, e la risposta armata di Tel Aviv, in Europa è tornato a levarsi forte l’allarme per un islam radicalizzato ormai incistato nelle nostre contrade e pronto a colpire. L’omicidio di un turista tedesco a Parigi per mano di un francese di origini iraniane convertito alla Jihād non ha fatto che confermare la convinzione, già radicata in ampie fette della popolazione, di una integrazione problematica, se non fallita completamente, che riguarda ormai le seconde e terze generazioni di immigrati.

Anche per queste considerazioni il vento nelle vele dei partiti di destra, ora come non mai, sembra soffiare forte in tutta Europa. E non è soltanto lo spettro del terrorismo a inquietare gli elettori europei ma anche la prospettiva di un‘islamizzazione della società occidentale trainata dal prevalere numerico degli immigrati di fede musulmana, più inclini a fare figli, sugli indigeni ormai avviati al declino dell’inverno demografico.

E’ in gioco, si sostiene, la sopravvivenza stessa delle radici della nostra cultura, dalle quali scaturirono i principi liberali che informano le democrazie avanzate. E tutto ciò che ne consegue nel campo del rispetto dei diritti umani. Anche in Italia i partiti che fanno del contrasto all’immigrazione indiscriminata la propria bandiera, non sempre riuscendo nell’impresa, sono stati premiati dall’elettorato e occupano adesso – Fratelli d’Italia e Lega – gli scranni governativi.

C’è però una questione che in questo quadro di allarme diffuso, non necessariamente contro l’Islam, ma contro l’islamizzazione del Vecchio Continente, che sembra non tornare. Come è possibile che si alzino alti gli strali ad ogni approdo di un barcone di immigrati sulle coste italiane e contemporaneamente si saluti invece con favore l’arrivo su aerei privati degli sceicchi quatarioti e sauditi che nel Belpaese giungono per fare shopping armati di portafogli dalla disponibilità infinita?

Spira forte in Europa il vento contrario all’immigrazione, in particolare quella islamica

Si dirà: pecunia non olet. Verissimo, ma non erano proprio l’Arabia Saudita e il Qatar gli Stati del Golfo Persico contro i quali gli stessi partiti oggi al governo, dall’opposizione sbraitavano additandoli come finanziatori del terrorismo islamico, di Hamas, e di quei Fratelli musulmani intenti a tirar su moschee in Occidente, luoghi dove poi gli imam avrebbero provveduto a radicalizzare i giovani fedeli della Mezzaluna? Forse avevamo inteso male perché a settembre il governo di centrodestra ha organizzato un primo Forum italo-saudita sugli investimenti, con la partecipazione, oltre agli esponenti istituzionali, anche di circa 1.200 imprese di cui 150 saudite. E proprio l’Arabia Saudita in quel frangente, è stata promossa al rango di “partner ideale“. Forse perché dotata di un bazooka caricato a petrodollari in grado di convincere qualunque scettico?

Resta da stabilire se sia più facile islamizzare un territorio “dal basso”, attraverso l’immissione di migliaia di disperati in cerca di una nuova possibilità, o attraverso il soft power di una bulimica acquisizione, per quanto suadente e discreta, dei suoi asset. Una volta comprato il terreno, rilevata l’azienda edile, preso il controllo della banca, e “pagato” in pubblicità il consenso dei media, chi rimarrà ad opporsi al sorgere di una nuova moschea?

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