Ogni tipo di cottura è automatizzato: i clienti ordinano i loro piatti preferiti con un semplice account e i consigli dell’algoritmo.
Roma – I robot in cucina al posto dello chef, che spettacolo! L’avanzata dell’Intelligenza Artificiale (IA) si fa sempre più inarrestabile ed indomabile. Ha deciso di introdursi in tutti i settori della vita quotidiana, spinta da sincera filantropia. Adesso è il turno della cucina, luogo incontrastato di donne e uomini (una volta più delle prime), dove la fantasia, la creatività e la sagacia gastronomica hanno sortito effetti sublimi per il palato delle umane genti! Ebbene l’umano sta sloggiando anche da lì. In California è stato aperto il primo ristorante al mondo totalmente robotizzato.
Ed è sempre lei, l’IA che si infila dappertutto e regola tutto il processo. Ogni tipo di cottura è automatizzato, tanto che i clienti possono ordinare i loro piatti preferiti con un semplice account, seguendo, anche i consigli di qualche algoritmo, il nuovo dio dell’era robotica che dispensa consigli per ogni richiesta dell’utente, un vero pronto soccorso del bisogno. I robot, come bravi soldatini si mettono all’opera per macinare carne e preparare dei gustosi hamburger di selezionate carni bovine giapponesi. Mentre una fry station (stazione di frittura), un apparecchio versatile che consente di cuocere gli alimenti a temperature elevate, garantendo una distribuzione uniforme del calore sulla superficie di cottura, prepara patatine fritte croccanti e di alta qualità. Il locale è dotato di sensori e telecamere al punto da sembrare un film ed invece è realtà. Il fatto che ci siano robot pronti all’uso, non significa l’assenza degli umani.
Che generosità, per un attimo sembravano scomparsi dall’orizzonte! Pare – il miracolo dell’IA- che i dipendenti abbiano un lavoro altamente sicuro, con stress e burnout che non tentano nemmeno di avvicinarsi, perché il clima lavorativo è sereno e gioviale. Inoltre, questo tipo di organizzazione, può assicurare salari più alti e una rilevante diminuzione degli sprechi di cibo. Soddisfatti lavoratori e ambiente, salvando capra e cavoli, cosa si vuole più dalla vita? Il management dell’aziende statunitensi coinvolte nel processo ritiene che l’IA in cucina sviluppi un livello più alto di qualità, efficienza e velocità. Ci stiamo avviando, quindi verso una sorta di negazione dell’umanità? E’ molto probabile, se non sicuro.
Molto complicato immaginare un processo del genere nella nostra cultura, in cui il cibo è socialità, emozione, passione, creatività. Tutti… ingredienti (parlando di cucina) che rende la gastronomia un’arte culinaria! Il fenomeno appena descritto, fa tornare in mente un film del 1980 “Io e Caterina” con la regia e interpretazione di Alberto Sordi. Narrava la storia di un imprenditore di successo, stanco del suo menage familiare con la moglie, la domestica e la sua segretaria-amante, decide di avvalersi di un robot, Caterina, per i lavori domestici. Atteggiamento tipicamente maschilista, che vede la donna come un oggetto dedito solo alle faccende domestiche.
Caterina è estremamente dolce, servizievole ed efficace. Un paradiso, per il protagonista del film. Solo che il diavolo ci mette lo zampino, che si materializza nelle sembianze di una nuova amante per Alberto Sordi. Il robot col trascorrere del tempo, inizia a provare sensazioni molto simili a quelle umane. In questo caso manifesta una forte gelosia verso la presenza femminile e inizia a compiere vari dispetti, fino a rompere i piatti di casa, perché dichiara: “Caterina esiste”. Ed il nostro protagonista finì per restare succube della volontà di un robot. La letteratura e il cinema spesso hanno intuito situazioni che poi si sono, puntualmente realizzate dopo decenni. Se ciò succedesse a tutti i robot e le IA in circolazione, per noi “poveri” umani saranno… cavoli amari!