L’intervista: giornalisti etici sulle orme di Kapuściński, la mission di Biagio Maimone

Lo sguardo di un cronista rivolto ai poveri e agli emarginati: in un libro racconta come fare comunicazione abbattendo l’hate speech.

Assago – Diceva Ryszard Kapuściński che il cinico non è adatto al mestiere del giornalismo, nelle conversazioni su come svolgere nella maniera più vera e viscerale la professione. Non tutti oggi sono “giornalisti etici”, ma ce n’è una piccola parte che cerca di portare avanti questo obiettivo diventato quasi utopia. Lo sa bene Biagio Maimone, classe ’69, giornalista, comunicatore e scrittore. Autore del libro “La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario”, oggi Maimone porta la sua esperienza nel sociale anche in Assago nel Cuore, una lista civica di minoranza che ha l’obiettivo di occuparsi delle problematiche del territorio alle porte di Milano.

Direttore della comunicazione dell’Associazione Bambino Gesù del Cairo, il cui presidente è Monsignor Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario personale di Sua Santità Papa Francesco, è corrispondente dall’Italia per il quotidiano America Oggi TV, è soprannominato “Il giornalista dei poveri”. Partiamo dal libro. Come nasce e quale messaggio racchiude?

“Il libro parla della ‘parola etica’: esiste cioè la possibilità di creare buoni contenuti e fare buon giornalismodice Biagio Maimone – Come fare per veicolare questo messaggio educativo? Bisogna partire dal contrastare l’hate speech, ossia il linguaggio d’odio aggressivo e violento che imperversa soprattutto sui social e nella rete. Il cosiddetto hate speech online, rappresenta un fenomeno esteso e trasversale: colpisce i più vulnerabili sulla base delle origini, della religione, del genere e dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale, delle condizioni socio-economiche, dell’aspetto. La parola d’odio crea spesso danni irreparabili e si manifesta nel cyberbullismo diventando il vero formatore dei giovani. A febbraio faremo ad Assago un convegno proprio su questo tema”.

Bullismo e cyberbullismo

Che cosa si può fare per arginare questo fenomeno?

“Occorre partire dalla scuola, che deve formare le coscienze di domaniaggiunge Maimone – E invece dilaga la povertà educativa: manca cioè un’educazione al linguaggio e la povertà morale crea danni ben peggiori di quella economica. I giovani più fragili e deboli vedono i social e la rete pervasa di molti messaggi diseducativi come i veri maestri. E’ invece la scuola che deve riappropriarsi del vero ruolo di formatore, riprendendosi quello spazio che le è affidato. Per arginare fenomeni come il cyberbullismo che spesso – tra challenge e sfide al limite – da messaggio di odio e di morte finisce davvero in tragedia, le scuole devono iniziare a fare corsi ad hoc per veicolare i giusti valori. Le scuole dovrebbero dare vita a iniziative e corsi sulla pedagogia della vita, costruire un linguaggio dove la parola diventi vita e non morte“.

Nel suo libro parla anche del ruolo cruciale della donna in questa sfida anti-odio.

“Certamente, il ruolo femminile è essenziale, o meglio il ruolo della cultura materna che può utilizzare anche un uomo – prosegue il giornalista – Cosa vuol dire? Sviluppare un linguaggio che genera vita e non morte, intesa come morte dell’educazione e dei valori che generano la povertà educativa. ‘Mamma‘ è una delle prime parole che pronunciamo quando inizia il percorso della vita, è una parola di amore e non di odio. Eppure vediamo sempre più crescere la violenza e il femminicidio. Un cane che si morde la coda, giovani abbandonati all’odio social, – e non solo nella rete ma anche nella realtà – povertà educativa, e delitti che si consumano contro le donne ogni giorno con numeri allarmanti. Io credo che il mondo femminile sia in grado di cambiare – essendone addirittura protagonista – il processo educativo nella società”.

Lo sguardo del cronista ai poveri ed emarginati

Il suo impegno nel sociale è noto non solo in Italia, tanto che a New York e a Milano ha ricevuto il premio come giornalista solidale. Una mission che le è valsa l’appellativo di “giornalista dei poveri”. Quali le prossime sfide?

“Nei prossimi mesi darò vita all’Associazione “Progetto Vita e Umanità” – conclude Maimone – la comunicazione al servizio degli ultimi, degli indifesi, dei discriminati ed emarginati. Uno “sportello” per raccogliere segnalazioni e casi di bullismo, mobbing e violenza. Un faro che faccia luce sui poveri, gli sfruttati, detenuti e malati. I fragili, nessuno escluso. Sempre con l’obiettivo principale di abbattere il linguaggio dell’odio. L’associazione punterà a comunicare situazioni della nostra società che restano avvolte dal silenzio. Fatti di cronaca e segnalazioni dei cittadini. Cercherò di dare voce a chi non c’è l’ha”.



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