Erdogan, in caduta libera come consensi, non distingue fra terrorismo islamico e islamismo moderato ma non c'è dubbio che la sua sia una nuova guerra santa. Destinata al peggio.
L’ISIS e il suo leader Abu Bakr Al Bagdhadi hanno occupato le prime pagine dei giornali sino a non molto tempo fa. Ma non tutti sono a conoscenza che il Califfato islamico esisteva già durante i primi anni del ventesimo secolo: era l’Impero Ottomano guidato dal sultano Abdul Hamid. Non è quindi un caso se oggi il presidente della Turchia Recep Erdogan intenda riappropriarsi di un ruolo che ritiene suo di diritto, ovvero quello di guida di tutto il mondo islamico.
Il suo attacco al presidente Macron e agli altri leader europei deve essere interpretato in questo senso anche se paragonare l’islamofobia che attraverserebbe, a suo dire, il vecchio Continente all’antisemitismo che condusse alle leggi razziali di Norimberga nel 1935, è senza dubbio una forzatura eccessiva. Le bordate di Erdogan nascondono le sue difficoltà nella politica interna che vede la Turchia attraversare una grave crisi economica e lui stesso in “caduta libera” nei sondaggi di popolarità.
Il presidente turco vuole spostare l’attenzione dei suoi connazionali sulle grandi questioni geopolitiche e solo cosi si spiega il suo attivismo sul fronte siriano e su quello libico per non parlare dell’appoggio incondizionato al Governo azero nella disputa con l’Armenia per il Nagorno Karabakh. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che il sultano di Ankara ha sempre perseguito una politica neo-ottomana cercando di estendere l’influenza turca in tutti quei territori che in passato erano sotto l’autorità dell’impero della Mezzaluna.
Il risultato delle sue invettive contro Macron e del suo invito a boicottare i prodotti francesi rivolto a tutti i Paesi musulmani (molti dei quali hanno peraltro risposto positivamente) è sotto gli occhi di tutti: ieri mattina un terrorista al grido di “Allah Akbar” ha fatto irruzione nella Basilica di Notre Dame a Nizza uccidendo tre persone e ferendone un’altra.
Un nuovo episodio di fanatismo religioso che ha colpito la Repubblica francese, già piegata dalla pandemia e prossima ad un secondo lock-down. Senza contare che pochi giorni fa, Samuel Paty, un professore di storia era stato decapitato da un altro sedicente terrorista islamico. La situazione sta ormai sfuggendo di mano ed Erdogan getta benzina sul fuoco in continuazione, senza distinguere tra terroristi islamici ed islamismo moderato. Il presidente turco, facendo di tutta l’erba un fascio, provoca attentati come quello di Nizza e incentiva le reazioni del mondo occidentale contro le comunità mediorientali.
Macron, di contro, spera fortemente in un islamismo nazionale francese, senza le interferenze di imam provenienti dalla Turchia e da altri paesi stranieri. E questo non può essere ovviamente accettato da chi vuole il controllo di tutto il mondo islamico.
Per l’ennesima volta la religione è sfruttata per finalità politiche, facendo leva sulla disinformazione che regna nei Paesi islamici dove i comuni cittadini pensano davvero che in Europa sia in atto una campagna di persecuzione contro tutti i musulmani ma non sono a conoscenza degli attentati sanguinari posti in essere dalle frange più estremiste.
E’ necessaria un’iniezione ad alto dosaggio di “buona politica“, ma quella purtroppo sembra mancare un po’ dappertutto, nel vecchio Continente come in Medio Oriente.
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