Un omicidio-suicidio che ha scosso l’opinione pubblica locale e che rappresenta una forma di disagio divenuta tristemente frequente. La madre, forse eccessivamente apprensiva, avrebbe vissuto male i presunti problemi relazionali della figlia che l’avrebbero portata al tragico gesto.
Santo Stefano di Camastra (Messina) – Moglie e marito avevano litigato la mattina prima e lui l’avrebbe minacciata di volersi separare. In serata ha ritrovato la consorte e la figlia impiccate con un verricello ad una trave della loro casa di campagna.
Appena fatta la macabra scoperta l’uomo ha avvisato il 112 ma per le due congiunte non c’era più nulla da fare. Adesso è il momento di metabolizzare il dolore per Maurizio Mollica, 42 anni, tornitore meccanico e ceramista assai noto in paese, padre di Alessandra di 14 anni e marito di Mariolina Nigrelli di 40, ritrovate cadaveri dal pover’uomo che non sa darsi pace.
Il 29 maggio scorso, nel dopo pranzo, l’artigiano era rientrato nella sua casa di via Garofalo e vedendo che madre e figlia non c’erano aveva cercato la moglie sul cellulare. Il telefonino suonava a vuoto tanto che Mollica, preoccupato, si metteva alla ricerca delle due congiunte cercandole dappertutto, dal centro del paese alla periferia, sino a raggiungere la loro casa di campagna in contrada Farcò, vicino al santuario del Letto Santo, a 4 chilometri dal paese.
Appena entrato in casa, intorno alle 19.30, Maurizio Mollica rimaneva senza fiato. Davanti a lui, penzolanti, c’erano i corpi senza vita di Alessandra e Mariolina. Sul tavolo della cucina una lettera scritta di pugno dalla moglie:”… Mi spiace, chiedo perdono. Porto via con me Alessandra, ti chiedo scusa Maurizio…”.
Dietro il foglio un disegno della ragazzina a cui piaceva l’educazione artistica tanto da volersi iscrivere presso il locale liceo artistico. Subito dopo, avvisati dall’uomo ormai in stato confusionale, giungevano i carabinieri ed i sanitari del 118 che nulla potevano fare per le due donne se non costatarne la morte.
Gli inquirenti non avrebbero avuto dubbi sin dal primo momento. Per il procuratore di Patti, Angelo Vittorio Cavallo, che si occupa delle indagini sulla morte di Viviana Parisi e Gioele Mondello, e per il Pm Andrea Apollonio si tratterebbe di un caso di omicidio-suicidio il cui movente andrebbe ricercato all’interno dei rapporti familiari che da qualche tempo pare fossero piuttosto tesi.
C’è da dire però che madre e figlia avevano un rapporto strettissimo dunque Mariolina, cosi legata ad Alessandra, perché avrebbe dovuto ucciderla? Forse per i problemi relazionali che la figlia avrebbe avuto con i suoi coetanei?:”…Mia moglie ha ammazzato mia figlia e poi si è uccisa – avrebbe gridato al telefono Maurizio Mollica ai carabinieri – venite subito vi prego…”.
L’uomo avrebbe raccontato anche delle continue liti nelle ultime settimane legate alla figlia Alessandra, probabilmente in relazione alle esigenze della ragazzina e ai rapporti fra moglie e marito. Certo è che Mollica, la mattina prima di scoprire i due cadaveri, avrebbe litigato con Mariolina a cui pare avesse annunciato la propria volontà di andarsene da casa.
Alcuni parenti hanno confermato che la donna sarebbe stata “a tratti asfissiante” con la ragazzina ed anche il marito le rimproverava di starle troppo addosso. Per altro sembra che la donna vivesse con preoccupazione i conflitti di cui la figlia sarebbe stata vittima come tanti altri adolescenti:”… Basta, sono stanco – avrebbe gridato Mollica – me ne vado…”.
L’uomo usciva di casa con la figlia e rimanevano insieme per qualche ora scattandosi fotografie con i cellulari e scherzando per il centro del paese. Fattasi l’ora di pranzo Mollica chiedeva alla figlia di fare colazione con lui in casa della nonna paterna ma la ragazzina veniva raggiunta da una telefonata della madre che le vietava di pranzare con il padre.
Alessandra avvisava il genitore molto rattristata: “…Papà, mamma non vuole che venga con te. Mi sta venendo a prendere…”. Da quel momento Maurizio Mollica perdeva ogni contatto con moglie e figlia che nelle ore successive facevano perdere ogni traccia.
L’uomo non ha la sua auto perché l’ha presa Mariolina e continuare a girare a piedi per cercarle è pura follia. Il fabbro allora contatta il cognato ed il figlio di questi e gli chiede di accompagnarlo nella sua casa di campagna.
Appena entrato in casa si sentiranno soltanto le urla di un padre inorridito rimbombare per tutta la vallata sino al santuario. Forse stavolta il vero killer è stato un amore malato di cui nessuno si era accorto prima.