Ha fatto discutere l’iniziativa (riuscita alla grande) del creativo sacerdote veneto per attirare i giovani a messa. Trafitto dagli strali dei bigotti, viene difeso dal vescovo di Vicenza: “Credo che Gesù avrebbe approvato”. I medaglioni sono andati a ruba.
TRISSINO (Vicenza) – Da anni ormai la religione cattolica lamenta crisi vocazionale e scarsità di consensi, tanto per dirla con linguaggio elettorale. Dunque per attirare specie i giovani dentro la parrocchie perché non inventarsi l’offerta di un buon hamburger “laddove non te lo aspetti” ovvero tra gli scranni della chiesa di San Pietro a Trissino, in provincia di Vicenza? La genialata, diremmo noi cristiani non tanto praticanti, è venuta a don Domenico Pegoraro, meglio conosciuto con il nomignolo di Domenico Don, 63 anni originario di Padova, ma già famoso per altre iniziative “stravaganti” ma efficaci messe in atto in altre parrocchie del circondario.
Nel 2018 le messe officiate dal prete-inventore nelle parrocchie di Tremignon e Vaccarino, nella diocesi di Vicenza, facevano registrare il tutto esaurito scatenando addirittura qualche litigata bonaria per trovare un posto libero in chiesa: “È così, non ha peli sulla lingua – dicevano i parrocchiani – raccontando di quando un giorno, durante un’omelia, il prete avrebbe detto ai fedeli: non soffermiamoci a squadrare quello più grasso, più magro, quello più bello o più brutto, non dovete guardare neanche chi ce l’ha più lungo o più corto. Siamo tutti figli di Dio”.
E che dire di quella volta quando allo squillo di un cellulare di un parrocchiano il prete si era “bloccato” e rivolgendosi all’uomo gli avrebbe detto: “Risponda pure, speriamo non sia l’amante altrimenti fa brutta figura”. E cosi via dicendo, di stravaganza in stravaganza, ma con un unico scopo, più che nobile e concreto: attirare cristiani in casa del Signore. E giungiamo dunque all’ultima trovata dell’hamburger servito in chiesa, come fa Mc Donald’s, con tanto di locandina pubblicitaria e manifesti che hanno fatto presa su tutta la popolazione scatenando però polemiche e disapprovazione da parte di qualche bigotto e non solo. La fotografia del famoso girello di carne ripieno con a fianco il timbro “100% free”, cioè gratis, il luogo dove verrà servito “Dove non te lo aspetti”, cioè in chiesa, la data dell’evento per altro ben riuscito, e i giovani come obiettivo dell’azzeccata comunicazione, hanno fatto gridare allo scandalo.
In prima linea contro Domenico Don i giornalisti cattolici della “Nuova Bussola Quotidiana”, che hanno definito bislacca la singolare iniziativa: “Se la scusa è quella di accalappiare i giovani in chiesa – scrive Andrea Zambrano – è l’eterna strategia della sconfitta che produce solo la riprovazione dei fedeli e non attira un solo giovane che sia uno perché nel dubbio, sceglierà sempre l’originale, cioè Mc Donalds e affini”. Anche altre riviste di enogastronomia hanno disapprovato l’idea di Don, tutto il contrario degli organi ecclesiastici che si sono dimostrati più lungimiranti e moderni di altri: “Noi ne siamo venuti a conoscenza come tutti, tramite i mezzi di promozione – aggiunge don Matteo Zorzanello, responsabile della Pastorale diocesana per i giovani – È una delle tante iniziative che, autonomamente o in coordinamento, le Unità pastorali stanno attuando per coinvolgere maggiormente i ragazzi nella vita della comunità. In questo contesto e nel rispetto del luogo, questa “festa” trova la sua ragione d’essere”.
Fa da paciere il vescovo di Vicenza, monsignor Giuliano Brugnotto:” Comprendo che ci possa essere una certa reazione da chi pensa che il sacro non debba essere toccato per definizione – precisa l’alto prelato – Riconducendomi a ciò che dice il Vangelo, dal punto di vista ecclesiale ritengo importante coinvolgere e porre attenzione a tutti, e tra questi non sono esclusi i giovani, al contrario, una delle categorie che fa sicuramente parte delle odierne fragilità, per cui credo sia doveroso dare loro spazio, con le dovute attenzioni, anche nei luoghi sacri. Gesù è stato etichettato con un mangione e un beone ma se oggi fosse qui oggi, credo accoglierebbe e approverebbe iniziative come questa”. A Don l’ultima parola:” La chiesa intesa nel senso più ampio del termine – conclude il parroco – quindi anche come edificio, è da sempre un luogo di accoglienza, di incontro e, perché no, di festa, come quella che ricorre appunto il 31 gennaio, dedicata a San Giovanni Bosco”. Per chi aveva gufato contro: l’iniziativa è riuscita alla grande. Gli hamburger sono andati a ruba.