La ricetta del colosso per evitare la “tagliola europea”: abbassare il numero di auto benzina e diesel, per diminuire le emissioni medie.
Roma – Il caso Stellantis è sempre più spinoso: oltre al conflitto con il Governo italiano, che chiede conferme al Gruppo industriale sulla continuità di investimento e produzione nel nostro Paese, il colosso automobilistico franco-italiano nata dalla fusione tra PSA e FCA adesso deve fronteggiare la crisi del settore che si scontra con la scarsa domanda verso i veicoli elettrici senza il supporto degli incentivi statali. Non solo: su Stellantis incombe la minaccia delle possibili sanzioni che l’Ue ha pianificato per chi oltrepassa il limite di CO2. Soglie che saranno vigenti a partire dal 2025. Questo limite costringerà molti costruttori europei a introdurre delle soluzioni drastiche e Stellantis ne ha pensato una che fa ancora discutere.
In questo clima di crisi e fuochi incrociati, che fine faranno i lavoratori dell’automotive che la scorsa settimana hanno scioperato e sono scesi in piazza? Tre spade di Damocle pendono sulla testa di Stellantis: la minaccia di sanzioni Ue, le vendite che restano al palo, e la necessità di tutelare i tanti posti di lavoro. E allora come uscire dall’impasse? La soluzione alla questione è quella paventata da Jean-Philippe Imparato, ex ceo dell’Alfa Romeo e nominato Chief Operating Officer in Europa in seguito al recente rimpasto del management del gruppo, dove si è messo nero su bianco che Carlos Tavares lascerà l’incarico al termine del suo mandato di Ceo, “all’inizio del 2026”. Il manager francese Imparato ha spiegato come la sua azienda, per essere proprio sicura di non incappare nelle multe, dovrebbe vendere circa il 24% di auto elettriche tra tutto il suo venduto in Europa.
La soluzione per Stellantis, potrebbe dunque essere abbassare il numero di auto a benzina a diesel immesse sul mercato, per far diminuire di conseguenza le emissioni medie, anche con meno auto elettriche vendute. I tagli alla produzione potrebbero partire già dal primo di novembre. In un’intervista rilasciata ad Autonews durante il Salone di Parigi, Imparato spiega che Stellantis dovrà raddoppiare la sua quota di veicoli elettrici, per arrivare al 25% richiesto dagli obiettivi del 2025. Ma se la domanda di Bev rimarrà ai livelli attuali, l’unico modo per riuscirci è ridurre la disponibilità di auto con motore termico. “Considerato che già adesso produciamo solo le auto effettivamente ordinate, costruiremo solo le termiche necessarie per mantenere la percentuale di elettriche al livello richiesto”, precisa Imparato.
Non tutti i mercati sono uguali. Imparato ha specificato che gli obiettivi di vendita di elettriche saranno calibrati sulla base dei diversi mercati. In Spagna e in Italia, spiega il manager di Stellantis, la percentuale di elettriche è inferiore al 5%, pertanto la richiesta non sarà di arrivare al 20% di Bev entro il 2025; in altri mercati, come l’Olanda, dove la penetrazione è di gran lunga superiore, potrebbe però essere richiesto il 50% di mix. Il gruppo aumenterà inoltre gli incentivi per i modelli a batteria, conclude Imparato, senza specificare cifre o modalità di erogazione. Nel frattempo gli ultimi dati commerciali non fanno ben sperare. A settembre, il gruppo Stellantis ha registrato 148.306 immatricolazioni di auto in Europa Occidentale, segnando una diminuzione del 26 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Di conseguenza, la quota di mercato del gruppo automobilistico guidato da Tavares è scesa dal 17,2 per cento al 13,3 per cento.
Nei primi nove mesi del 2024, Stellantis ha venduto 1.550.043 auto, registrando un calo del 6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La quota di mercato è scesa al 15,9 per cento, rispetto al 17 per cento dello stesso periodo dell’anno scorso. Dunque per il gruppo Stellantis ancora una notizia non particolarmente positiva. L’azienda fa ancora una volta peggio del mercato nel suo insieme e dunque perde ancora terreno in Europa. Ma da dove inizia la storia, e il caso Stellantis? A gennaio del 2021 la fusione di PSA, l’azienda francese che produce Peugeot e Citroën, e FCA, l’azienda italo-americana nata a sua volta dalla fusione di FIAT e Chrysler. Una “mossa” dell’azienda per rispondere alla perdita di competitività del modello produttivo della FIAT.
Dalla sua nascita Stellantis ha progressivamente trasferito all’estero gran parte della produzione e progettazione. E qui erano piovute critiche della politica e dei sindacati. Così all’inizio dell’anno Tavares aveva detto che il gruppo voleva tornare a produrre in Italia un milione di veicoli entro il 2030, un obiettivo che appare lontano dall’essere realizzabile, vista la situazione attuale. E ora le tre Spade di Damocle ce pendono sulla testa del colosso automobilistico lasciano poco spazio a spiragli rosei.