Il caso mediatico legato alla “Sardina” Santori e alla sua micro coltivazione di marijuana tiene accesi i riflettori sulla politica del Bel Paese, ormai giunta alla frutta. Nuovi radicali o semplici fuorilegge?
Roma – Una volta si diceva che la colpa era dei cattivi maestri o dei genitori che avevano il dovere di insegnare il rispetto verso la legge, anche se questa appare iniqua. Non è cambiato nulla ed i genitori hanno gli stessi doveri di allora. Purtroppo però ci sono persone che violano la legge, ben sapendo di farlo, nonostante la propria competenza legislativa ed amministrativa per dimostrare l’inidoneità di una disposizione di legge che si ritiene ingiusta.
I radicali sono stati i capostipiti di epiche battaglie di protesta. Marco Pannella è stato un esempio per tutti nel denunciare ingiustizie e le leggi aberrante di uno Stato spesso burlone quando non dolosamente colpevole. Altri tempi.
Una polemica estremamente attuale visto che alla Camera ci sarà presto la discussione sulla proposta di legge che intende modificare il Testo Unico sugli stupefacenti, in particolare rendendo possibile la coltivazione fino a un massimo di quattro piante di cannabis domestica, per uso esclusivamente personale.
In ogni caso la legge va rispettata anche quando ci si impegna per modificarla o abrogarla. Mattia Santori, il fondatore delle “Sardine” e consigliere comunale a Bologna di area dem, ha detto, autodenunciandosi, di coltivare tre piantine di cannabis sotto le lampade nella propria abitazione, producendo quest’anno 60 grammi d’erba. Pare inverosimile ma quanto ha riferito il consigliere di sinistra è vero:
“…Mi faccio le canne da quando ho 18 anni – ha raccontato la Sardina – poi un giorno mia sorella rientrata da Amsterdam mi ha portato dei semi, un regalo goliardico, li ho piantati ed è andata male. Ho comprato l’occorrente e solo al terzo tentativo sono cresciuti…”.
Insomma non solo la consuma, ma la autoproduce per uso personale. Immediate le reazioni politiche, a partire da quelle della destra che arriva a chiederne le dimissioni. Il deputato bolognese di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, ha annunciato addirittura su Fb di aver presentato alla Prefettura di Bologna e in Procura un esposto in relazione alle notizie diffuse dalla stampa relative alle dichiarazioni di Mattia Santori.
Il giovane ha pubblicamente riferito di essere abituale consumatore di “canne” e di essere dedito alla coltivazione di piante di marijuana per uso ricreativo. Le reazioni politiche sono a catena e trasversali, tanto che anche il deputato leghista Roberto Turri ha condannato un simile comportamento che non si addice ad un rappresentate dell’ente locale:
“…Arrogante e vergognoso che un consigliere comunale del Pd, un giovane che rappresenta le istituzioni – ha aggiunto Turri – si senta legittimato a dire pubblicamente che non solo infrange la legge, ma per giunta che fa uso di sostanze stupefacenti. Un pericoloso esempio negativo, che a nostro avviso, per altro conferma la dannosità derivante dal consumo di oppiacei…”.
Ma a Santori arriva la solidarietà di Emma Bonino che condivide “quando dice che coltivando cannabis a casa la si sottrae alle mafie”, afferma la leader di +Europa. Per il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, il tema merita una discussione seria ma se le regole non piacciono si provi a cambiarle, però finché ci sono vanno rispettate.
Anche Salvini annuncia di essere pronto a presentare una querela contro Santori, scrive su Twitter il leader della Lega, che contesta al consigliere comunale dem la frase “…Salvini e la destra stanno con i narcotrafficanti…”.
Nel frastuono mediatico si inserisce anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che rompendo il silenzio afferma soddisfatto che “Mattia finora ha lavorato bene”, mettendo in guardia il consigliere comunale: “Spero che non voglia sprecare tutto”.
Nel frattempo al sindaco sono arrivate tante richieste da esponenti di centrodestra per ritirare la delega a Santori, ovvero al Turismo e alle Politiche giovanili, ma su questo Lepore chiude la porta: “È un consigliere comunale con delega, quindi sta esercitando il suo diritto di esprimere le sue opinioni”.
Tanto per sapere di che cosa stiamo parlando la Cassazione, con sentenza del 21 febbraio 2021, ha ritenuto che si possano tenere due piante di marijuana a casa senza commettere reato anche se da queste è possibile ricavare una produzione di quarantasette dosi droganti.