Guerra in Ucraina

Le 10 battaglie più importanti della guerra in Ucraina

Quali sono state le battaglie decisive del primo conflitto di massa del 21esimo secolo? A un anno dall’inizio del conflitto, raccontiamo i turning point che hanno deciso le sorti della guerra in Ucraina.

Kiev – Le sorti di una guerra dipende a volte da battaglie massicce, a volte da eventi apparentemente microscopici che hanno conseguenze gigantesche. A un anno dal suo inizio, la guerra in Ucraina ha visto già innumerevoli rovesciamenti di fronte, cambi di strategia, colpi di scena: scopriamo gli episodi più significativi e che conseguenze hanno apportato al conflitto nel suo complesso.

Macerie guerra in Ucraina

10. La liberazione di Kherson

Liberazione Kherson Ucraina
Civili festeggiano l’ingresso delle truppe di Kiev in città. La liberazione di Kherson non fu frutto di un’offensiva, bensì di una campagna di logoramento condotta con pazienza e metodo.

Esito: Vittoria ucraina.

L’occupazione russa di Kherson, capoluogo dell’omonimo oblast, ebbe una elevata importanza simbolica: fu l’unica capitale regionale occupata nel corso dell’invasione. Da sempre obiettivo privilegiato dalle ambizioni revansciste di Kiev, i russi fecero in modo di fortificare l’intera regione con un sistema difensivo a tre linee.

Le forze ucraine cambiarono approccio. Si cominciò a fare un uso sistematico dei lanciarazzi HIMARS per distruggere depositi di munizioni e posti di comando. La guerriglia partigiana cominciò a impazzire per la città. L’artiglieria bersagliò sistematicamente traghetti e ferrovie. In poche parole, più che tentare di annientare gli occupanti con attacchi frontali, la strategia fu quella di rendergli la vita impossibile.

Strategia che funzionò: il generale Suronikov, carattere pragmatico, dovette ammettere che “Kherson è impossibile da rifornire“. Alla lunga, l’unico scopo della difesa di Kherson era stato quello di bloccare 30.000 ottimi soldati in una regione senza nessuna vera prospettiva tattica.

La riconquista di Kherson fu una vittoria politica immensa per Kiev. Tuttavia, la sua bassa posizione nella nostra classifica è spiegata dal fatto che i russi riuscirono a ritirarsi pressoché senza perdite, evitando la catastrofe.

9. L’offensiva di Davydiv Brid (27 maggio – 6 giugno)

Fanteria ucraina
Per contrastare il vantaggio russo in termini di artiglieria, gli ucraini disperdono la fanteria in lunghe linee, attaccano di notte, mirano ai depositi di munizioni, usano i cecchini.

Esito: L’esercito russo riconquista Davydiv Brid, gli ucraini conservano la testa di ponte di Lizove.

Verso fine maggio, la stato della guerra era terribile per gli ucraini. Il rullo compressore russo stava schiacciando le posizioni in Donbass grazie allo strapotere numerico della loro artiglieria. In questo contesto, i comandi ucraini elaborarono un piano con scopi inizialmente assai ridotti: attaccare nella zona di Kherson (a sud) per ridurre la pressione ad est (il Donbass). Insomma, una diversione.

L’attacco andò oltre le più rosee aspettative. Le forze di Kiev penetrarono due linee difensive russe e fecero collassare quella sezione del fronte con una manovra aggirante. La testa di ponte così aperta nella regione di Kherson fu funzionale non solo nel costringere i russi a deviare forze e armamenti – a trasformare il sud in un fronte offensivo vero e proprio. Sappiamo com’è finita: qualche mese dopo, con la riconquista ucraina di Kherson.

8. Bakhmut, la Verdun ucraina (1 agosto – in corso)

Cadaveri Bakhmut Wagner
Le pesantissime perdite degli assalti a Bakhmut: ogni cerchio un caduto del battaglione Wagner.

Esito: in corso.

Bakhmut, una insignificante città del Donetsk con meno abitanti di Monza: sarà ricordata come il luogo della più spaventosa ecatombe del secolo. Dal 1 agosto, è uno degli unici settori del fronte in cui le forze del Cremlino hanno mantenuto una postura offensiva, investendo una quantità mostruosa di risorse e truppe per conquistarla: fino ad oggi, senza successo.

Le stime parlano di circa 100 caduti russi al giorno, che darebbe uno spaventoso computo di oltre 30.000 morti: le perdite ucraine saranno probabilmente circa la metà (dunque, comunque molto pesanti). Gli esperti mettono in dubbio il suo valore strategico: è chiaro che per Mosca si tratta di un obiettivo ormai più simbolico che altro. Per gli ucraini? L’ennesimo tritacarne in cui tentare di consumare l’esercito russo. Tritacarne che, per ora, ha decimato i mercenari del battaglione Wagner.

7. La caduta di Severodonetsk

Esito: Vittoria russa.

La battaglia di Severodenetsk è certamente stata la vittoria russa più spettacolare ed eclatante. Culmine dell’offensiva del Donbass, fu il risultato finale della manovra di accerchiamento che i russi avevano tentato (senza successo) di mettere in atto da Marzo.

La città fu difesa tenacemente dagli ucraini, che tentarono di trasformarla in un ennesimo “tritacarne” per le forze russe (come era stata Mariupol). Ma le manovre dei mercenari della Wagner riuscirono a tagliare le linee di rifornimento della guarnigione della città, mettendo le quattro brigate al suo interno a rischio di accerchiamento totale. All’ultimo secondo, l’alto comando ucraino ordinò la ritirata delle quattro brigate appena prima che la tenaglia si chiudesse.

Severodonetsk fu forse la battaglia più disperata della guerra per gli ucraini, che soffrirono perdite terribili. Ma per prenderla, l’esercito russo si svenò quasi completamente: a questo successo, seguirono mesi di completo stallo che fecero poi spazio alle controffensive ucraine di Kharkiv e Kherson. Questo spiega la sua bassa posizione nella nostra classifica.

6. L’assedio di Mariupol (24 febbraio – 20 maggio)

Azovstal Mariupol Ucraina
L’Azovstal, la mostruosa acciaieria/fortezza che fu sede, per mesi, della resistenza fanatica del battaglione Azov.

Esito: Vittoria pirrica russa.

Il primo mese di guerra fu quello in cui le forze russe registrarono i maggiori successi. Il “corridoio terrestre” che separava Crimea e Donetsk cadde velocemente nelle loro mani. Tranne una città: Mariupol, sede del famigerato battaglione Azov.

Gli Azov sapevano che l’invasione sarebbe giunta, e in 8 anni, avevano accumulato scorte e armi. In particolare, il complesso industriale Azovstal fu fortificato in modo da resistere a qualsiasi attacco. Quando l’assalto venne, gli Azov combatterono una battaglia suicida – quartiere per quartiere, edificio per edificio – con un solo scopo: infliggere al nemico più perdite possibile. Ricacciati infine nell’Azovstal, gli ucraini resistettero per due mesi, tre settimane e cinque giorni sotto continui assalti e bombardamenti, per poi arrendersi.

Non è ancora chiara l’importanza tattica del disperato sacrificio del battaglione Azov. Certamente la loro difesa ostinata rallentò l’avanzata russa nel Donbass e inflisse agli attaccanti gravi perdite. Ma anche la scelta di Kiev di sostenere i difensori fu costosa – Mariupol fu il fuoco in cui si consumarono alcune delle migliori divisioni ucraine.

Ma del resto, l’importanza di Mariupol è più morale che tattica. L’Azovstal divenne un simbolo di resistenza irriducibile per gli ucraini, e lo è tutt’ora. Dimostrò al mondo che il popolo ucraino non si sarebbe arresto fino all’ultimo uomo.

5. La battaglia del guado di Bilohorivka (5 maggio – 13 maggio)

Battaglia di Siverskyi Donets
Le sede del tentativo russo di guadare il fiume: ovunque, le carcasse di carri armati e mezzi corazzati distrutti dall’artiglieria ucraina.

Esito: Vittoria ucraina.

L’ambiziosa strategia russa nel Donbass era quella di chiudere l’intera regione in un attacco a tenaglia, facendo a pezzi le forze armate al suo interno. Piano che fallì a causa sia della ostinata resistenza ucraina, che degli effettivi russi non abbastanza numerosi per una manovra così impegnativa su uno spazio così ampio. Uno dei tentativi russi di chiudere la tenaglia fu quella della battaglia combattuta sul fiume Siverskyi Donets. Le forze di Mosca appoggiarono un ponte di barche e tentarono di sfondare il fronte ucraino con un massiccio attacco frontale.

Purtroppo per loro, gli ingegneri ucraini avevano già previsto le località in cui i russi avrebbero probabilmente tentato di attaccare, e schierato le difese di conseguenza. L’attacco, condotto con brutalità, terminò in un’ecatombe in cui tutti i mezzi che tentarono di attraversare il fiume furono distrutti dal fuoco di artiglieria, mortai e persino bombardamenti aerei. Le perdite furono mostruose: quasi ottanta mezzi corrazzati (un intero battaglione tattico) e oltre cinquecento soldati.

La battaglia sul Siverskyi Donets fu significativa perché segnò il fallimento della strategia a tenaglia russa, ma soprattutto perché cominciò a diffondere, nella scena dei milbloggers (esperti militari su internet) russi la convinzione disfattista che l’alto comando fosse costituito da perfetti idioti e incompetenti. Convinzione, bisogna dire, difficile da contestare.

4. La presa di Popasna (3 maggio – 7 maggio)

Lo spietato professionalismo della Wagner: in questo video, vediamo una applicazione delle loro tattiche urbane. Isolare le roccaforti ucraine, circondarle una ad una e costringere gli occupanti tra resa o morte

Esito: Vittoria decisiva russa.

Di gran lunga il successo più tatticamente significativo raccolto dalle forze di Mosca, aprì la strada alla conquista dell’intero oblast di Luhansk. Siamo nei mesi di fuoco della battaglia del Donbass: la strategia ucraina, in questa fase, è non cedere un centimetro di terreno e infliggere più attrito possibile all’avanzata russa. La città è pesantemente fortificata, anche con bunker.

Le difese ucraine sono tuttavia insufficienti per il devastante fuoco della più numerosa artiglieria russa, in grado di fino mettere a segno 500 impatti in meno di due minuti in una singola località. Pioggia di morte che li costringe a chiudersi nelle trincee e nei bunker. E qui entrano in campo i mercenari Wagner: esperti nella guerriglia urbana, stanano le forze di Kiev dai loro rifugi e li costringono alla resa o alla morte.

La caduta della città dà alle forze di Mosca il controllo del saliente di Popasna, crea il primo sfondamento serio dello schieramento ucraino. Costringe Kiev a una serie di battaglie disperate di contenimento, sacrificando migliaia di fanti di riserva mobilitati e poco addestrati. La presa di Popasna apre dunque la strada alla battaglia di Severodonetsk, sebbene abbia mostrato la dipendenza delle forze russe dai mercenari della Wagner.

3. La controffensiva di Kharkiv (6 settembre – 2 ottobre)

Controffensiva di Kharkiv Ucraina
Infografica che descrive le prime fasi della controffensiva: una manovra complessa e molto audace che ha liberato l’intero oblast.

Esito: Vittoria decisiva ucraina

La più spettacolare vittoria ucraina della guerra è opera di un solo uomo. Oleksandr Syrskyi, ufficiale veterano, nota che nella zona di Kharkiv le linee russe sono estremamente sottili – molti soldati sono stati spediti giù, nel Donbass, a combattere a Bakhmut. Chiede quattro divisioni allo Stato Maggiore per portare avanti un’offensiva. Dopo qualche rifiuto (il piano è ambiziosissimo), la richiesta viene accolta.

Le truppe ucraine giocano una partita da manuale. Sfondano il fronte, piombano sulle spalle della guarnigione di Balaklija, senza fermarsi occupano lo snodo strategico di Kupiansk. è la “tecno-guerriglia” ucraina, tattica super-mobile di attacco ininterrotto che accomuna gli ucraini ai loro antenati cosacchi. Nel giro di poche ore, lo schieramento russo collassa completamente. Izium, città strategica nel coprire il fianco russo nel Donbass, viene sgomberata; l’avanzata è così rapida che le mappe diventano vecchie in poche ore. Una quantità incredibile di armi e munizioni finisce in mano ucraina. L’intero oblast di Kharkiv viene liberato.

Si tratta del primo, autentico successo offensivo delle forze di Kiev – successo incompleto, perché i russi riescono a evitare l’annientamento con una ritirata, ma incredibilmente significativo sia a livello strategico che di immagine.

2. La battaglia di Kiev (25 febbraio – 31 marzo)

Imboscata battaglia di Kiev
Le colonne corazzate in marcia su Kiev furono decimate dalle imboscate delle forze speciali ucraine.

La madre delle battaglie della guerra: immediatamente dopo la dichiarazione della “operazione militare speciale”, 50.000 soldati russi entrano in Ucraina dalla Bielorussia per occupare la capitale Kiev e rovesciare il governo. Ci si aspetta una vittoria rapida.

Invece, l’Ucraina reagisce. Un esercito costituito da regolari e cittadini armati comincia a difendere ostinatamente la città. Il primo battaglione russo, che entra (follemente) senza copertura, viene annientato da soldati appostati sui tetti. L’offensiva, segnata da gravi problemi logistici (peggiorati dai sabotaggi effettuati da simpatizzanti bielorussi), si impantana completamente. E quello che è peggio: le forze speciali ucraine, assistete dall’intelligence e la copertura satellitare NATO, massacrano la lunghissima colonna di marcia russa, facendo a pezzi qualsiasi battaglione isolato o fuori posto.

Le perdite russe, soprattutto nella crema dell’esercito (paracadutisti e spetznatz) sono catastrofiche. I carri armati si rivelano impotenti di fronte ai sistemi anticarro Javelin. L’offensiva è un fallimento. I russi sono costretti a sgomberare l’intero nord dell’Ucraina, e vengono riposizionate in Donbass. Il valore strategico e morale della vittoria di Kiev è enorme: non solo è chiaro che l’Ucraina resisterà, ma le pesantissime perdite di questa prima fase condizioneranno l’intera gestione russa della guerra.

1. La battaglia dell’aeroporto di Hostomel (24 maggio – 25 maggio)

Battaglia aeroporto Antonov Hostomel
La battaglia per l’aeroporto della capitale determinò la volontà dell’intero paese di resistere.

Esito: Vittoria ucraina.

Il 24 febbraio, battesimo della guerra, i russi si preparano a occupare l’Ucraina prevedendo poca o nessuna resistenza. Seguono lo stesso copione applicato dai nonni sovietici in Afghanistan: mentre il grosso dell’esercito avanza verso la capitale, un distaccamento di paracadutisti ne occupa l’aeroporto.

Proprio nell’aeroporto di Antonov, le forze ucraine danno la prima prova di tenacia. Una forza mista che include cittadini armati e ufficiali di polizia ingaggia i paracadutisti, li circonda e li annienta praticamente fino all’ultimo uomo.

Ad un occhio superficiale, Hostomel è una scaramuccia: poche centinaia di morti. Nulla in confronto alle grandi battaglie che sarebbero venute nei mesi a venire. Ma di fatto, è facile capire come sarebbe andata avanti la guerra se gli ucraini non fossero riusciti a riconquistare l’aeroporto: Zelensky sarebbe fuggito, il governo caduto, il paese scivolato nel panico, le forze armate scollegate e prive di direzione. L’occupazione russa del resto del paese avrebbe forse incontrato sacche di resistenza, ma la guerra in Ucraina sarebbe finita quel giorno.

Invece, la vittoria dimostrò, nel momento dell’incertezza estrema, che l’Ucraina aveva la compattezza e la forza per reagire. Per questo, è la battaglia più decisiva della guerra.

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