Le figlie del boss Spada iscritte gratis alla Palestra della Legalità di Ostia, è polemica

La struttura si trova proprio di fronte alle case della famiglia, da tempo sotto l’attenzione della Dda.

Ostia (Roma) – Le due figlie di Roberto Spada, esponente di spicco del clan attivo a Ostia, sono state iscritte gratuitamente alla Palestra della Legalità, struttura gestita dall’azienda regionale Asilo Savoia e situata in un edificio confiscato all’ex patron del porto turistico di Ostia, Mauro Balini, nell’ambito dell’inchiesta Mondo di Mezzo.

La notizia, riportata dal quotidiano la Repubblica, ha subito generato polemiche e riflessioni, poiché la palestra si trova proprio di fronte alle case della famiglia Spada, da tempo sotto l’attenzione della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) per diverse indagini in corso.

Le ragazze, di cui una minorenne, sono state ammesse all’interno della struttura grazie alla presa in carico dei servizi sociali del Municipio di Ostia. Secondo quanto riportato, i servizi sociali possono garantire l’iscrizione gratuita a persone indigenti o in difficoltà. Su circa 1.100 iscritti, sono un centinaio i soggetti che beneficiano dell’esenzione.

La richiesta di iscrizione è stata avanzata da Elisabetta Ascani, moglie di Roberto Spada, attualmente detenuto. I servizi sociali hanno accettato la richiesta e inviato i moduli di iscrizione, consentendo alle due ragazze di accedere gratuitamente a tutte le attività della palestra, inclusi i corsi di judo tenuti dai Carabinieri e gli incontri su tematiche sociali e di legalità, organizzati nella sala meeting point con il supporto di psicologi ed esperti.

Non si tratta della prima volta che le figlie di Roberto Spada partecipano alle iniziative del Municipio: nel dicembre 2024 avevano già preso parte a una manifestazione sportiva organizzata dall’assessorato ai Servizi sociali.

L’episodio ha suscitato un acceso dibattito: da un lato, chi difende l’iniziativa sottolinea il valore della rieducazione e dell’inclusione sociale, dall’altro, alcuni cittadini sollevano perplessità sulla coerenza di una struttura dedicata alla legalità che accoglie membri di famiglie note alle cronache giudiziarie.

La vicenda pone un quesito più ampio: fino a che punto la legalità e il recupero sociale possono convivere con il passato criminale di alcune famiglie? Il dibattito resta aperto.

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