L’ha lasciato morire, forse si poteva salvare

Chi ha sparato non si sarebbe accorto che dietro il cespuglio c’era il caro amico di famiglia. Forse temendo le conseguenze Piero Fabbri avrebbe prima negato di aver partecipato alla battuta, per poi simulare un errore della vittima. Prima di confessare il delitto l’uomo è andato a consolare la famiglia Piampiano a cui si diceva molto affezionato.

Assisi- “Aiutami, non lasciarmi morire…”. Questa è l’ultima implorazione, prima di spirare, di Davide Piampiano, 24 anni, calciatore del Viole e impiegato nell’hotel di famiglia, al suo amico fraterno Piero Fabbri, 56 anni, detto il Biondo, muratore, l’uomo che per errore lo ha ucciso sul monte Subasio con un colpo di fucile che gli ha perforato il fegato. Le parole della vittima, e le risposte del suo sparatore, sono contenute all’interno di una registrazione realizzata da una telecamera Go-Pro che la vittima avrebbe acceso tre minuti prima del colpo letale.

Davide nei panni di calciatore del Viole

La tragedia si è consumata nel pomeriggio dello scorso 11 gennaio in località Fosso delle Carceri durante una battuta di caccia al cinghiale. Piampiano si faceva largo nella boscaglia con il fucile a tracolla, il cellulare sulla mano destra, un ricetrasmettitore sulla sinistra e la telecamera indosso. E’ quasi il tramonto quando Fabbri, forse ingannato dalla folta vegetazione che si era mossa, avrebbe esploso un colpo della sua carabina centrando in pieno il giovane che stramazzava al suolo in un lago di sangue e chiedendo aiuto.

A questo punto l’incidente di caccia diventa un set di un film dell’orrore con Fabbri che si sarebbe preoccupato non di soccorrere l’amico agonizzante ma di nascondere ogni traccia dell’omicidio. L’uomo avrebbe chiamato i soccorsi una ventina di minuti dopo il ferimento mortale e poi ai carabinieri avrebbe dichiarato di non essere presente alla battuta ma di essere stato richiamato sul luogo del delitto dal colpo di fucile, attesa la vicinanza della sua abitazione, in contrada Viole, con la scena del crimine ormai tristemente nota.

Il punto esatto dove si è consumata la tragedia

L’indagato avrebbe poi cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei luoghi, scaricando l’arma del Piampiano per poi disfarsi del proprio fucile e della propria giacca da caccia. In poche parole avrebbe voluto simulare uno sparo accidentale dello stesso fucile di Piampiano ma l’autopsia eseguita sulla vittima stabiliva che il colpo mortale non era stato sparato a bruciapelo ma ad una certa distanza dunque da un’arma che non era quella del povero ventiquattrenne. Anche perché quest’ultima non aveva sparato nemmeno una cartuccia. I carabinieri, coordinati dal Procuratore Raffaele Cantone, arrestavano Piero Fabbri con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e lo traducevano nel carcere di Capanne.

Nel frattempo Il Gip di Perugia, che ha disposto la misura cautelare, ha passato alla Procura di Firenze l’inchiesta poiché la mamma della vittima, l’avvocato Catia Roscini, è giudice onorario dunque, come prevede il codice penale, ad occuparsi del caso saranno i magistrati toscani. L’indagato, amico di famiglia della vittima, era considerato da Davide un secondo genitore, tanto da chiamarlo papà, e le persone della zona lo conoscono come un uomo mite e generoso, sempre disponibile, dunque assai distante dal cinico calcolatore descritto dagli inquirenti.

Piero Fabbri

Dunque rimane difficile da capire come Fabbri abbia fatto a custodire il terribile segreto portando parole di conforto ai familiari di Davide nel giorno del funerale nella cattedrale di San Rufino, poi a casa e, infine, alla messa in suffragio della vittima. Poi l’arresto e l’ampia confessione dell’indagato:

“La città e tutta la nostra comunità sono attonite e sgomente per la tragedia accaduta ieri pomeriggio – ha affermato Stefania Proietti, sindaco di Assisi – non ci sono parole per esprimere il nostro dolore. Siamo vicini ai genitori, Katia e Antonello, la sorella e tutti i familiari e i tantissimi amici di Davide, che sono distrutti dal dolore...

Abbiamo sperato fino all’ultimo che la vita del giovane potesse essere salvata. Purtroppo così non è stato e in questi terribili momenti non possiamo che manifestare la nostra immensa tristezza e condividere la sofferenza con tutti coloro che gli hanno voluto bene. Assisi ha perso un ragazzo stimatissimo, conosciuto da tutti, impegnato nella vita e attivo nelle associazioni; lo piangono, oltre ai familiari, tantissimi giovani e amici. Una tragedia che ci ha sconvolti, possiamo solo essere vicini con tutto il nostro affetto e la nostra partecipazione a chi ora soffre un dolore indicibile”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa