L’appello a chiudere le carceri minorili e gli “effetti allarmanti” del decreto Caivano

Associazioni e politici in campo le creare un’alternativa ai giovani reclusi. L’allarme dell’associazione Antigone: “Numeri raddoppiati”.

Roma – La mobilitazione per chiudere le carceri minorili parte dal penitenziario romano Casal del Marmo, al centro di rivolte e caos nell’ultimo periodo. L’istituto capitolino in via Barellai 140, è una delle poche strutture italiane che ospita ragazzi e ragazze detenuti, suddivisi in diverse palazzine. All’interno dell’istituto, nell’ultimo anno, sono andate in scena numerose proteste: incendi nelle celle, dissenso sugli alimenti e sull’esclusione dai progetti riabilitativi. Addirittura un ragazzo è finito in ospedale dopo aver ingerito del vetro durante una protesta avvenuta l’11 settembre scorso. E come non pensare ai tentativi di evasione e alla devastazione del Beccaria a Milano e a tante altre strutture con i minorenni reclusi.

“Chiudere le carceri minorili”, è quello che chiedono con un appello alcuni rappresentanti di istituzioni e associazioni che si occupano di diritti umani. Ieri si è svolta una conferenza stampa davanti a Casal del Marmo. “Chiediamo di mettere all’ordine del giorno, nelle aule parlamentari, il tema urgente della chiusura delle carceri minorili, da sostituire con percorsi alternativi incentrati sui ragazzi e le ragazze e non sulla cancellazione del loro presente e del loro futuro”, ha detto Francesca Ghirra, deputata di Alleanza verdi sinistra (Avs). Sempre come Avs, già l’eurodeputata Ilaria Salis, a luglio, appena eletta aveva criticato la premier Giorgia Meloni per il Decreto Caivano, colpevole di “aver ampliato le possibilità di ricorso al carcere cautelare per i minori, e per il modello di società repressivo e violento”.

L’istituto di Casal del Marmo

In Italia sono 570 i ragazzi reclusi negli Ipm (Istituti penali per minorenni), e questo è il numero più alto mai registrato. Dall’insediamento dell’attuale governo nell’ottobre 2022, le presenze nelle carceri minorili sono aumentate di quasi il 50 per cento. Così come il numero record è quello degli ingressi nelle minorili: 889 fino ad oggi. Un rapporto dell’associazione Antigone denuncia: “Non avevamo mai visto nulla di simile”. In 22 mesi la popolazione nelle carceri minorili è quasi raddoppiata, portando alla chiusura del sistema e a sempre più frequenti rivolte, arrivando a snaturare velocissimamente lo stesso senso della giustizia minorile. Sotto accusa, il decreto Caivano.

Questo governo crea detenuti tramite delle leggi, come il decreto Caivano che va a incrementare la presenza carceraria di minorenni e di persone che hanno superato da poco la maggiore età”, fa notare Andrea Catarci, assessore capitolino alle Politiche del Personale. Un provvedimento che ha reso più facile il trasferimento dei ragazzi che hanno compiuto la maggiore età a un carcere per adulti, misura spesso applicata per problemi di sovraffollamento o per gestire situazioni problematiche. Questo, però, va a interrompere un percorso educativo e rende più difficile la reintegrazione sociale dei giovani detenuti. “Pensiamo che sia necessario chiudere queste strutture – continua l’assessore – perché i ragazzi devono essere seguiti e incamerati dentro percorsi di riabilitazione, che non sono presenti dentro queste mura. La carcerazione e le celle non possono essere normalità“, conclude.

Antigone denuncia che “nonostante la nostra lunga esperienza nel monitoraggio delle carceri italiane, è la prima volta che troviamo un sistema minorile così carico di problemi e denso di nubi. La nostra preoccupazione cresce di giorno in giorno. Non riusciamo a immaginare come potrà finire questa storia”. Secondo l’associazione, a raccontare la crescita delle presenze negli Istituti penali è il numero degli ingressi registrati dall’inizio dell’anno. Al 15 settembre 2024, gli ingressi sono stati 889. Nello stesso periodo del 2023 gli ingressi erano stati 764. In un solo anno si è registrata una crescita del 16,4%. Il confronto con gli anni passati rende ancora più evidente il volume della crescita. Dopo il biennio del Covid, il numero degli ingressi in IPM è rapidamente tornato a salire, superando il dato pre-pandemico. L’incremento è evidente sin dal 2022, registrando nell’ultimo anno un tasso di crescita senza precedenti.

Per l’associazione gli istituti minorili sono oggi pensati per “neutralizzare” i detenuti, dove finiscono non gli autori dei reati più gravi ma i ragazzini che si macchiano di reati contro il patrimonio o connessi agli stupefacenti, gli emarginati. Per loro il sistema non ha altro posto, a cominciare dai giovani migranti non accompagnati, e ha deciso di sbatterli in cella. Il dato più incredibile è che a fronte dell’aumento della popolazione carceraria, i reati compiuti da minori nel 2023 sono diminuiti del 4,15%.

Il tasso di affollamento medio è pari al 110%. Non si tratta solo di qualche Istituto particolarmente pieno, ma di una situazione diffusa in tutto il Paese: dei 17 IPM presenti sul territorio, ben 12 ospitano più persone di quelle che dovrebbero. Il più sovraffollato in termini percentuali è l’Ipm di Treviso, con 22 ragazzi per 12 posti regolamentari (tasso di affollamento 183,3%). Seguono il Beccaria di Milano, con 54 ragazzi per una capienza di 37 (145,9%) e l’IPM di Acireale con 22 ragazzi per una capienza di 17 posti (129,41%). Nei 5 Istituti attualmente non sovraffollati, si registra comunque una situazione assai precaria, essendo tutti al limite della capienza. In tutti e cinque basterebbero solo un ingresso in più per superare i posti disponibili.

È importante ricordare però che negli istituti di pena per minorenni in realtà non ci sono solo under 18, ma anche persone tra i 18 ed i 25 anni. Questi possono essere ragazzi e ragazze che hanno commesso il reato quando erano minorenni e poi hanno raggiunto la maggiore età. Negli IPM però la fascia più presente è quella tra i 16 e 17 anni. “In totale – riporta l’associazione Antigone – i minorenni sono il 57,7%, dei presenti, soprattutto tra le ragazze (61,5%) e tra gli stranieri (64,2%). Quando parliamo di minorenni detenuti quindi, bisogna considerare che il reato stesso è stato commesso in un periodo precedente che, a volte, è anche di qualche anno. Solo il 31,5% dei ragazzi e ragazze è detenuto in un istituto di pena per minorenni dopo una condanna definitiva passata in giudicato. “A metà gennaio i definitivi erano 156, un anno prima 142, numeri analoghi dunque, mentre le persone in misura cautelare sono passate da 243 a 340”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa