L’ALTRO VOLTO DI ALEXEY NAVALNY: IL POLITICO-GIORNALISTA-BLOGGER CHE IN POCHI CONOSCONO

Un personaggio certamente ambiguo ma in grado di trascinare grandi folle e che gode, adesso, di buone amicizie in ambito europeo e oltre. In pochi lo conoscono bene.

C’è una versione di Alexey Navalny che non piace ai media mainstream occidentali.

Il personaggio che ci viene offerto oggi è sostanzialmente quello dell’anti Putin, che lo vorrebbe un combattente per la democrazia contro un tiranno.

Indagando a fondo però non tutto è come sembra. C’è un altro volto di Navalny, che si discosta molto da questa immagine creata ad hoc seguendo una precisa strategia di marketing (e interessi politici).

Un volto che non piace alla stampa e che viene accuratamente accantonato, facendo finta che certi fatti non siano mai avvenuti.

Dunque discostiamoci per una volta da questa narrazione e torniamo al 2008: quell’anno, nel mese di giugno, Alexey Navalny partecipava ad una conferenza presso l’hotel Kosmos di Mosca intitolata “Un nuovo nazionalismo politico”.

Accanto a lui, sorridenti nelle fotografie, spiccano Andrey Savelyev (presidente del partito Grande Russia), Konstantin Krylov (presidente del Movimento Sociale Russo) e Alexander Potkin (leader del Movimento contro l’immigrazione illegale).

Navalny con Savelyev, Krylov e Potkin nel 2008

Tre personaggi noti dell’estrema destra russa, nazionalisti fino al midollo.

All’epoca Navalny era rappresentante dell’organizzazione NAORD (Movimento di liberazione nazionale russo).

In un post del suo Livejournal, datato 9 giungo 2008, Alexey aveva riassunto la conferenza con la seguente dichiarazione:

“…Abbiamo discusso di tante cose – scriveva il blogger russo – ma tutti hanno ribadito il punto fondamentale: il nazionalismo deve essere una vera forza politica; i principi della democrazia e dei diritti umani sono organici per il movimento; il nostro primo ordine del giorno è liberarci da elementi di discredito, hitleriani, teppisti e pseudo patrioti antiquati. Dobbiamo sfuggire al nostro ghetto di cricca marginalizzata e generare sostegno all’interno delle classi urbane istruite”.

I neonazisti russi alle marce di Navalny

Il coordinatore del DPNI di Tver era sulla stessa corrente di pensiero: “gli skinhead nel nostro movimento non ci servono. Abbiamo bisogno di avvocati, economisti e giornalisti”.

In sostanza si discusse anche di come la democrazia possa funzionare in Russia solo nel quadro di uno “Stato-nazione”, fondata sull’unità storica e culturale del Paese e dei suoi cittadini.

Si legge in un passaggio: “la Russia sarà uno Stato nazionale russo o sarà la vittima impotente di clan oligarchici, burocratici e criminali”.

Chiaro: in tale Stato-nazione i “veri russi”, i russi etnici, vengono prima di tutti gli altri.

Il modello era molto simile a quello del Front National di Marine Le Pen, di Alternative For Deutschland e della Lega di Salvini. Solo, si rivelarono essere di una xenofobia autentica quando, nelle varie marce organizzate dai quattro leader, al grido di “la Russia è per i russi!”, si vedono estremisti di ogni genere, dall’estrema destra, ai monarchici ultraortodossi, fino ai neonazisti.

Navalny: anti Putin o personaggio costruito?

Navalny liquidò il tutto affermando che i fotografi avessero appositamente scelto le immagini peggiori “di una folla altrimenti formata da persone perfettamente normali”. Molto comoda come scusa.

Masha Gessen ha tentato in seguito, con scarso successo, di giustificare questa “parentesi” di Navalny con un articolo sul New Yorker, per la verità un po’ scarso di contenuti. La Gessen cerca giustificazioni che non ci sono e infine archivia tutto come un passato sgradevole ma terminato. Navalny si sarebbe reso conto di non poter mettere un freno ai nazionalisti e, avendo segretamente obiettivi nobilissimi si sarebbe allontanato da questo mondo politico.

Addirittura, in un passaggio imbarazzante, la Gessen arriva a paragonare la Marcia Russa alla Festa di San Patrizio “nel tipo di Russia per cui lui e i suoi sostenitori stanno combattendo, una società libera e democratica”. Mancano solo l’arcobaleno e l’unicorno.

Masha Gessen

Un po’ semplicistica la visione degli americani.

Navalny ha ribadito spesso il proprio pensiero anti immigrati, prendendo a modello il Partito Repubblicano USA ed usandone gli slogan: loro avevano “Build the Wall” e lui si domandava perché anche i russi non potessero rivendicare il medesimo concetto.

“…Prendiamo ad esempio la Francia – scrive Krylov in un saggio – cacciate via tutti i francesi, o anche solo rendeteli subordinati alle forze straniere. La Francia che tutti amano non esisterà più. Lo stesso vale per qualsiasi altra cultura storica…”.

Una sorta di “l’Italia agli Italiani”. La Russia è dei russi.

Savelyev, Potkin, Krylov e Navalny trattavano spesso il problema dell’immigrazione illegale dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.

Anche il Navalny attuale sostiene fortemente una regolamentazione rigida per i migranti, nonché l’istituzione di un regime dei visti. I migranti delle ex repubbliche non sono bene accetti, anzi, vengono considerati alla stregua di veri e propri invasori.

Nel 2013 ci fu una campagna martellante a questo proposito, chiamata Stop Feeding the Caucuses”, che proclamava di bloccare i sussidi del Governo Russo alle Repubbliche più povere del Caucaso.

La nuova e patinata immagine di Navalny che piace ai media occidentali

Insomma, un’immagine che oggi appare inedita, stonata rispetto a quella dell’eroe senza macchia e senza paura incollata dalla stampa occidentale alla disperata ricerca dell’anti Putin. Senza contare le varie denunce a carico del personaggio per frode che, valutando il tutto senza pregiudizi, non sembrano nemmeno tanto improbabili.

Certo, Navalny ha compiuto un’evoluzione e così la sua politica. Più pacato, moderato, accaparrandosi utili simpatie estere.

Quanto di quello sostenuto in passato brucia ancora sotto le ceneri del democratico? Non si sa, ma meglio non fidarsi ciecamente di una singola corrente di pensiero.

Chi è davvero Navalny?

Quanto riportato è solamente uno spaccato di verità scomoda, sepolta sotto la polvere del tempo, che non piace all’occidente e che non dovrebbe mai più venire alla luce. Sbagliatissimo: il passato insegna ed è nostro dovere ricordarlo sempre.

A ciascuno le sue riflessioni.

 

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