Unioncamere e Ministero del Lavoro: nel trimestre luglio-settembre previste oltre 1,5 milioni di opportunità lavorative. Cresce la domanda nei settori industria e servizi, alta la difficoltà di reperimento per molti profili.
Boom di assunzioni in arrivo nel cuore dell’estate: 575.000 opportunità lavorative sono previste a luglio 2025, mentre il totale stimato per il trimestre luglio-settembre supera quota 1,5 milioni. A fornire il quadro è il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea.
Industria e servizi spingono la domanda occupazionale
Ad alimentare la domanda sono principalmente i comparti dell’industria, dei servizi e, in misura minore, del settore primario (agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca).
Al netto del primario, il quadro si presenta in forte crescita: +30mila assunzioni nel solo mese di luglio rispetto al 2024 (+6%) e +85mila nel trimestre (+6,4%). L’industria nel suo complesso programma 139mila assunzioni a luglio e 374mila nel trimestre.
Nel dettaglio, il manifatturiero cerca oltre 91mila lavoratori nel mese e circa 242mila nel trimestre, con maggiori opportunità nei settori:
- Alimentare, bevande e tabacco: 26mila a luglio, 59mila nel trimestre;
- Meccatronica: 20mila nel mese, 54mila nel trimestre;
- Metallurgico e prodotti in metallo: 14mila a luglio, 42mila nel trimestre.
Le costruzioni richiedono 47mila addetti nel mese e 133mila nel trimestre.
Servizi: un milione di contratti nel trimestre
La parte del leone spetta però ai servizi, dove sono programmati circa 400mila contratti a luglio e oltre 1 milione tra luglio e settembre. In questo comparto rientrano commercio, turismo, sanità, istruzione, trasporti e servizi alle imprese.
Tempo determinato e difficoltà di reperimento
I contratti a tempo determinato rappresentano la quota principale: 370.000 solo a luglio. Preoccupante, però, è la difficoltà di reperimento: ben 261mila profili sono ritenuti difficili da trovare dalle aziende, un segnale di disallineamento tra domanda e offerta.