Liberata dai sovietici il 30 aprile del 1945 Liliana era sopravvissuta assieme ad altri 24 adolescenti dei 776 ragazzini italiani deportati nel campo di sterminio di Auschwitz.
Testimone della Shoah, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz, ebrea italiana colpita dalle Leggi razziali volute 80 anni fa da Benito Mussolini e firmate dal Re Vittorio Emanuele III, Liliana Segre, 87 anni, nominata dal presidente della Repubblica Mattarella senatrice a vita, è nata a Milano il 10 settembre del 1930 in una famiglia ebraica laica, figlia di Alberto e Lucia Foligno.
Dal 1990 Liliana Segre è impegnata in un’intensa opera di testimonianza e difesa della memoria come strumento di costruzione della libertà. La sua vita e l’appassionata narrazione che continua a fare del periodo di prigionia, della fame, delle violenze e delle umiliazioni subite, hanno una potenza incredibile.
Liliana Segre è una delle tante donne italiane su cui nel 1938 si abbatté la violenza vergognosa della discriminazione razziale. Da allora nulla fu come prima per tanti ebrei italiani.
Alle discriminazioni fecero seguito le persecuzioni, tanto che nei primi giorni del dicembre del 1943, insieme al padre e ai due cugini provò a scappare in Svizzera. “…Fu la prima volta che sentii questa parola: scappare…”. Catturata dai gendarmi svizzeri venne rispedita in Italia: arrestata, è richiusa prima nel carcere di Varese, poi in quello di Como e infine a Milano, a San Vittore, dove rimase per 40 giorni. Nel gennaio successivo venne consegnata alle SS e deportata con il padre in Germania: internata nel campo di sterminio di Birkenau-Auschwitz, rinchiusa nella sezione femminile insieme ad altre 700 ragazze e 60.000 donne di varia nazionalità e marchiata sul braccio con il numero di matricola 75190.
Internata prima nel campo femminile di Ravensbruck e poi in quello di Malchow, nel nord della Germania, la ragazza italiana venne liberata dai sovietici il 30 aprile del 1945. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati ad Auschwitz, la Segre fu tra i soli 25 sopravvissuti.
“…Mi batto da tanti anni – afferma la Segre – affinché nulla vada perduto di tutto il dolore delle tante vittime. Nulla vada dimenticato dei fatti orribili e indicibili che sono accaduti ad Auschwitz e negli altri campi. Per questo, credo che sia molto importante lo studio della Storia, che va d’accordo con la memoria, perché senza Storia non c’è memoria. E quindi, modestamente, faccio mie, pur non avendone l’autorevolezza, queste parole del Papa: “Se perdiamo la memoria annientiamo il futuro”. Le faccio mie perché le sento profondamente, dopo aver vissuto quel periodo che per me è indimenticabile e di cui, per forza di cose, mi sono fatta testimone. Per tanti e tanti anni ho incontrato ragazze e ragazzi raccontando la mia storia, ma senza mai parlare d’odio. E anche questo è un altro aspetto in cui mi trovo d’accordo con il Papa…”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato in un incontro allo Yad-Vashem di Gerusalemme, nel 75° della liberazione di Auschwitz, che la testimonianza della Senatrice Segre rappresenta “un patrimonio prezioso per l’Italia”
In occasione della giornata della memoria bisogna ricordare alle nuove generazioni ed agli adulti che “l’Olocausto è una pagina del libro dell’umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”. Queste parole scritte da Primo Levi quasi ottant’anni fa volevano essere una sorta di eredità da affidare a chi sarebbe venuto dopo quella pagina buia della storia.
Se, a causa delle minacce, a Liliana Segre è stata assegnata la scorta qualcosa si è rotto nel nostro vivere civile. Se una donna sopravvissuta al nazismo oggi deve vivere sotto protezione significa che non può esserci più nessun dubbio nell’impegno contro la campagna d’odio, che negli ultimi tempi si è generata.
Nonostante la drammatica violenza subita, le parole con cui Liliana Segre ama concludere i suoi interventi sono sempre espressioni di vita e di speranza, come quelle che ha usato nel titolo di una delle sue più recenti pubblicazioni.
Bisogna avere la consapevolezza che all’intolleranza e all’odio si arriva gradualmente, pertanto che nessuno si chiami fuori, ha esordito la Senatrice Segre, perché altrimenti sarebbe come tacere. E tacere oggi ci rende responsabili di quello che accadrà domani.