Un dato allarmante emerge dall’incontro: “Salute mentale dei bambini e adolescenti: nuove emergenze”, tenutosi all’istituto pediatrico Giannina Gaslini di Genova.
Milano – Dall’incontro è emerso un enorme aumento dei ricoveri per disturbi psichiatrici negli adolescenti, soprattutto per quanto riguarda i pazienti di sesso femminile, che ha visto un incremento del 27%. Il numero totale di ricoveri nel triennio inglobante il periodo pandemico è cresciuto molto. Erano infatti 72 nel 2019, mentre se ne contano 270 relativamente all’anno 2022.
Tutto ciò è spia di un disagio giovanile manifesto e impossibile da non rilevare epidermicamente nella società odierna. Un disagio che spesso va a gonfiare il serbatoio dell’aggressività oltre il limite e senza possibilità di sfogo. Questa spirale autodistruttiva conduce all’annichilimento totale dell’io e che spesso culmina con tentativi di suicidio il cui numero è, anche questo, in crescita preoccupante.
In tal senso i dati dell’andamento dei ricoveri per patologie psichiatriche nell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale pediatrico genovese forniscono poco conforto. L’ideazione suicida ha visto un aumento da 3 a 49 casi e i tentativi di suicidio sono passati da 1 a 11, inoltre la tendenza autolesionista ha fatto registrare un passaggio da 7 a 70 casi, così come sono cresciuti i disturbi della condotta alimentare, da 33 a 116, e il ritiro sociale, passato da 3 casi nel 2019 a 21 nel 2022. La nota lieta in questo scenario angosciante è relativa ai disturbi del comportamento, l’aggressività nei confronti degli altri, che da 25 casi scende a 3.
A partire dal primo anno dell’emergenza pandemica si era registrato un iniziale incremento del 30% dei soggetti ricoverati per patologia psichiatrica, con un numero mediamente superiore dei giorni di ricovero (circa il quadruplo) e un incremento del 15% circa dei ricoverati con precedente diagnosi neuropsichiatrica, con un grado complessivo di severità e di funzionamento significativamente più compromessi.
Su un campione di 98 bambini e adolescenti, l’Istituto Gaslini ha operato indagini sui disegni effettuati allo scoppio della pandemia. L’analisi dei disegni ha riportato segni di trauma in tutti (di cui il 60,2% con livelli moderati o alti). I bambini di 3-5 anni sono risultati più colpiti, seguiti dai preadolescenti/adolescenti di 11-17 anni. Le famiglie a rischio sono state poi supportate con un programma di sostegno psicologico.
“Fin dai primi mesi dell’emergenza pandemica abbiamo osservato un aumento dei disturbi internalizzanti e come Gaslini ci siamo dovuti organizzare creando un reparto dedicato alla psichiatria. Abbiamo notato che si sono ridotte le situazioni di aggressività verso gli altri, ma al contempo è aumentata l’aggressività verso sé stessi, concentrata più sulla popolazione Under 14 ma che coinvolge tutta la fase adolescenziale, anche i ragazzi più grandi” ha spiegato Lino Nobili, direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile del Gaslini.
Le cause dell’emergenza sono da ricercare ovviamente nell’ambito della stretta pandemica: un’autentica rivoluzione che ha stravolto le abitudini delle famiglie e che ha generato nei giovani un processo subdolo. Archiviati frettolosamente come coloro che venivano colpiti in misura marginale dal Covid-19, e quindi “meno a rischio” dal versante patologico, ne è stato invece trascurato il loro disagio personale, derivato dall’isolamento forzato e dalla totale assenza di socializzazione, che ne ha fortemente minato il percorso di crescita e li ha condotti in una zona oscura, potenzialmente devastante.
Il Web in questo è diventato terreno fertile per le devianze comportamentali, a cominciare dalla costruzione di una “seconda identità”, veicolante un all-in sulla propria corporeità che si lega pericolosamente a doppio filo con la inesplorata ma incombente fragilità di affrontare un tale scenario narcisistico. Un percorso nel cui ambito gli adolescenti non sentono più il bisogno di relazionarsi in modo costruttivo con la figura genitoriale/adulta, ma l’unico scopo è quello di essere un primus inter pares, costruendo false identità e soffocando la scoperta della propria persona.