L’irresistibile fascino della resilienza

Sdoganata dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è diventata una parola alla moda, buona per tutte le occasioni. Ma non ci tirerà fuori dai guai.

Roma – Dove vai sei la resilienza non ce l’hai? Negli ultimi temi sembra che il termine “resilienza” sia diventata la parola magica, pronta per ogni uso. Non c’è discorso o documento pubblico in cui non sia inserita. Ogni volta che la si usa, si fa bella figura e l’uditorio resta estasiato, come se avesse assistito ad un miracolo. Inoltre, è una parola che si è molto diffusa sui social tramite frasi motivazionali e aforismi. Ma cosa, in realtà, significa questa parola che è diventata come la chiave per il paradiso?

Solitamente si è adusi a pensare ad essa nel campo della psicologia. In questo caso si tratta di un fenomeno psicologico o insieme di caratteristiche che consiste nella capacità di far fronte mentalmente o emotivamente a una crisi o un trauma e di riprendersi da uno stato di stress post-traumatico. Esiste nelle persone che sviluppano capacità psicologiche e comportamentali che consentono loro di mantenere la calma durante le crisi e di superare l’incidente senza conseguenze negative a lungo termine. Questo concetto indica non solo il saper affrontare in maniera positiva eventi traumatici, ma anche di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà e di stare aperti alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.

La parola “resilienza” deriva dalla parola latina “resilire“, che letteralmente significa “saltare indietro”. In realtà, la locuzione ha avuto vasta diffusione nelle scienze fisiche. In questo campo, la resilienza è la capacità di un materiale di resistere a urti e rotture. In modo da assimilare energia per mezzo della propria modificazione, per poi ripristinarla riassumendo la forma originale, come, ad esempio, la gomma. Ma anche altri settori dello scibile umano sono stati vittime del fascino della “resilienza”.

Non si può non citare l’economia, in cui la locuzione assume il significato di “prevenzione” nei confronti di possibili eventi imprevisti futuri. Come succede con le aziende che si tutelano con polizze assicurative ad hoc per arginare meglio il rischio di fenomeni inattesi, come perdite, mancanza di liquidità o di fondi e disastri naturali.

L’araba fenice simbolo mitologico di resilienza

L’esaltazione completa del termine si è realizzata con uno dei documenti economici e programmatici più significativi del governo italiano, il famoso PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Qui la resilienza è stata sancita per legge, indicando gli effetti positivi che gli interventi del Piano dovrebbero produrre sulla struttura sociale ed economica del Paese. Il fine, come si legge nel Piano, è la diffusione di un maggior benessere sociale, una qualità della vita migliore, servizi pubblici efficienti, crescente competitività delle aziende nel mercato globale. Ora, non si è mai letto il contrario nei documenti ufficiali di qualsiasi governo. Ci si è sempre augurato il benessere dei cittadini e il miglioramento dei servizi ai cittadini, tanto non costa nulla rifugiarsi nella retorica, poi i fatti sono sempre pronti a smentire le intenzioni.

Nelle storia delle tradizioni popolari una figura preminente di resilienza è l’araba fenice. Si tratta dell’uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri e, proprio per questo, simboleggia la resilienza. Sulla sua esistenza si sono nutriti forti dubbi. Molti l’hanno considerato frutto della fantasia, altri, invece, hanno sostenuto che il mito sia stato ispirato ad un vero uccello, vissuto nell’antica Assiria, l’attuale Iraq settentrionale. E’ da sempre considerato un simbolo di forza, resistenza e rinascita. Ancora oggi, in Cina, simboleggia il potere, la prosperità e armonia dell’universo. Nella situazione economica, sociale che stiamo subendo e coi cambiamenti climatici che causano calamità, per superare questi momenti abbiamo bisogno di dosi massicce di resilienza, altroché. Altrimenti ci sono poche speranze!

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