La social card anche ai politici… indigenti

Pensavamo di averne viste tante ed invece come recita un vecchio adagio “Al peggio non c’è mai fine”. Eccome.

Roma – Il palcoscenico politico ci ha abituati, nei decenni, a spettacoli di infimo e squallido livello in cui le protagoniste principali sono state truffe, malversazioni, tangenti, corruzione, frodi e simili. Però intestarsi la social card emessa da poste italiane, 382 euro una tantum per i redditi bassi, vuol dire aver raggiunto i livelli più alti dell’indecenza. Un’assoluta e sfacciata mancanza di decoro politico e di rispetto per le più elementari regole istituzionali. Individui che sono talmente abituati a fare il bello e cattivo tempo da sentirsi intoccabili e ignorare totalmente la vergogna.

Assessori in Campania ricevono la social card dell’Inps

Qualche settimana fa in Campania, che non è più “felix” da troppo tempo, alcuni politici hanno ricevuto la social card dell’Inps, il postamat una tantum, da utilizzare solo per la pasta, il pane e altri generi di prima necessità. Per la cronaca, gli antichi romani definirono “felix” la Campania per la fertilità del terreno e la ricchezza delle acque. A Nocera Inferiore, in provincia di Salerno ben tre assessori su sette risultano tra i percettori del sussidio. Contattati dalla stampa locale hanno fatto orecchie da mercanti dando risposte vaghe e dichiarando di non aver nulla da dire. Due dei tre… esponenti politici sono avvocati e uno di laro, addirittura presidente della Camera degli avvocati presso il Tribunale locale.

I due compari hanno dichiarato redditi di 7500 e 2100 euro. Una volta entrati in giunta, poveretti, hanno iniziato a respirare percependo l’indennità mensile di 1200 euro. Poverini: si poteva organizzare una colletta, anch’essa… una tantum, forse avrebbero evitato di cadere nel ridicolo! Il sindaco Paolo De Maio, sollecitato dai cronisti ha dichiarato:

“Non ho chiesto agli assessori l’ISEE (l’indicatore della situazione economica equivalente, che serve per valutare e confrontare la situazione dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata), ma li ho selezionati per la loro competenza ed esperienza”.

A stretto giro di posta non si è fatta attendere la voce del candidato sindaco sconfitto, Giovanni D’Alessandro, docente e penalista che ha rimarcato non senza sarcasmo:

“Se nella giunta ci sono figure di così alto profilo, com’è possibile che questi risultino addirittura indigenti? Professionisti così brillanti da non maturare un reddito sufficiente a comprare il pane senza il contributo Inps”?

La diffusa infezione della social card

Difficile non essere d’accordo. L’aspetto più disdicevole è il livello raggiunto dalla classe politica locale e nazionale. Inoltre, la mancanza di controlli sugli uffici comunali che sono dotati di specifici poteri sull’assegnazione finale della social card, una volta ricevuto dall’Inps gli elenchi dei beneficiari, che devono avere un’ISEE inferiore ai 15mila euro. L’infezione sembra essersi estesa anche nella vicina Scafati, sempre in provincia di Salerno.

Qui il sostegno sociale è giunto inaspettato (?!) alla vice sindaca e a due consigliere comunali. La prima si autodefinì durante la campagna elettorale come “imprenditrice con una grande passione per la politica”. Imprenditrice e social card sono due termini in contrasto tra loro, uno esclude l’altro. Le tre…monellacce della politica hanno dichiarato al quotidiano “La Città” di Salerno “di essere pronte anche a donare il contributo nei confronti di persone bisognose dopo il movimento di sdegno nato nelle ultime ore in città”. Una toppa peggio de buco, visto che il contributo agli indigenti andava elargito per legge e non concesso per benevolenza, quanto mai sospetta visto che la decisione è giunta dopo essere state scoperte con le mani nella marmellata. Come siamo caduti in basso.

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