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L’innovazione non parla italiano: il Belpaese 30° su 47 nel Global Innosystem Index

Pochi investimenti in ricerca e istruzione, carenza di sviluppatori e laureati: perché fatichiamo a competere. Ma la Lombardia traina e qualche eccellenza non manca.

In economia, l’innovazione è definita come l’introduzione di nuovi prodotti, processi, o metodi di gestione, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza, la qualità o la competitività di un’impresa o di un settore. È un processo chiave che spinge la crescita economica, migliorando sia i beni e servizi che le modalità di produzione. Non si limita a creare qualcosa di nuovo, ma implica anche la capacità di commercializzare o utilizzare tale novità per produrre o distribuire beni e servizi. Esistono 4 tipi di innovazione: di prodotto; processo; organizzazione; business.

L’Italia in questa specialità è quasi in zona retrocessione: 30° posto su 47 Paesi secondo una valutazione a cura del TEHA Global Innosystem Index 2025, un indice che misura la capacità di innovazione dei Paesi e delle Regioni. Valuta le performance degli ecosistemi innovativi, analizzando diversi fattori chiave come il capitale umano, le risorse finanziarie, l’attrattività e l’efficacia dell’ecosistema, investimenti in Ricerca & Sviluppo (R&S), spesa in istruzione, numero e valore delle startup.

Le ragioni dell’arretratezza italiana vanno ricercate nei bassi investimenti nel sistema educativo e R&S, ai pochi laureati e agli sviluppatori software che sono talmente rari da essere cercati col lanternino

La valutazione è stata presentata quando si è svolto, dall’8 al 9 maggio a Stresa sul Lago Maggiore, il “Technology Forum 2025” incentrato su ricerca, impresa e innovazione tecnologica. I primi tre posti sono stati occupati da Israele, Singapore e Regno Unito. Incuriosisce la classifica di Singapore, famosa città-stato del sud-est asiatico. È il quarto principale centro finanziario del mondo ed è una delle principali città cosmopolite del globo, con un importante ruolo nel commercio internazionale e nella finanza. Il suo porto è tra i primi cinque per attività e traffico su scala mondiale. La città fu resa famosa da una canzone dei Nuovi Angeli, un gruppo di musica leggera molto popolare negli anni ’70-80, il cui titolo era appunto “Singapore” che spopolò sulle spiagge e nei jukebox del 1972.

Le ragioni dell’arretratezza italiana vanno ricercate nei bassi investimenti nel sistema educativo e R&S, ai pochi laureati e agli sviluppatori software che sono talmente rari da essere cercati col lanternino. Malgrado queste criticità, l’Italia, comunque può esporre i suoi fiori all’occhiello: ricercatori di alto livello, 2 dei 10 supercomputer più potenti al mondo, un export manifatturiero molto positivo. La Lombardia risulta la Regione italiana più innovativa, davanti a Lazio ed Emilia-Romagna. La Calabria è tra gli ultimi posti e non costituisce una sorpresa. Secondo gli esperti, se il Belpaese colmasse le lacune che ha manifestato, entro il 2040 potrebbe scalare 12 posizioni in classifica e il PIL (Prodotto Interno Lordo) crescere del 20,6%. Previsioni troppo ottimistiche? Staremo a vedere!

Secondo gli esperti, se il Belpaese colmasse le lacune che ha manifestato, entro il 2040 potrebbe scalare 12 posizioni in classifica e il PIL (Prodotto Interno Lordo) crescere del 20,6%.

Per centrare il traguardo gli esperti sono stati prodighi di consigli: introduzione della programmazione informatica come materie nelle scuole di base; stabilire una strategia nazionale per le materie scientifiche; stimolare talenti stranieri a venire in Italia; snellire la burocrazia per la ricerca sperimentale; creare una stabile sinergia tra industria e Università. Secondo questa visione l’Italia ha un ecosistema innovativo basato su forti basi scientifiche e tecnologiche, deve cercare di correggere le lacune che ha dimostrato di avere, perché si corre il rischio di restare nelle retroguardie della competizione mondiale.

Chissà se gli eminenti studiosi hanno tenuto conto che per attuare un programma del genere c’è bisogno di una classe politica con una visione progettuale di lungo periodo e di largo respiro, rispetto a quella che si esibisce tutti i giorni sul palcoscenico che non riesce a guardare al di là del proprio naso!

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