Il progetto, che vede il coinvolgimento anche di Spagna, Belgio e Portogallo, mira a tutelare i consumatori e ad arginare un fenomeno dalle gravi conseguenze ambientali.
Cos’è l’obsolescenza programmata?
Come riporta l’enciclopedia Treccani con obsolescenza programmata si intende il “processo mediante il quale, nelle moderne società industriali, vengono suscitate nei consumatori esigenze di sostituzione di beni tecnologici o appartenenti ad altre tipologie”. La definizione include quindi una sorta di ‘obsolescenza indotta psicologicamente’, comune ad esempio nel mercato della moda e che fonda sulla creazione periodica di nuovi modelli che rendano i vecchi capi fuori moda benché ancora perfettamente utilizzabili; e la vera e propria obsolescenza programmata, cioè la predeterminazione della durata limitata di un prodotto in fase di progettazione.
Un po’ di storia
Era il 23 dicembre 1924 quando a Ginevra i dirigenti delle più importanti aziende produttrici di lampadine mondiali (tra cui l’olandese Philips, la statunitense International General Electric e la britannica Associated Electric Industries) fondarono un cartello, noto come Phoebus Cartel (letteralmente, ‘il cartello di Apollo’) per spartirsi il mercato. Nel testo dell’accordo (di cui si può trovare un’approfondita analisi qui https://spectrum.ieee.org/tech-history/dawn-of-electronics/the-great-lightbulb-conspiracy), tra le altre cose, figurava la volontà dei firmatari di produrre lampadine che durassero circa mille ore di utilizzo, per favorire la necessità di un ricambio costante. Il cartello costituiva dunque a tutti gli effetti il primo documentato tentativo di predeterminare la durata di un prodotto in fase di fabbricazione allo scopo di continuare a produrre senza temere contrazioni nella domanda di lampadine. La definizione di ‘obsolescenza programmata’ può essere fatta risalire invece al giornalista e sociologo americano Vance Packard che notò il fenomeno nel saggio del 1957 The Hidden Persuaders (‘I persuasori occulti’).
Le multe dell’Antitrust a Samsung ed Apple
Il tema ha interessato l’opinione pubblica negli ultimi anni soprattutto in merito alle multe milionarie comminate dall’Antitrust a Samsung ed Apple per pratiche commericali scorrette. Le due aziende sono infatti state accusate di aver insitentemente proposto l’installazione di sistemi operativi aggiornati su modelli di smartphone non in grado di supportarli, senza avvisare i consumatori sui possibili problemi che ciò avrebbe potuto causare. Così Samsung, dal 2016, avrebbe spinto i proprietari di Samsung Galaxy Note 4 ad installare un sistema operativo previsto per il modello Note 7. Ciò ha causato negli smartphone più vecchi malfuzionamenti della batteria e rallentamenti di vario genere, rendendo spesso necessario il ricorso a costose riparazioni e accelerando il processo di sostituzione dei telefonini. Similmente si è comportata la Apple invitando i propri clienti ad installare il sistema iOS 10.2.1 su iPhone 6, nonostante fosse stato progettato per iPhone 7 e causasse nel modello precedente un consumo eccessivo della batteria.
Il progetto Prompt e la tutela del consumatore
Il fenomeno insomma investe numerosi prodotti e soprattutto l’industria dell’elettronica. Secondo Altroconsumo sono moltissime le segnalazioni di elettrodomestici difettosi o dal ciclo di vita insolitamente breve. Bisogna inoltre evidenziare come il problema non riguardi solo l’intenzione fraudolenta delle aziende nei confronti del consumatore, peraltro molto difficile da dimostrare legalmente, ma anche le pesanti conseguenze ambientali che derivano dal difficile smaltimento di questo tipo di oggetti. Per offrire una prima tutela al consumatore, è stato recentemente presentato il progetto Prompt (Premature Obsolescence multi-stakeholder product testing programme): l’iniziativa, che vede il coinvolgimento di Altroconsumo e le associazioni consumatori di Portogallo, Spagna e Belgio, consiste nel lancio di una piattaforma online per la segnalazione dei casi di questo tipo. Tante più segnalazioni riceverà un certo prodotto, tanto più sarà facile avviare un’azione legale contro l’azienda produttrice. Inoltre il progetto mira a rendere più consapevoli i consumatori riguardo all’obsolescenza programmata e a incoraggiarli ad utilizzare i prodotti più a lungo o ad acquistare oggetti di seconda mano.
Alcuni dati sui marchi di elettrodomestici più affidabili
In ogni caso, prima di procedere all’acquisto di un elettrodomestico, è sempre utile consultare i dati già elaborati da Altroconsumo sulla longevità e affidabilità dei brand più noti. Tra frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie, i marchi più sicuri per i consumatori italiani risultano essere Samsung, LG, Bosch, Beko, Whirpool ed Electrolux. I dati del mercato italiano sono in parte coincidenti con le statistiche raccolte dall’Università di Yale negli Stati Uniti: anche qui Whirpool, LG, Samsung e Bosch sono tra i marchi più affidabili per quanto riguarda gli elettrodomestici.